L’albero di fico

Pervicacia, come l’albero del fico – di M.Laura Tripodi

La mattina si era manifestata un po’ obliqua. Né primavera, né autunno. Le fioriture dicevano una cosa, la temperatura e la pioggia un’altra.

Le capitava spesso di rimanere a bocca aperta davanti alla finestra chiusa, le braccia conserte a viaggiare per ogni dove. Non vedeva niente, ma quando partiva per questi suoi viaggi aveva sempre bisogno di farlo davanti al vetro di una finestra chiusa.

Cielo plumbeo, vento che soffia e fa arrabbiare le chiome degli alberi. E più in là, in un giardino mai visto ecco sbocciare una rosa, in tempo reale.

Marta tirò su il fiato dilatando i polmoni fino all’inverosimile.

Il balzo del tempo fu immediato.

Dovette sedersi sul dondolo. Certo che quella casa sussurrava di continuo. Era un raccontare simile al  movimento del pendolo. Solo che ad ogni oscillazione corrispondeva un’emozione, un ricordo, una sensazione, un profumo.

Un movimento perenne.

Cielo plumbeo, vento che soffia e fa arrabbiare le chiome degli alberi. E più in là, in un giardino mai visto ecco sbocciare una rosa, in tempo reale.

Se ne era andata adolescente, poi era tornata.

Se ne era andata giovane donna con il suo bel vestito bianco di velluto e macramè. Suo padre si era come aggrappato al suo braccio facendo finta di sorreggerla. Lo aveva fatto con pervicacia , dal secondo piano fino al portone e non l’aveva mollata nemmeno quando erano saliti in macchina. Aveva continuato ad aggrapparsi a lei anche lungo la navata della chiesa. Quando poi l’aveva lasciata Marta aveva percepito un  sussulto.

Piangeva. Suo padre piangeva.

Asciugò anche lei qualche lacrima in quel presente che la trascinava lungo il fiume delle emozioni.

Controcorrente.

Poi tante cose erano accadute.

Quando era tornata, la casa era immobile e silenziosa.

Dentro di lei povere macerie fumanti, ma le mura si erano come aperte per accogliere la sua paura e trasmetterle un messaggio di speranza  Come un invito a ricominciare da lì.

Di nuovo tornò nel tempo presente quella rosa odorosa che sbocciava in tempo reale. Le stanze sembravano respirare e parlare: noi siamo sempre state qui. Ti abbiamo visto bambina obbediente, poi adolescente ribelle, poi giovane donna piene di speranze.

Adesso …….

Adesso le sembrò di udire un leggero movimento  alle sue  spalle.

Un pensiero si era nascosto nel fruscio appena percepito: lei non era mai andata via, lei era sempre scappata.

Adesso….

Adesso era a casa.

E fuori, quando finalmente volle guardare quello che c’era scorse un albero di fico che era sempre stato lì, ma che lei non aveva mai visto.

C’era prima che fosse costruita  la casa e ci sarebbe stato per molto tempo ancora.

Pervicace come la stretta di suo padre prima di lasciarla all’altare.