Oggetto di Luca

Un’altra chitarra – di Luca Di Volo

foto e oggetti di Luca Di Volo

Vecchia chitarra, ascolta:

quando con agili dita

ripiene di giovane sangue

le tue corde toccavo

tu risuonavi lieta

di morbide note riempiendo

l’aria luminosa

allor che di fanciulle danzanti

flessuose ondeggiavano i corpi

con la mano felice sembravo

guidarle nella gioia

di tempi dorati,

ma oggi mia fedele compagna

ti ho visto muta

forse in preghiera inascoltata,

ti ho preso, ti ho stretto

con animo incredulo

ho fatto risuonare

la tua vibrante armonia

sol pochi accordi

ma queste vecchie stanze

come in anni più verdi han risuonato

e son tornate le giovani danzanti

e i canti allegri di giovani voci,

forse un miracolo?

no, si chiama ricordo

e ascoltate voi tutti

il tempo si annulla, abbiate fede

nel potere di melodie incantate

anche se da stanche mani evocate

Ora, mia dolce chitarra

Riposa, presto tornerò a pizzicarti

E torneranno i begli anni

Che insieme vivemmo

E sono veri: si chiamano speranza.

Oggetto di Rossella

Le cose – di Rossella Gallori

foto e oggetto di Rossella Gallori

Nessuna casa e stata mai, abbastanza mia, nemmeno quella dove sono nata, neppure quella dove son vissuta, ancor meno questa dove vivo da quasi sempre che  mi sembra solo un ponte tra ciò che ero e quella che volevo essere, quello che non ho potuto portare con me è rimasto nel cuore, nei polmoni, rallentando i miei battiti, togliendomi spesso il respiro, una perenne salita….

 Quando “ la voce” mi ha detto chiudi gli occhi, l’ ho fatto, più per educazione che per convinzione, come si fa, pensavo, a star davanti ad uno schermo gracchiante e poco nitido ad immaginare, a concretizzare a  dove sei,al tuo oggetto del cuore,  a spiegare perchè hai scelto quella stanza.

“ La voce” da un ritmo al mio essere   zingara nell’ anima, al mio girovagare tra cose che forse non ho mai visto ed altre piccole che ho perso, stupide cose che hanno perso me, senza soffrirne, eppure le amavo…come il pianoforte di mia madre adolescente o le canne da pesca del babbo, i fucili di mio fratello, gli orologi, quel tavolo, quel quadro, quella strada, le stufe elettriche, il servito di piatti tanto buono da non usare, quella sala da pranzo così bella che nessuno ce l’ aveva…

Mi è arrivato tutto addosso, senza accorgermi che “la voce” cercava di difendermi da me stessa, impresa ardua, ma non sempre impossibile.

Affascinata mi rincattucciavo nell’ angolo del tinello tra il divano rosso fuoco, ed un pouf poco ospitale, spaventata da quel che non ho ascoltavo di quadri, d’ autore, di statue piccole e preziose, di affacci niente  male, di matrimoni sulla sabbia,  di conchiglie color luna, tra i colori della lana….mi sembrava di non aver nulla, avevo anche un po’ freddo….

Ho preso la cosa piú piccola che avevo, una piccola pergamena, ricordo di un giorno arcobaleno…

Un luglio 2017 arrivato dopo toppe, quante toppe, aveva smesso di piovere, non solo acqua, aveva fatto freddo fino a  pochi giorni prima, in un estate caldissima….ma io e lo ripeto IO avevo retto: cappello impermeabile cappotto e perchè no ventaglio….perchè  tra gerbere rosse ed una poesia di Frida avevo accolto un amore e ve lo ho raccontato, mentre “ la voce” taceva,  io leggevo, chissà qualcuno ascoltava, altri zuccheravan la tisana, non mi sono fermata nemmeno allo squillo stridulo di un telefono.

       TI MERITI UN AMORE CHE TI VOGLIA SPETTINATA

TI MERITI UN AMORE CHE TI FACCIA SENTIR SICURA.

E tra gerbere rosse ho ritrovato le mie cose perse, quelle mai avute, quelle degli altri di cui poco mi importava, e guidata dalla” voce” mi sono accorta di aver cose belle da mostrare, e nella casa che non è mai mia ho quasi capito..che casa è dove sogno…..

Un oggetto di Sandra

CHITARRA – di Sandra Conticini

foto e chitarra di Sandra Conticini

La stanza che  ho scelto oggi è piena di ricordi, belli e brutti alcuni anche chiusi nei vari sportelli dei mobili. Sarà stato un caso che per l’incontro sono venuta qui, che specilmente in questo periodo, è diventata la stanza principale della casa perchè più luminosa con i divani e un angolo dove ho tutti i miei passatempo.

In un angolino c’è,  chiusa in una custodia la chitarra, che è zitta da troppo tempo, ma se potesse parlare avrebbe molte cose da raccontare. 

Chissà se per lei fu importante quel viaggio dell’agosto 82 quando fu scaraventata a bordo di un Renault 5 a Palinuro e tutte le sere quel gruppo di amici cantavano sulla spiaggia, ma anche il giorno nel campeggio non scherzavano, nonostante i vicini non fossero troppo contenti. Quel gruppo di giovani ragazzi portava l’allegria e la spensieratezza.

Con lei bastavano due note e la vita cambiava colore, perchè la chitarra è una di quelle cose che unisce e  leva i pensieracci dalla testa.

Si ricorderà le serate o le domeniche d’inverno quando il chitarrista strimpellava le canzoni della sua gioventù e gli altri gli andavano dietro e facevano il coro? Che bei ricordi sono quelli.

Ora è li chiusa, si sente abbandondonata,  sperava di poter riprendere vita, ma nessuno ha imparato a suonarla, speriamo in un futuro, perchè anche lei ha un’anima!

La vitalba

La bella “vite bianca”

La foto di Sandra che fuma per gioco le vitalbe………la vitalba dipinta da Antonio Perazzi mandata da Tina……la vitalba fotografata da Lucia

e inoltre i pensieri di…….

Anna: So che prodoce piccoli fiori bianco-panna molto bellini sempre che ce la facciano a fiorire. Da bambine ne facevamo corone da regina o da sposa per giocare

Daniele: Rampicante. Prevarica tra le siepi e simili. Si utilizzano le cime dei ributti. Somiglianza lontana con le cime di asparagi. Gusto simile.

Luca: Io sulla vitalba conosco solo il “risotto alla vitalba”..lo facevano da Artimino..una volta….Mi sembra sia un’erba….e l’avrò vista centinaia di volte ma non saprei certo riconoscerla…

Tina: Una vita di vitalbe , dalla cucina ai giochi, ne ho estirpate due stamani perché sono invadenti

Carla: Vitalba è un fiore di Bach, il fiore di quelli sempre distratti, con la testa tra le nuvole, poco interessati al presente. Nei fiori di Bach si chiama Clematis

Un oggetto di Gigliola

Daria – di Gigliola Franceschini

foto e oggetti di Gigliola Franceschini

Scende la sera e la penombra avvolge la stanza e tutte le sue cose. Gli oggetti perdono i loro contorni e sfumano in un insieme di presenze reali e fantastiche. Non ho bisogno di guardarli per riconoscerli, sono tanti, forse non armonizzati tra di loro , ma ognuno ha la sua storia e il suo significato. So che dietro di me c’è Daria, sul piano della vetrinetta delle piccole collezioni, tende verso di me le sue manine di bisquit  come in una lontana mattina di Agosto quando mi incantai a guardare  la vetrina delle bambole di un negozio  sul corso della citta’ che ci ospitava  per le vacanze. La vidi, chiesi un regalo e la presi con me. Daria e’ un nome troppo serio per una creatura cosi’ gentile, ma e’ il suo nome, disse la signora del negozio, l’artigiano che ha creato questa serie, ha dato ad ognuna il suo certificato e il suo nome. Daria e’ unica come tutte le altre. Pensai allora che il prezzo dovesse essere piuttosto alto, ma ormai lei era mia, il piu’ bel regalo che potessi avere in quel 10 Agosto, il decimo anniversario, una tappa importante. Viaggio’ con noi in treno poi a casa e dal suo posto non e’ stata mai rimossa. Ha conservato i colori gioiosi del volto, appena appannati dal passare del tempo, ma chi non l’ha conosciuta prima, non se ne accorge. Siamo invecchiate insieme, i miei capelli sono diventati bianchi e le trine del suo vestito si sono ricoperte del grigio degli anni, ormai cambiate di consistenza. Ho avuto spesso l’idea di spogliarla e riportare al primo candore la sua acconciatura, ma ho pensato infine che fosse giusto lasciare anche su di lei il segno del nostro  lungo percorso di vita insieme. Negli anni successivi le misi accanto un piccolo paggio della stessa serie, Lorenzino, ma questa e’ un’altra storia!