La frittata nello specchio – di Gabriella Crisafulli
Cosa vedeva lì, in quello specchio, alle cinque della sera?
La donna cannone che era stata o quella a triangoli, spicchi, tondi, concavi e convessi che era diventata?
Cosa vedeva nella carta stagnola lucida poggiata davanti a lei dove si alternavano oro e argento a seconda delle oscillazioni del vento?
Alle cinque della sera la luce e le ombre disegnavano gli occhi e il naso di un volto sagomato dalla guancia.
Un occhio era rivolto verso il basso, l’altro la fissava con uno sguardo vuoto.
La bocca era serrata, stretta nel silenzio.
Non c’era più sangue: forse non c’era più cuore.
Lì, alle cinque della sera, lo specchio rifletteva e faceva riflettere su un passato ingombrante sempre presente.
Tendeva a sospingerla nell’abisso senza una parola d’amore.
Ma la carta viene voltata: ecco la sorpresa di una frittata che la padella porge fumante nel suo giallo intenso.
Nel tempo si erano rotte molte uova ma era il momento di tornare al sodo.
Era l’ora della frittata.