Un cappello per Carmela

I cappelli di Berta – di Carmela De Pilla

Conosciuto in paese come persona integerrima, severo con se stesso e con gli altri e rispettato da tutti aveva grandi progetti per sua figlia, fra tutte era la ragazza più bella e nelle calde sere d’estate si pavoneggiava per le vie di Signa mettendo in mostra quella naturale bellezza che faceva girare la testa.

Si distingueva per l’altezza  e il fisico slanciato e sapeva portare con disinvoltura e una certa civetteria gli abiti dell’ultima moda, il viso ovale, incorniciato da una cascata di riccioli biondi regalava un sorriso seducente, un po’ innocente e un po’ malizioso che catturava la simpatia di quei ragazzotti che le gironzolavano intorno nel tentativo di suscitare un interesse d’amorosi sensi.

La ricordo ancora quando per la festa della Beata passeggiava impettita a braccetto del babbo per le stradine dell’antico borgo, il Castello, per recarsi alla chiesa di San Giovanni Battista, con la gonna a godè verde pastello e il twin-set rosa cipria, era vanesia Berta, quel tanto che basta per renderla unica e fu lei la prima del gruppo a indossare il costume da bagno a due pezzi che sfoggiava come una grande diva in quei meravigliosi anni 50, sapendo di essere bella e corteggiata faceva di tutto per valorizzare la sua persona.

Fin da giovanissima voleva rendersi indipendente così ben presto incominciò a lavorare in una fabbrica di cappelli, una delle tante sparse in tutto il territorio delle Signe, passava ore a intrecciare la paglia e ogni volta che ne finiva uno sfilava tra i tavoli con la sua raffinata eleganza e tutte si fermavano ad ammirarla, con il primo stipendio comprò un cappello di paglia di Firenze che indossava senza alcun imbarazzo.

Diventò per lei una vera passione quella dei cappelli, nel colbacco di astrakan nero si sentiva Anna Karenina, nel cappellino in tessuto vellutato a costine blu verde era Silvana Mangano e poi c’era il suo preferito, il fascinator di feltro grigio perla con la veletta appena calata sugli occhi fatto su misura dalla modista, ogni cappello valorizzava la sua persona e metteva in risalto la sua spontanea sensualità e lei giocava a fare la diva, poi fu la volta di quello a tesa larga stile Hepburn, quello nero di paglia trinata con il fiore sgargiante e tanti altri ancora.

Ora alcuni sono lì, nelle loro scatole che ricordano il bel volto di Berta.

Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

1 commento su “Un cappello per Carmela”

  1. un racconto che è: album fotografico, mostra di quadri, un negozio di tessuti……

    Immagini, comprendi, leggi….e sei li….ed Hai voglia di aprire…” le scatole che ricordano il bel volto di Berta

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