La città con le porte – di Rossella Gallori

…si arrivava in piazza, quasi subito, percorrendo una piccola salita, grigia ma non triste…
…si entrava dalla “ porta grande” le mura se pur datate non davano cenno di cedimento…
… il sole entrava ed usciva giocando con i colori della piazzetta, piccola per esser grande, grande quel tanto da contenere, facce, musi, santi, bestemmiatori, ubriachi, sobri in un vocìo così forte, da render mercato quel fazzoletto di paese …
…conobbi tutto li, all’ incrocio del corso buio, fu li che imparai a scrivere, così così, a non leggere comunque mai a voce alta e sempre senza punteggiatura…
…ricordo bene, la statua di San Giorgio e quel cavallo dalle cosce grasse, così polveroso da far starnutire ad ogni folata di vento…alle matite che ruzzolavano nascondendosi…
…tirava vento, da Firenze nord, un vento che sapeva di pane e sirene, di gelato e treno…
…spesso, mi perdevo, in quel paesello senza nome, annusando peonie giganti, ci affogavo il viso muovendo lentamente le ciglia tra i petali…
Il giardino era per tutti, io ci stavo sola, seduta in disparte, presente alle voci, ai rumori pesanti di quei fantasmi maschi non grandi, che inventavano storie paurose, tra gli alberi di pesco, nani di tronco, ma stracarichi di frutta bella…
… poi ripercorrevo, la strada fatta asciugando la bocca sporca con la manica del “grembio” …
Nessuno parlava un toscano sfacciato, tutti i vivi ed i morti, facevano finta di esser qualcosa di meglio…
Era una “ piccola citta” con il lago salato, il cinema, lo zucchero filato, la biblioteca, il banco dei pegni e quello delle frittelle, c’ era un’ alba ed un tramonto, un ombrellone, tanto gelsomino, la fermata dell’8 del 20, da un lato anche il “ tramme” una chiesa vicina una in salita, ponti, fiumi, cigni cattivini, con gli occhi senza bianco, foglie per le strade….bambini felici, un magico negozio di fiori, dove, io, i fiori non li ho mai visti…..già ma c’era la fatina con la “lisca” …..
Io abitavo dentro le mura, a volte mi schiacciavano, spesso le saltavo a piè pari….fuggivo per tornare, se non proprio al sicuro, almeno al coperto….
Il paese lentamente si spopolava, sono venuta via prima che fosse allagato dalle mie lacrime…..
Casa mia al numero 10 ….una città che non esiste più…..la mia città, la mia vita interrotta…..
Conosco quella città perché casualmente si trovava vicina alla mia. Ma non conosco i tesori che conteneva “quella” e che si sono interrotti in modo così tagliente da non poter accettare alcuna riparazione. Certi tagli non si rimarginano ……o non vogliono farlo….
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Una città dove il vento sa di pane e sirene, di gelato e treno… non è una città per tutti…è per quelli che sanno vedere e annusare!
La tua città Rossella è piena di TUTTO e aspetta i tuoi passi!
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Cara Rossella come ci fai sognare con parole che scivolano così facili come su rotoli di papiro che si aprono e fanno intravedere meraglie…
non ho trovato un posto alle matite dopo le cosce polverose del cavallo ma se ce le hai messe vuol dire che un posto ce l’hanno eccome.
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Pennellata dopo pennellata colori una tela. Parola dopo parola componi un quadro che righi con le lacrime.
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Una vita racchiusa nelle tue parole, parole che raccontano il tuo mondo interiore…bello Rossella
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