Cappello con pappagallo – di Rossella Gallori





La vidi arrivare dal canto de Nelli, piccola , leggera, un vestitino al polpaccio di San Gallo quasi bianco, una piccola liseuse rosa pallido le proteggeva spalle minute, guantini di pizzo, calze rosa e scarpine da ballo un po’ sbucciate in punta, ma quello che mi folgorò fu l’enorme cappello di paglia, coperto in parte da una nuvola di tulle azzurro, qualcosa si nascondeva tra le pieghe del tessuto….da lontano non lo distinguevo bene…nascosta come ero da quei banchi che facevano da paravento ad una scalinata, che, sinceramente avrebbe meritato una cornice migliore…
Io jeans a campana camicia hawaiana ma non troppo, gustavo il mio gelato seduta sui gradini di San Lorenzo, giornale sotto il culo…e voglia di nulla.
Il mio nulla fu interrotto da una voce cantilenante: mi posso sedere accanto a te?
Diffidente biascicai un si, mentre il gelato spariva…si presentò, disse di chiamarsi Cora, di abitare là, lo fece indicando un posto indefinito, scosse la testa e nel brusco movimento apparve lui nell’ immensa isola di paglia, il pappagallo.. un po’ spennacchiato in verità, ma magico nelle sue mille sfumature…
Cora iniziò la sua storia mi parlò di amori sbagliati, di viaggi inverosimili, di incontri straordinari…di conti, marchesi, di un principe che la voleva sposare, della sua villa a Settignano, ad ogni episodio, il povero uccello perdeva penne, ma mai dignità, un po’ come lei, fragile e forte, viva e morta al tempo stesso.
Ringraziò Antonio, l’ortolano, con un largo sorriso, che le porgeva un cartoccio di frutta un po’ partita… poi si alzò di colpo mi sorrise sussurrano un a domani, mia cara.
Io mani in tasca, cervello altrove, mi avviai al lavoro, togliendo il basco turchese di cotone leggero, sentii una berciare dietro di me: oh nina un tu migliori miha se tu stai con la Mirna…l’è pazza.
Una mia alzata di spalle fu la risposta, un pensiero solo: Ma non si chiamava Cora?
Ci furono altri incontri, non chiese mai niente di me…forse il nome, che storpiò continuando a chiamarmi Raffaella, poi eran tutti racconti…racconti… noi, io ed il pappagallo ascoltavamo, io sui gradini, lui sul cappello…sempre più in bilico, sempre più nudino.
Poi un giorno sparì, nel grosso bidone di Borgo la noce, vidi il cappello, la nuvola di tulle strappata ed una piccola coda…un necrologio chiaro, mi fece capire che Cora/Mirna/Claudette….una bimba vecchia che io credevo eterna, era morta…non ebbi il coraggio di prendere il cappello tra i rifiuti…ed ancora oggi me ne pento…oggi che avrei bisogno di lei, dei suoi racconti fantastici e di quel magico cappello con il pennuto arcobaleno….
Oggi, che ho regalato i miei cappelli più belli a chi li meritava…oggi che mi nascondo dentro berretti di maglia che in un eccesso di follia posson essere grigi, ma di solito son neri o blu.
Vorrei avere il tuo cappello, Cora, per avere il coraggio di esser pazza fuori e non solo dentro, per sedermi su una altalena fiorita e dondolare insieme al tuo pappagallo, per scrivere poesie e regalarle, per avere lunghi capelli biondosole, come i tuoi…per avere mille nomi diversi, per indossare con coraggio quello che non riesco a farmi entrare, più in testa che addosso….per ridere, vivere, indossare guanti di pizzo, ed enormi cappelli colorati….per portare ballerine leggere anche con la pioggia….per gridare piano che amo… ma non ho il coraggio di dirlo.
Vorrei quella nuvola azzurra in testa, poggiata sull’ enorme vassoio di paglia di Firenze, con un Loreto grasso ed invecchiato, come me, ma cinguettante…allegro…senza picchetti, senza pacchetti pesanti come ferri da stiro di vecchia generazione…
PS: Domani vado in piazza San Lorenzo ti aspetto, sono passati solo cinquanta anni….chissà, forse sentirò una voce… Raffaella… non ti correggerò….ma ti prego imprestami anche solo per un’ora il tuo cappello…..
Non sbagli mai… ancora una volta hai fatto centro!
….ma il pappagallo era vivo?
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….vivo non so…sofferente…direi
Grazie a te e atutti
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Non c’è bisogno di trovare un cappello folle…..basta uno…..quello del cuore e via verso l’aria aperta
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Il passato che si vorrebbe far tornare .Incontri casuali che diventano abitudini e necessità una gran profusione di tessuti e ….tanti cappelli.Ricco di emozioni e di raffigurazioni.Un posto sulla scalinata lo troviamo anche per me??Mi metto da parte mentre parli con Cora o Mirna o chissà quale altro nome??Io potrei altrimenti parlare col pappagallo una volta che sia resuscitato poveretto..
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Poter continuare a parlare con quella voce ragazzina, un po’pazzerella che con la sua leggerezza ha saputo donarti un po’di Libertà. Come riacchiapparla? Ci si pente di non averla vissuta al momento, quando era disponibile, ma qualcosa di vivo ha lasciato che è entrato a far parte di te. Bel brano pieno di nostalgie.
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Ros bellissimo, commovente e “pieno”, facci un po’di posto su quello scalino che veniamo tutti ad ascoltare storie insieme al pappagallo… Ci farà bene! Cora ci sarà!
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Calda nostalgia che lascia dentro la voglia di una leggera follia…bello e profondo come sempre…
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Come mi piace leggere le tue cose, e‘‘come aspettare sempre una sorpresa, andare ad uno spettacolo al buio, rimanere spiazzati e affascinati brava , prosegui per la tua strada
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