Il fico – di Sandra Conticini
Quella del fico è una delle prime piante, insieme al diospero, che ho conosciuto, perché erano nel giardino del nonno, ma anche tutti i giardini intorno avevano il suo fico. Dicevano che era dottato e faceva molti frutti buonissimi ma, quando arrivava fine agosto-settembre il nonno diceva che quello era l’ultimo anno che li avremmo mangiati perché lo avrebbe tagliato…quando era il momento lo potava sempre più in basso ma la pianta sembrava rinvigorisse e ricresceva più alta dell’anno precedente. Riuscì a sopravvivere anche alla nafta e alla melma dell’alluvione del 66. Mi ricordo quella mattina quando, mettendomi in piedi sul letto, lo vidi là in fondo all’orto, e sopra un ramo, in bilico, c’era il gatto della mia amica che non riusciva a tornare a casa. E’ una pianta che non muore mai e anche quando credi di averlo ucciso come per miracolo rinasce. E’ considerato umile e semplice, ma forte, perché la trovi sulle rocce, in riva al mare, sotto il sole cocente della Grecia, della Sicilia, ha sempre le sue belle foglie verdi grandi, sembra che dica: – Signori, pensate che io sia deboluccio ma la mia tenacia mi terrà vivo per tanti secoli ancora –
Rappresenta la vita, che da quando si nasce è tutta una lotta fatta di tanti bassi e pochi alti e per viverla ci vuole tenacia ed ogni volta si devono cercare soddisfazioni ed essere positivi per poter andare avanti.
Le campagne toscane hanno tanti alberi di fichi di tutte le qualità e di tutti i tipi e, quando vado in campagna a fine estate, spero sempre di trovare qualche fico sull’albero, perché mi piacciono “colti e mangiati” e se li devo comprare preferisco non mangiarli.