Fichi di mare

La ficaia di Maremma – di Gabriella Crisafulli

Il ritorno a Vacchereccia al tramonto, dopo aver trascorso tutta la giornata in spiaggia, era davvero duro. Riuscivano solo a fare metà salita poi dovevano scendere di bicicletta. Ma lì, alla seconda curva, avvolta da insetti ronzanti, c’era la ficaia che emanava un profumo intenso dall’ombra della sua nicchia. Mentre lei si asciugava il sudore che entrava fin dentro agli occhi, lui si inoltrava in quell’oasi e ne veniva fuori sempre con qualche fico. Li mangiavano lì prima di riprendere a camminare. Dopo la doccia, a cena, li aspettava il cestino colmo di frutti che raccoglievano di prima mattina, a Spergolaia, dalla Romilda. 

Li accoglieva sempre soave e grata perché lei, i fichi, non li poteva dare nemmeno ai maiali: “Gli vengono gli scioglimenti” diceva. “E poi, quando cadono, fanno tanto sporco!”

Li mangiavano con il pane, alla maniera dei contadini, mentre lui si soffermava a mostrare la differenza fra un frutto ed un altro a lei che non distingueva un fico da un fiorone! 

La narrazione non aveva mai fine e, come in ogni storia che si rispetti, veniva ripetuta sempre uguale, sempre diversa.

C’era il profumo che veniva fuori dalla fornacetta mentre cuocevano gli involtini di foglie di fico che colmavano il trullo di aromi.

C’era la nonnina Anna alle prese con i graticci per l’essiccazione dei frutti, con la capatura delle mandorle per il ripieno, con l’estrazione del succo, con le spase per l’ultima asciugatura in paese, nel forno a legna.

E poi c’erano i fichi per ogni ora del giorno e per ogni occasione: venivano declinati in marmellate, gelatine, vin cotto, mustaccioli, cartellate, rose, sasanelli, panzerotti, przzid,  …

Creavano un sottofondo che sapeva di affetti, di legami, di tradizioni: evocano le radici profonde di un mondo perduto.

Il fico di Notre Dame

Il fico in cattedrale – di Carla Faggi

Tutti continuano a dire che è stato un corto circuito ma la vera storia è questa:

Rufolando tra vecchi manoscritti fra les bouquinistes de la rive gauche de Paris, lui e lei chiusero gli occhi e mano nella mano scelsero a caso uno di questi.

Qui ci sarà il nostro destino, decisero.

Aprirono gli occhi ed esplorarono curiosi, il manoscritto era titolato “La dodicesima scintilla”.

Sulla copertina vi era disegnato un grande fico con delle foglie enormi che sembravano mani.

Lui e lei si guardarono negli occhi entusiasti, decisero che quello era un bel titolo e che lo avrebbero letto e raccolto tutti i suoi saperi e suggerimenti.

Vennero così a sapere che nella Ile de la Citè un tempo c’era un grande fico e sotto quel fico seppellito un tesoro, un grande tesoro! Che tutt’ora era lì.

Dopo aver trovato il posto esatto dove era esistito quel fico bastava creare una grande scintilla luminosa e calda come il fuoco ed il tesoro sarebbe venuto alla luce. Allegato c’era una mappa.

“Partire dal punto più a nord della Ile e quindi continuare…” seguirono tutta la mappa, non fu facile perchè tutto era cambiato, ma ce la fecero e arrivarono al punto prescelto.

Erano all’interno di una grande Chiesa, anzi disse lui, una Cattedrale! Va bè fa lo stesso! Qui ci dovrebbe essere il fico ed il tesoro! E qui faremo la grande scintilla!

Si nascosero e appena soli accesero un focherello. Usarono legno di castagno, perchè quando brucia fa le faville. Tanto fa lo stesso, pensò lei, sembrano scintille!

Non si sa se lui e lei abbiano trovato il tesoro, ma si sa per certo che il 15 aprile 2019 nel tardo pomeriggio la cattedrale di Notre Dame fu devastata da un violento incendio.

Il gioco delle immagini – diciassette

NELLA STANZA DEL CAOS – di Mimma Caravaggi

Apro la stanza e dò un’occhiata in giro. Eccole lì tutte le mie cose, i miei ricordi. Belli, brutti, avventurosi, malinconici. Ma … chi ha lasciato in giro quei piatti sporchi? Io no di certo, chi può essere stato mi chiedo. “Te lo diciamo noi, carina. Ci hanno lasciati qui i tuoi nipoti l’ultima volta che sono venuti a trovarti. Parliamo di almeno 6 mesi fa” Chi mi sta parlando ? Sento delle vocine ma non vedo nessuno in giro “Siamo noi i piatti lasciati qui su tavolo con tutti i residui e dimenticati come tutti gli altri oggetti” Rimango strabiliata, sconvolta. Cerco di non farci caso, non è possibile che due piatti mi parlino e con questo tono arrogante. Ricordo che mesi fa ho detto alla Cate e a Francy che potevano entrare e dare un’occhiata alla stanza che per loro era molto misteriosa. Non l’avevano mai vista ed erano molto curiosi di andare in avan scoperta. Li avevo lasciati liberi e richiamati solo all’ora del pranzo ma prima di finire mi chiamarono al telefono e loro, evidentemente, sono sgaiattolati su di nuovo. Chissà cosa li ha incuriositi cosi tanto dal farli tornare e addirittura terminare il loro dolce su in quella stanzetta così in disordine e polverosa. “Te lo diciamo noi. Dopo aver gustato il loro dolce ci hanno abbandonati qui sul tavolo e si sono messi a girare intorno toccando ogni oggetto e chiedendosi “”ma che ci farà la zia con questo vecchio giubbotto? E con questa padella? Cate la più grande ha cercato di spiegare al fratello che erano vecchie cose appartenute alla zia ed ora inservibili, infatti non credo se li ricordi più e rivolta al fratello gli ha detto “Guarda Francy questo è il primo zaino che mi regalò la zia quando babbo e mamma ci portarono in montagna per la prima volta. Quante gite ha sopportato. Poi l’ho perso di vista ed ora eccolo qui di nuovo. Vedi ci sono le mie iniziali sopra C.R.. La camicia a quadretti, invece, è la mia me la regalò la nonna diversi anni fa ma come sia finita qui non so proprio. Chissà se ritrovo anche i miei pattini, vedi il caso …Cosi i tuoi nipoti hanno continuato ad esplorare ogni oggetto finché non sono stati richiamati di sotto lasciandoci qui sporchi e solitari per così tanto tempo” Ok penso non credo che due piatti possano parlare, non ci credo proprio, o sono impazzita … ma dato che ci sono li prendo e li porto giù così li lavo e li rimetto a posto. “ Hei bellina….” “lascia stare non polemizzare almeno ci lava e ci rimette insieme agli altri faremo una chiacchierata con loro !!!”

Il fico sovrano

LE SCINTILLE DEL FICO – di Mimma Caravaggi

L’ho trovato circa 30 anni fa nel giardino della mia nuova casa. Ce n’erano più di uno in giro ma questo era un albero imponente e maestoso che dimostrava senza vergogna la sua grande età, e sembrava ne andasse molto fiero. Un albero di fico tenace che ha continuato per anni e, ancora continua senza stancarsi, a produrre fichi di una bontà unica. Il fusto e abbarbicato dentro un piccolo muretto sembra senza terra ma è cresciuto come lo avessero rifornito con tanto di quel concime e farmaci da farlo crescere smisuratamente. Eppure nessuno gli ha mai dato nutrimento se non la terra stessa. Lo abbiamo “decapitato” più volte affinché non si allargasse troppo disturbando le piante vicine, ma ogni anno si estende sempre di più e produce fichi instancabilmente. A fine agosto è un piacere mettersi sotto le sue grandi ed ombrose foglie e godere dei suoi frutti. Chiunque capiti da noi nel giusto periodo gode della sua bellezza e bontà, cogli e mangi a sazietà. Mio marito a fine estate si mette sotto la pianta e pazientemente, dopo averli colti, li taglia a metà e li sistema in una grande teglia che poi mette nel vecchio forno a legna appena riscaldato e gli fa prendere il caldo per tutto il giorno. Il mattino seguente li mette nei barattoli di vetro che chiude accuratamente e poi li lascia in forno per giorni finché lo stesso non si raffredda. D’inverno si gode il sapore e la bontà di un fico non troppo secco, morbido e quasi succoso, dolcissimo e con un leggero sapore di fumo dovuto alla cottura nel forno a legna. In questi ultimi anni ha un pò risentito degli effetti del cambiamento climatico come tutta gli altri alberi da frutta ma loro purtroppo non producono più come prima ma sempre di meno ogni anno. Lui invece, è ancora lì bello imponente, grandioso e mi fa pensare al re della foresta il leone. Si proprio il leone della frutta nella sua magnificenza la sua risolutezza e arroganza sembra guardare gli altri “alberelli” con distaccata regalità come si addice ad un re del verde. Anche il mio cane Napoleone lo apprezza sia per mangiare i frutti che per avere ombra nei momenti più caldi. E’ un albero grandioso.