La frittata nello specchio di Gabriella

La frittata nello specchio – di Gabriella Crisafulli

Cosa vedeva lì, in quello specchio, alle cinque della sera?

La donna cannone che era stata o quella a triangoli, spicchi, tondi, concavi e convessi che era diventata?

Cosa vedeva nella carta stagnola lucida poggiata davanti a lei dove si alternavano oro e argento a seconda delle oscillazioni del vento?

Alle cinque della sera la luce e le ombre disegnavano gli occhi e il naso di un volto sagomato dalla guancia.

Un occhio era rivolto verso il basso, l’altro la fissava con uno sguardo vuoto.

La bocca era serrata, stretta nel silenzio.

Non c’era più sangue: forse non c’era più cuore.

Lì, alle cinque della sera, lo specchio rifletteva e faceva riflettere su un passato ingombrante sempre presente.

Tendeva a sospingerla nell’abisso senza una parola d’amore.

Ma la carta viene voltata: ecco la sorpresa di una frittata che la padella porge fumante nel suo giallo intenso.

Nel tempo si erano rotte molte uova ma era il momento di tornare al sodo.

Era l’ora della frittata.

Maura Corazzi e l’amore che ha sparso in giro per il mondo

Parole di amore dedicate a Maura da Gabriella Crisafulli

Parole d’amore – di Gabriella Crisafulli

Capita così, all’improvviso.

Non sai perché, non sai come né quando, ma succede.

Possono essere giovani o vecchi, uomini o donne, bambini.

E all’improvviso ti innamori.

Avviene con il ragazzino del palazzo di fronte che ti lancia i messaggi sul terrazzo con la cerbottana, con la professoressa di Economia Domestica che ti insegna a fare il vestitino al bambolotto.

Si verifica con la cugina appena nata e con la figlia che ti si attacca al seno.

Ma anche con i membri di un gruppo un po’ scalcinato e bizzarro e con chi lo guida.

Tutte persone che attirano gli affetti con le parole che dicono e gli scenari immaginifici che evocano.

Così è stato con Maura Corazzi quando, immobile in un letto d’ospedale, completamente paralizzata, lei che non parlava, non si muoveva, non poteva mangiare né respirare in modo autonomo, ha scritto con gli occhi “Bianco abbraccio”.

L’abito da sposa, le lenzuola del suo letto, il soffitto della stanza, le garze sterili sono stati i tasselli di un puzzle di emozioni indelebili che condensavano amore e dolore sulla panna montata di un bel gelato.