LE CARTE RACCONTANO – di Tina Conti
Ci andrò sicuramente, niente me lo impedira’, ho studiato questo nuovo trucco che mi e’ costato un sacco di tempo e pazienza.
Queste scarpe mi fanno un male terribile, ma sono del colore della linea dell’ombretto e hanno un tacco che mi sfila e me le lascio.
Devo far colpo, lo guarderò intensamente dal mio posto in prima fila, non vi dico che macchinazione ho dovuto fare per averlo, addetta stampa di FAMIGLIA CRISTIANA, mi hanno creduto anche con quello straccio di documento che ho mostrato.
Il montaggio su una vecchia carta universitaria è venuto bene.
Quella musica non la capisco, ma quel secondo violino mi intriga.
Qell’uomo mi sconvolge, mi elettrizza, provo emozioni impensate.
Quei capelli di un argento sfumato, con lampi e striature scure, il corpo asciutto e scattante, si muove con il ritmo delle note.
Quando scuote la testa per scacciare le ciocche che coprono gli occhi, sento un fremito, un grande calore salire di piedi fino al collo.
Ho fatto una visita dalla mia consulente maga, mi fido di lei, i suoi consigli si sono sempre rivelati adeguati, come salati sono sempre i compensi
ho fatto spruzzare nel camerino sulla sua sedia, l’essenza che lo imbambolerà’, quanto mi è costato corrompere il custode, cosa avrà mai infranto nei suoi doveri per spruzzare un po’ di elisir.
Questa volta non posso fallire.
La serata di luna piena, il vento caldo ed il mio corpo vibrante, tutto promette bene. Andrò davanti all’uscita degli artisti, avanzerò con passo suadente, il mio mantello cadrà ai suoi piedi e quei colori lo incanteranno,
mi vedrà.
Lo quadrerò intensamente languidamente, rimarrà colpito.
Mentre fantasticavo e sbirciavo il portone del teatro, un grande macchina
nera con l’autista in livrea rossa si precipitò ad aprire la portiera.
Fra gli svolazzi del corto abito uscì fuori una morona prosperosa, e appariscente con tacchi vertiginosi e scollo profondo dal quale i seni saltellavano liberi. I fianchi fasciati da corti pantaloncini sui quali frusciava
una specie di abito da can can.
Era proprio il mio uomo che incontrava, si baciarono con passione e sparirono dentro la vettura nera.