L’amicizia di tre cappelli con le parole di Patrizia

Amicizia- di Patrizia Fusi

In piccolo cappellino Cencio Setto è in giro per Roma, si sente strano, ripensa a come si sentiva sullo scaffale del negozio, dove nessuno lo aveva scelto, lo guardavano, lo toccavano e lo rimettevano sempre  al suo posto, facendo dei commenti che lo ferivano.

Ha deciso di uscire, di approfittare della chiusura del negozio per la pausa pranzo.

Mentre cammina lungo Tevere il sole lo riscalda, l’aria lo accarezza, si sta rilassando.

 In lontananza vede venire verso di sé  due sue conoscenze, la coppola inglese Ugo, il cappello grigio a falda larga Tina, che stanno parlando.

Anche loro lo vedono si fermano, sono contenti di averlo incontrato, gli domandano cosa ha fatto in questo periodo, Cencio Setto racconta le difficoltà di non avere un aspetto invitante.

Racconta di essere stato scelto da una signora che non era abituata ad adoperare i cappelli, lo aveva scelto solo perché le aveva fatto pena, ma dopo ci aveva ripensato e lo aveva rimesso nello scaffale. Lui si era sentito mortificato.

Ma poi ha reagito e ha scelto di fregarsene del parere di lei e dei clienti del negozio ed è venuto a godersi la città.

 Un giorno potrà trovare chi lo apprezzerà per la sua semplicità.

Tina e Ugo si fermano a parlare con Cappellino, gli raccontano le loro avventure.

Formano un terzetto di amici.

Un cappello utile per Patrizia

Il cappello di feltro verde – di Patrizia Fusi

Mi sembra utile mi  proteggerebbe dal freddo e di un bel colore verde di panno morbido promette di essere caldo, è quello che ritengo più adatto a me , non ho avuto l’abitudine di indossare il cappello, non era usanza fra la cerchia di amici e conoscenti adoperare questo accessorio, solo alcuni uomini lo facevano.

Quando mi volevo proteggere dal freddo adoperavo i foulard ,ora sopperisco con il cappuccio del piumino .  Ho scelto il cappello di feltro verde, pensando che mi avrebbe tenuto la testa al caldo, ho visto il piccolo fiore laterale e mi è piaciuto.

Una storia con tre cappelli: Incontro improbabile di Sandra

I tre cappelli – di Sandra Conticini

In quel periodo aveva bisogno di stare sola con i suoi pensieri ed aveva deciso di fare una camminata all’aria aperta in posti che aveva sentito nominare, ma a lei sconosciuti. Infatti, arrivata ad un incrocio, fu quasi sicura di aver sbagliato strada. Chiese informazioni all’unico essere vivente che c’era in quel momento… un bambino con  pantaloni e  maglietta strappata, un cappellino blu con la tesa sporco e stropicciato con fili di paglia ed erbe secche, che faceva sventolare al vento come fosse una bandiera. Il bambino non seppe risponderle così  proseguì per quel sentiero, ma aveva il presentimento che non fosse quello giusto.

In lontananza intanto vide una macchina ferma, ed accanto una figura maschile  dall’aria sospetta, ma molto elegante, con la coppola inglese color grigio topo un bel vestito  grigio con camicia e cravatta.  La giovane ragazza tra sé e sè pensò cosa ci poteva fare quell’uomo in quel posto solitario e puzzolente di cacche di pecore. Lui le andò incontro e quando fu vicina le chiese se per caso conoscesse un’officina per la  macchina. Visto che anche lei si era persa si avviarono insieme nella speranza di trovare qualcuno che potesse aiutarli. Camminarono un bel po’ finchè si  trovarono in un paese fantasma, diroccato e senza ombra di vita, ma per fortuna prendevano i cellulari.

Iniziò a chiamare degli amici per farsi venire a prendere,  uno arrivò, lei salì in macchina ed andò via.

Il cappello fucsia di Sandra

Cappello per ballare – di Sandra Conticini

Quel colore le piaceva era uno dei suoi preferiti e quel giorno, sembrava un caso, si era messa la giacca dello stesso colore.

Sperava che nessuno lo prendesse da quel tavolo pieno di cappelli di ogni colore e di ogni foggia.

Sinceramente non aveva l’abitudine di portarne  perchè il cappello le faceva caldo alla testa e  si vergognava. Le sembrava di essere una donna aristocratica e soprattutto aveva paura del giudizio degli altri. Quel giorno fu diverso,  si mise il cappello in testa ed iniziò a giocare.

Prese la sua gonna nera, una camicia di seta a fiori,  un bel paio di calze di tulle  fucsia, stivali neri con un po’ di tacco e la mantella fucsia.

Quel cappello dello stesso colore  lo sentiva proprio suo, ed uscì per strada saltellando e ballando. Quell’indumento le aveva messo allegria e la faceva sentire leggera come una libellula.

Decise: da quel momento avrebbe usato più spesso il cappello, per lei era una buona cura scacciapensieri!