Lui – di Rossella Gallori
Ci eravamo conosciuti, molti, molti anni fa, mi avevano parlato di lui, in modo distratto, forse non avevo avuto voglia di saperne di più…pensavo…a che mi serve frequentarlo?
Sposata da poco, senza figli, tornavo a casa all’ora in cui molti avevano finito di cenare, ignoravo volutamente la sua presenza, avevo altro da fare.
Non so quanti anni erano passati, giorni, ore…lo cercai…lui così vicino ed irraggiungibile, mi accolse senza domande…erano gli anni della crisi, delle porte sbatacchiate, dei silenzi che toglievano il respiro…ed in una apnea delirante lo raggiungevo, mi bastava sentire il suo odore per calmarmi, quel rumore impercettibile delle sue lunghe braccia, delle sue morbide mani, dava un motivo alla mia fuga, mi perdonava sempre, anche quando avevo torto, torto marcio.
All’ inizio fui timida, varcavo appena il suo ingresso, lacrime rabbia all’ arrivo, per salutarlo sorridendo senza voltarmi.
Ma quanti anni con passati? Quaranta? Forse si…sicuramente si…
E da vecchi, ma non troppo ci siam trovati amanti senza saperlo, ed allora ti ho esplorato, centimetro per centimetro, tu tanto più grande di me, non ho mai voluto sapere la tua storia, né chi avevi frequentato prima, tu hai fatto lo stesso con me, in un silenzio festoso ed accogliente…mi piaceva stare con te anche quando pioveva…ci bagnavamo insieme. Mai preso un raffreddore …noi.
Se non ero sola, ti ignoravo, tu capivi, hai sempre, capito e non sei mai stato geloso, dell’altro mio compagno, quello era un fratello, siamo cresciuti insieme, niente a che vedere con te, lui era più faticoso, roba da giovani.
Poi qualcuno, qualcosa ci ha fatto lasciare, il nostro rapporto si era logorato, ammalato, hai chiuso il cancello una mattina all’alba, le mie chiavi, mi son state ritirate da uomini senza volto, vestiti di bianco…gente muta e sconosciuta.
Son venuta a spiarti da lontano, non vedevo più i tuoi occhi, misteriosi esseri ti ballonzolavano intorno, lunghe code rossicce, ti scalavano il petto, uccelli giganti ti mangiano il sorriso……questo per giorni, mesi, evitando di uscire, per la paura di incorrere nello stesso errore: dirti che ti amo, una volta per tutte..senza pudore…senza filtri…
4 MAGGIO 2020 …
Le voci corrono, si rincorrono, mi chiama la Simo: oh lo stan facendo bello bello….
Io penso che bello lo sei stato sempre, ma non ho coraggio di tornare da te…
“Oh son scappati gli scoiattoli” dice l’Olga …
Mi faccio coraggio, devo farlo, ho bisogno di te, come sempre saranno minuti, minuti nostri…mi sembra di sentire i tuoi immensi occhi verdi su di me, mentre tolgo i tacchi ed indosso qualcosa di fresco spiegazzato e pulito, non voglio fingere di essere un’altra…né ora né mai, mai più.
Il cancello è aperto, la catena è per terra, il cuore batte all’ impazzata, chissà se mi trovi cambiata…comunque ti prego, non me lo dire, un buon amante sa fingere…vero?
Villa Favard ha riaperto il suo parco, sono le due del pomeriggio ed io lo attraverso, il saluto è timido, siamo imbarazzati, ma cosa sono due, tre mesi a confronto di un rapporto come il nostro..
Tengo gli occhi bassi, mi rassicura l’erba ben tagliata, la fontana che perde, come sempre, la cappella isolata e severa, il conservatorio pieno di musica che non c’è, i giochi transennati alla buona…
Il tuo profumo di bosco in città, a pochi metri da casa mi invade, mi dà forza, se ce l’hai fatta tu ce la posso fare anch’io…penso commossa.
Colgo un fiorellino, che infilo tra i capelli, che non han voglia di orpelli e lo rifiutano, guardo i tuoi alberi rassicuranti, alzo gli occhi al cielo le punte dei tuoi alberi sfiorano un cappello di paglia leggera azzurrissimo, privo di nuvole.
Ti amo e non me ne vergogno, ci siamo rivisti, riconosciuti, annusati, quasi baciati…..per altro avremo tempo, spero di avere tempo…ma torno, parco di Villa Favard ..torno…torno….lo giuro….
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Il Parco di Villa Favard, chiuso nel tempo della pandemia e riaperto il 4 maggio 2020 per ordinanza del Comune di Firenze.
https://ambiente.comune.fi.it/pagina/parchi/villa-favard
“Il parco circonda la storica villa attualmente sede del conservatorio Luigi Cherubini e offre la possibilità di piacevoli soste all’ombra dei maestosi alberi presenti. Questi, di specie diverse, sono non solo conseguenza delle più recenti piantumazioni ma anche memoria del collezionismo botanico tipico della seconda metà dell’Ottocento, matrice riscontrabile anche nel Parco del Museo Stibbert.
Tra questi alberi, uno spicca per importanza: il maestoso Cedro del Libano (Cedrus libani), albero monumentale inserito tra i monumenti di alto pregio naturalistico e storico dalla LRT 60/1998, che si contraddistingue per la sua altezza di circa 24 m e una circonferenza di circa 5,80 m.
Posto su un terreno sostanzialmente pianeggiante, il parco è impostato sullo schema del “giardino extraurbano” tipico delle ville fiorentine, con successivo adeguamento secondo la tipologia del parco all’inglese. Il segno evidente della stratificazione compositiva si ritrova nei percorsi principali: i due viali rettilinei tra loro perpendicolari e incentrati sulla villa sono figli dello schema originario, mentre il terzo viale ad andamento curvilineo è figlio della matrice romantica.
Lungo questi percorsi sono stati inseriti panchine e tavoli, percorso vita, fontanello, area cani e area giochi, quest’ultima posta in prossimità della cappella gentilizia progettata dall’architetto Giuseppe Poggi.
Nel Medioevo, l’attuale parco era la corte recintata di pertinenza di una fattoria fortificata di proprietà della famiglia Cerchi.”