Scherzi di maggio – di Cecilia Trinci

Ormai era entrata.
Non aveva chiesto neppure il permesso e non si rendeva conto come fosse accaduto.
Era stato un attimo di distrazione, aveva solo chiuso gli occhi, sotto quel sole di maggio, sulla terrazza, tra la menta e il basilico, con il profumo del gelsomino che saliva da quella spalliera dei vicini che traboccava di piccoli fiori trionfanti.
Un attimo a occhi chiusi e si era ritrovata in quella stanza.
Credeva di aver messo cura nel riporre nello zaino gli asciugamani e i costumi, il pareo, l’abbronzante nella taschina esterna, il repellente per le zanzare, il treeoil per le punture di meduse, gli occhiali e il libro da leggere. L’essenziale. La teglia l’aveva comprata per i piccoli che stavano arrivando. Frittata di patate che piaceva a tutti. L’avrebbero portata sulla spiaggia e mangiata nei piattini biodegradabili. La “pampa” verde era quella dell’anno scorso, portata in spiaggia e poi non usata perché poi sarebbero stati tutti insieme in acqua a sguazzare e a ridere e a dirsi “guarda guarda….guarda cosa so fare!?” La sera, ai primi brividi sulla finestra aperta sul tramonto, avrebbe messo la camicia a quadri e si sarebbe ricordata che era ancora primavera. C’era tempo, tanto ancora da vivere e la luce avrebbe portato via le malinconie dell’inverno. C’era il libro che da anni scriveva e che ogni anno ricominciava da capo. Perché i ricordi si allungavano e i dolori si stendevano sul divano scricchiolando, cantando ogni giorno una nuova canzone che da capo andava riscritta. C’erano i fiori. E i profumi. C’erano le foto.
C’era un computer che la teneva sveglia e mangiava parole, masticandole in silenzio….
Allungò la mano, sul terrazzo, al sole, mentre i merli cantavano pensando solo al proprio nido lassù, tra le frasche del giardino.
Forse fu solo allora che si accorse di essere entrata nella sua testa, quella cosa che a volte pareva vivere per conto proprio e che spesso si scollegava dal collo e partiva per angoli personali…Fu solo allora che si accorse di non volerne uscire e rimase così con gli occhi chiusi immersa nella sua vita di prima, trattenendola, per paura che svanisse, che non fosse davvero mai esistita.
Bellissimo Cecilia, languido, non malinconico. Ecco mi piacerebbe scrivere così!
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Cara Gabriella..grazie
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Mi piace perché sei brava a intuire il sentire più profondo
Un po’ miritrovo in questo personaggio e nella mia vita di poco tempo fa.Grazie Cecilia.
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Entrare nella propria testa ed amare quello che c’è dentro, rincorrere pensieri per farne un delicatissimo bouquet
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Grazie……
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hai dimostrato con le emozioni che un ricordo e una speranza non hanno tempo e non hanno spazi, Einstein docet.
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Si, il tempo non esiste, se i pensieri e ke parole sanno essere profumati. Unico appunto: siamo sicuri che i merli pensano solo al loro nido? A me sembra che a volte ilterpretino gli sguardi sul tramonto, quando si allontanano ad ali aperte, neri come ombre. Hai vestito un’emozione.
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un grazie e un bacio….
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