Eri nel verde

NEL VERDE – di Anna Meli

Foto e fiori di Anna Meli

Eri nel verde, fra piante di rododendri dai fiori rosa,

chinato e sorridente nel carezzare lievemente

quei fiori di primo luglio.

Solo un’immagine è rimasta a ricordo,

ed è lì in quel luogo di ultimo riposo

che non chiamo col suo vero nome,

perché mi turba, perché so con certezza

che altri prati, altri boschi, altri fiori

ti sono tutt’ora compagni.

Chiudo gli occhi e là ti sento insieme a me

nell’odore pungente di resine di abeti, di muschio

di fiori in un perfetto consolante silenzio.

Lettera d’amore Mirella

La lettera scritta a mano da Mirella Calvelli

Lettera d’amore di Mirella Calvelli

(traduzione)

Un foglio bianco dove spaziare, dove disegnare il mio amore per te.

Un foglio bianco che pian piano diventerà grigio, striato, come i tuoi capelli e i tuoi baffi il giorno che ti ho incontrato.

Un bel signore, mi sono detta, dietro al bancone di uno dei più prestigiosi caffè fiorentini.

-”un caffè”, dico io.

-“come lo desidera, signorina, lungo o ristretto?” macchiato ?

Quanto tempo che nessuno mi chiamava Signorina.

-Non saprei”.. ma mi sono tuffata nei suoi occhi nocciola e ho balbettato “mac..chiato”.

Da allora negli ultimi dieci anni ogni volta che ci fermiamo per un caffè:

-”due caffè, di cui uno macchiato per la Signora”.

Si perchè adesso sono la Sua Signora, senza l’intervento di nessuno, né di un messo comunale e né di un prete….SUA.

E lui è sicuramente MIO, ma non per quell’aggettivo possessivo,ma  perchè mi appartiene in maniera più ampia, non fisica ma spirituale.

Siamo due tessere del puzzle di questa vita. Due tessere che è stato difficile incastrare. Forse perchè erano tutte e due completamente colore blu notte. Un grande cielo stellato .

Alle soglie dei 50 anni, con un vissuto intenso, con due figli ciascuno, con un passato simile.

Ci  accomuna il lavoro, la nostra passione.

Il nostro slogan : Una coppia nella Vita e fra i Fornelli!!”

Ci lega il nostro amore infinito per i viaggi.  La programmazione e il desiderio di conoscere.

Ci stimolano i nostri 4 figli, diversi giustamente fra loro, ma che si sono legati anch’essi fra di loro, come a rispettare il nostro equilibrio.

Tutti svolgono la loro vita come più gli aggrada, ma si sentono, si vedono sono altre tessere di questo puzzle.

Sei aperto amore mio,

sei dolce, non passa sera che non mi baci prima di addormentarti e sei ancora più dolce nel bacio del mattino. Entrambi seguiti da Buonanotte e da un Buongiorno.

Non sei scontato mai, nemmeno nella normale quotidianità.

Ami sorprendermi sempre, con un piatto, con un fiore o con un sasso.

Mi hai fatto amare il nostro giardino e tutte le sue piante, che dal tuo arrivo si sono moltiplicate,quasi a renderti omaggio.

Adoro la tua manualità sul legno, sul ferro, su tutto ciò che si ferma, su tutto ciò che si rompe.

Mi sono sempre adoperata da sola, avendo cresciuto i miei figli con l’ausilio dei miei vecchi genitori.

Ho fatto da mamma, da babbo, da figlia…da tutto.

E’ stato bello quando sei arrivato ridelineare i ruoli.

Non sei mai stato sgarbato né con me, né con i miei figli e tantomeno con i “miei vecchi” e di questo sempre avrò ricordo e attenzione.

Sei stato accolto e io pure dalle nostre famiglie, come se ci fossi sempre stato.

Sono dieci anni amor mio che ti guardo negli occhi, che ti trovo bello più del sole, che godo della tua presenza e della tua vitalità. Abbiamo i nostri spazi, i nostri gusti, molto ma molto simili per non dire uguali. Eppure abbiamo avuto tanto tempo per forgiarci che non so da quanto tempo ci stavamo aspettando.

Abbiamo scoperto che un cassettone, di casa tua ci aveva predestinato. Si, perchè quando l’ho visto ho avuto “un deja vieu”. Quel cassettone apparteneva alla zia di mia zia , che non avendo figli, tutte le volte che andavamo a trovarla mi regalava una caramella. Avrò avuto 5 anni o giù di li.

Ebbene questa zia era anche zia di tua madre. Quando è morta il cassettone è passato in  eredità a tua madre e ora che anche lei se né andata è giusto che sia ritornato da noi.

Che giri e che voli pindarici va la vita!!

Un sacco di amici in comune e noi non ci siamo mai incontrati.

Lo stesso lavoro e noi non ci siamo mai incontrati.

Relazioni sentimentali con persone conosciute, ma noi non ci siamo mai incontrati.

Fino al 4 luglio del 2011 e da allora continuo a chiederti un caffè mac..chiato.

Tu a guardarmi negli occhi, io a pensare che gli opposti si attraggono, ma i simili rimangono insieme per affinità elettive…o per il fato? Chissà!!

Ti amo amore mio adesso in questa esistenza e anche dopo….

Ricorda i miei occhi da rospo smeraldino, io mi ricorderò dei tuoi nocciola. Sono questi che incontro ogni sera e ogni mattina e che rincontrerò un domani anche se non avremo lo stesso nome.

In fondo una rosa ha lo stesso profumo che tu la chiami così o in altro modo.

Una promessa amor mio…..inizierò subito a cercarti, non perderò un attimo. Sarà la maniglia smerigliata di un cassettone o un piatto speciale o un anello di mattone che il mare ha forgiato per me.

Ti cercherò fra i limoni che mi hai donato ogni due anni da quando siamo insieme, da quei frutti gialli e succulenti rivedrò le tue mani possenti e nervose.

Ti sognerò sempre fino a quando il sogno non diventerà realtà.

Ti amo amore mio

Mire

Verde possesso

Ribellione al . . verde – di Nadia Peruzzi

Foto di Rheza Hendy Jana Prasetya da Pixabay


Nelle trasparenze del gin, l’anello di smeraldo sembrava ancor più grosso di quanto in realtà non fosse.
Aveva cercato di conquistarla così.
Malgrado l’ambiente fumoso del locale, la pietra rilasciava una luce intensa che sembrava riverbersarsi ovunque . Anche il miscuglio a base di sciroppo di menta che il cameriere stava preparando per qualcuno ai tavoli brillava come non mai.
Che serata ! Ce l’aveva messa tutta per prepararla bene.  Anche i fiori li aveva scelti con accuratezza, in modo che parlassero al suo posto.
Avevano fissato direttamente al locale. Uno di gran moda. Uno di quelli da rampolli dell’alta società. Voleva far colpo, quella sera. Era la sera della capitolazione, quella decisiva, per lui.
Fino a quel momento si erano incontrati qua e là prevalentemente nei luoghi che lei frequentava con le amiche e gli amici di sempre.
Voleva fare il grande salto. Impressionarla. Sapeva di valere un intero mondo e voleva portarla li . I locali simpatici, familiari e popolari dopo un po’ lo stancavano, non facevano per lui.
Le sue donne le voleva attrarre completamente nel suo universo fatto di bella gente, supermacchine, casa in collina, parco e servitù numerosa.
Si era incapricciato di quella ragazza perchè era l’opposto dell’ambiente che frequentava abitualmente.
Era una sfida di quelle atte a misurare e compiacere ego smisurati come il suo.
Le aveva girato attorno come si fa con le prede perfette. L’aveva blandita, solleticata, lanciandole contro tutto il suo armamentario da tombeur de femmes di alto lignaggio, sperimentato in anni e anni in una condensa sgradevole di molto cinismo e poco sentimento.
Bramava il possesso per il possesso tipico del mondo in cui viveva. Tutto misurava sul metro della profittabilità, delle occasioni da cogliere , dell’assenza dei limiti.
Abitava la parte di mondo occupata dai vincitori e considerava gli altri solo contorno,  pezzi di un puzzle da poter muovere a piacimento. Nati per essere comparse e non protagonisti veri, destinati a soccombere .
Se la vide arrivare vestita come una sirena . L’abito uno spettacolo di blu e verde che si rincorrevano sollecitati dalla luce . Chissà dove l’aveva preso, pensò. Una così non l’aveva certo nel guardaroba.
Poche parole fra loro. Le mise davanti i fiori , ma lo fece con poco garbo.
Ogni gesto tradiva la smania di possedere.  Era un re leone che poggia la sua zampa sulla preda ormai sfinita e vinta, appena prima del pasto ferale.
Lei sembrava vederlo per la prima volta. In quell’ambiente disvelava man mano la sua natura più nascosta. Per la prima volta si soffermò sugli occhi,  più che sulle sue moine da gran maestro di cerimonie.
Li vide gelidi. Occhi da animale notturno, di quelli che sanno essere senza pietà. Occhi di un rapace che al momento giusto punta diritto all’obbiettivo e alla preda senza farsi fermare da niente.
Ne ebbe conferma quando mise sul bancone vicino a bicchieri mezzi vuoti e a macchie ormai secche e prive di vita il cofanetto di velluto rosso.
Eccessivo, stonato,  volgare . Tutto meno che un pegno d’amore per il quale ci sarebbe voluto ben altro contesto e ben altro svolgimento a partire dal loro primo incontro solo qualche settimana prima.
Era la fretta tipica di chi sa di avere tutto e vuole di più, e più ancora e misura tutto solo col denaro e la sua potenza di fuoco nell’idea che tutto sia riducibile ad una transazione d’affari.
Io ti do, tu mi dai o mi darai. Punto.
Si ritrovò di fronte uno smeraldo grosso ben più del dito al quale avrebbe dovuto metterlo. Gli occhi di lui erano fissi nei suoi come a dire, guarda di cosa sono capace, fin dove posso arrivare. A te non resta che cedere e lasciare che il resto della partita sia io a condurla, sottotitolo almeno fino a che deciderò che ne valga la pena.
La sirena prese in mano l’anello. Lo girò e lo rigirò in mano mentre i suoi occhi dardeggiavano guardando quelli di lui.
Rabbia? Delusione? Commiserazione?
Si, probabilmente tutto questo e molto altro ancora.
La molla vera fu un’altra che nemmeno sapeva di avere con sé.
La ribellione delle classi dominate verso quelle dominanti. La voglia di rovesciare il tavolo da sempre imbandito solo per i pochi che credevano che con i soldi si potesse ottenere tutto sempre e comunque.
Era l’umiliazione cocente di chi si alzava tutte le mattine prestissimo per andare a fare un lavoro di merda per pochi euro e a 60 chilometri da casa e si trovava di fronte un anello che valeva minimo nove o dieci volte il suo stipendio di un mese.
Avrebbe voluto tirargli un pugno sul naso. Ma era una vera signora, lei.
Si accontentò di veder planare lo smeraldo fra le rocce di ghiaccio e sotto la fogliolina di menta del bicchiere che lui aveva ordinato.
Se ne andò. Senza voltarsi indietro nemmeno una volta, dopo aver tirato i fiori nel primo cestino a portata di mano.
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Incontro virtuale – 16 febbraio 2021

con Cecilia Trinci

Abbiamo avuto il tempo di ridere con maschere improvvisate o autentiche per ricordare il nostro martedì “grasso” insieme. Fuori era freddo e pioveva ma non ce ne siamo accorti, il collegamento ha retto fino in fondo e abbiamo continuato a condividere impressioni e propositi.

Ci siamo scambiati idee sul tema dell’abbraccio, delle lettere d’amore e dello spaventapasseri, temi che ci accompagneranno nei prosimi giorni di scrittura.