A proposito di Lucrezio al Teatro Comunale di Antella

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Marco Toloni interpreta la prima serata del “De Rerum Natura” di Lucrezio al Teatro Comunale di Antella – idea e regia di Riccardo Massai

A proposito del De Rerum Natura  – di Cecilia Trinci

Se avete pensato che si trattasse di una lettura didascalica per pochi intellettuali filosofi e latinisti avete commesso un errore dei più clamorosi. Quando Riccardo Massai cala sulla scena la sua visione delle cose, la “natura” che si riflette nei meccanismi delle parole, quando apre all’infinito gli orizzonti delle quinte, quando maneggia effetti impensabili come fosse poesia e aggiunge incontri con personaggi trasparenti che si trasformano in figure che passano attraversando lo spazio del nostro sentimento, allora, qualunque sia l’argomento o il soggetto o il titolo, scoppia un messaggio potente nel pubblico.

Questi i prossimi incontri:

Prima diade: il microcosmo

– venerdì 26 e sabato 27 ottobre
Libro I: gli atomi con Marco Toloni

È nel 1418 che in un monastero dell’Alsazia, Poggio Bracciolini ritrova un manoscritto contenente il De rerum natura. L’entusiasmo di umanisti e letterati fu grande al punto che si deve a tale scoperta l’ispirazione botticelliana della Nascita di Venere. Sono, infatti, nel primo libro la celebre invocazione a Venere e l’elogio a Epicuro. Nascita e Morte sono solo aggregamento e disgregamento di atomi da cui è formata la materia eterna: atomi e vuoto costituiscono il tutto infinito.

– venerdì 23 e sabato 24 novembre
Libro II: fisica e chimica con Silvia Guidi

Al centro del secondo libro c’è il tema del libero arbitrio simboleggiato dalla scelta di incontro/scontro che gli atomi producono durante il loro moto irregolare. Ogni atomo è artefice del proprio destino, decidendo durante la propria caduta di entrare in contatto con altri suoi simili e generare aggregazioni. Questa deviazione del moto è un chiaro atto di volontà che può palesarsi nella vita di ognuno, nelle scelte che vengono affrontate quotidianamente.

Seconda diade: l’uomo

– venerdì 21 e sabato 22 dicembre
Libro III: la psiche con Riccardo Massai

Dopo aver evidenziato la differenza fra animo razionale (la mente) e anima irrazionale (principio vitale), Lucrezio afferma che l’intreccio dell’anima con il corpo origina la vita.
La disgregazione del corpo implica la decomposizione dell’anima, rendendo inutile la paura della morte e dell’oltretomba. Concetti fortemente attuali che potrebbero essere stati pronunciati da importanti fisici come Margherita Hack o come lo steso Maxwell dichiarò in una lettera del 1866: «Le parole di Lucrezio sono una così buona illustrazione della teoria moderna, che sarebbe un peccato che significassero qualcosa di diverso».

– venerdì 25 e sabato 26 gennaio
Libro IV: fisiologia e psicologia con Monica Demuru

È il libro che indaga i sensi, di come questi aiutino l’uomo a comprendere la veridicità delle cose. I Simulacra (membrane sottilissime) si staccano dalle cose e colpiscono l’occhio umano dando avvio alla conoscenza. Il libro termina con una spietata critica sull’amore, ancora una volta analizzato con “scientifica poesia”.

Terza diade: il macrocosmo

– venerdì 22 e sabato 23 febbraio
Libro V: la terra con Gianluigi Tosto

Lucrezio si trova alle prese con la creazione, generando il sole, la luna, la terra e infine tutte le forme di vita vegetale e animale, sino alla nascita dell’essere umano con la conseguente organizzazione della società. L’uomo muove i primi passi dando origine al linguaggio, alla religione, sino alla scoperta dell’arte.

– venerdì 22 e sabato 23 marzo
Libro VI: meteorologia e geologia con Valentina Banci

Tuoni, lampi, fulmini, terremoti ed eruzioni vulcaniche: i fenomeni atmosferici sono agglomerati nocivi da cui derivano le pestilenze. Il sesto libro pone l’accento sulle malattie e i morbi che diffondono morte e distruzione sulla terra, e termina con la descrizione della peste ad Atene del 430 a.C, descritta da Tucidide nella Guerra del Peloponneso a cui Lucrezio si ispira per una personale e immortale rappresentazione.

 

 

Torta di mele

LA TORTA DELLA MAGICA SIGNORA – di Dana Carmignani

mele

Mi faceva la torta di mele la mia mamma.
Non è che facesse solo questo. Comandava anche un esercito di cuochi e sottocuochi e camerieri nel ristorante di mio padre. “ Nel mio ristorante!” diceva lei, e aveva ragione perché se non ci fosse stata, mio padre non avrebbe potuto far niente.
Nella versione lavorativa avevo avuto modo di vederla quelle rare volte che ero andata a Milano, ma era in quella versione casalinga che non l’avevo vista mai.
Per fortuna o per sfortuna mia, capitò in quel tempo, che nonna si facesse male e fosse impossibilitata a muoversi, e da Milano arrivò lei per accudirla nel periodo di ripresa.
Era difficile con quel lavoro che potesse mancare all’appello, di solito a turno venivano altri membri della famiglia, ma in quel momento no, quella volta arrivò in tutta la sua dolcezza e io per la prima volta nella mia vita capii cosa si provava ad avere una madre.
Non che fosse meglio di quello che provavo con nonna, era però diverso quell’amore, e pur se lei rimanesse, fedele a se stessa e alla persona schiva e distante che era, io finalmente percepii ciò che tutti al mondo dovrebbero percepire: la sicurezza. Era quella sensazione che mi meravigliava , che riempiva un vuoto che finalmente capivo che c’era stato, solo perché poi lei, solo con la sua presenza l’aveva riempito.
Mi bastava, non volevo altro. Quel benessere, quella sensazione di compiuto mi faceva star bene. Non c’erano carezze o baci o grandi abbracci fra me e lei. Non ci potevano essere, la frattura del distacco era stata dolorosa per entrambe e le ferite non si sarebbero rimarginate mai, ma c’era la sua presenza silenziosa, c’erano accortezze per me nuove.. trovare i panni puliti e stirati..un bicchiere di latte portatomi quando stavo studiando..l’essere svegliata ancor prima che suonasse la sveglia.. e poi il suo fare gentile, tenue tranquilla , mi sentivo tanto in colpa io ad essere così diversa, così irruente e animosa, lei nemmeno la sentivi arrivare, ma sentivi il suo profumo ovunque.
Sentivi anche entrando in casa, l’odore delle torte che faceva. Una abituata come lei a mettere a tavola cento persone al giorno non aveva problemi a cucinare quel poco a me e nonna, sicchè era un continuo sfornare prelibatezze che sapevano di buono solo a pensarle.
Eran certe sberle di torte che nemmeno una pasticceria, in quel fornino della stufina di nonna,tanto che non mi capacitavo come riuscisse a tirar fuori la delizia che poi veniva posizionata sulla madia e che io affettavo a tocchi prendendomene in mano un pezzo e scappando come al solito, a mangiarmelo verso il rio. Era magia pensavo!
Arrivavo alle tre del pomeriggio, facevo già le superiori, e spesso la trovavo proprio intenta a quel lavoro…sul tavolo di marmo in cucina fra burri, farine e mucchi di mele.. dovessi dire la ricetta… non la so, ma se volete fare quella torta, dovete seguire i dettami dell’amore più che dell’arte culinaria.
Farina a fontana quanto non si sa, quanto basta.. uova diverse.. latte…zucchero.. burro..un pizzico di sale..lievito… lei ce lo metteva perché non erano delle crostate secche, ma morbide e saporite… poi mele tante, fatte macerare in precedenza con lo zucchero e il liquore… lavorava l’impasto come l’impasto della crostata, e lo posizionava con quelle mani così simili alle mie, nella teglia, che ancora adesso uso, esattamente come si mette appunto in quel classico dolce.. sopra le mele scolate, e poi ancora sopra le famose striscioline a griglia… dopo sfornata, rifiniva con marmellata pure quella fatta da lei.
Dosi… non so nemmeno quelle, perché l’amore non ha dosi.. e ciò che lei impastava in quelle torte era tutto ciò che non mi aveva dato e avrebbe voluto darmi… sicchè se fate la torta della magica signora, mettetecene tanto di amore… mettete il vostro, mettete anche quello che non avete mai avuto… impastate con farina e burro e zucchero le dolcezze che vi son mancate, e donatele a chi gli tocca, ma anche a chi non se lo merita, a voi stessi soprattutto, come un abbraccio che vi dovete, anche solo per riuscire a vivere.
Inutile dire che mai più ho mangiato squisitezze simili, nemmeno son mai riuscita a farne di uguali.. la magia mia madre se l’è portata con se, perché anche quella volta tornò via come sempre, lasciandomi con un gran dolore, ma al contrario di quando ero piccola, lasciandomi consapevole di una realtà di me stessa spessa e forte, che mi avrebbe permesso di superare le mie mancanze, ma soprattutto consapevole che l’amore esiste e si esprime in tutti i modi, persino in una modesta, ma magica…torta di mele.