Quando viene il momento di fare spazio per Anna

CAOS – di Anna Meli

– Cose inutili, cose inutili! – Così ripeteva a se stessa a voce alta mentre cercava di trovare un po’ di spazio in quel caos di oggetti, cose, scatole indumenti ed altro. Certo era fortunata a disporre di una stanza dove poter mettere di tutto e chiudere la porta: non esisteva più nulla e tutto poteva essere dimenticato.

            Prima o poi veniva però il momento di fare spazio per altre cose e a quel punto bisognava scegliere fra quello da tenere e quello da buttare e scegliere era difficile. Ogni cosa che toccava era rivivere un momento, un tempo particolare, una gioia, un momento critico e così non riusciva a fare granché .

            Chiedeva allora consiglio a qualche familiare che sbirciava dalla porta scuotendo la testa:“ Ma che te ne fai di tutta questa roba? Dammi retta, chiama lo svuota cantine e fatti portare via tutto. Via tutto via, libera la stanza e le pareti ti ringrazieranno.! Quelle foto che stai guardando, lasciale perdere che non sai nemmeno di chi sono…e quel libro della V elementare che perde le pagine! Non è una reliquia! Fai spazio e soprattutto fallo dentro di te!”

            E così lei a malincuore incominciò a dividere le cose e le loro storie: quelle da tenere e ricordare e quelle gettare e dimenticare e non fu facile. Pensava e rifletteva.  Toccandone alcune in particolare nella sua mente mille ricordi si facevano strada, ma facevano parte di un passato del quale doveva  rimanere solo l’essenza chiusa in fondo al cuore; il resto non contava doveva riuscire a liberarsi dell’inutile, di ciò che non serviva e doveva farlo anche su stessa stessa per ritrovarsi e continuare a vivere serenamente.

In che modo tornare? di Rossella G.

La mano – di Rossella Gallori

…la mano salda, grande, forte, sulla mia spalla sinistra, il pollice preme, fa quasi male, le quattro dita unite spingono, poco sopra il seno…seno stanco.

Non riesco a muovermi, non sono gambe…braccia…respiro…è impotenza, è: resta ferma!

Cerco un approccio silenzioso e loquace, riesco solo a chiedere nell’ assoluto “ silenziomio” chi sei????

Un odore di giunchiglie intenso  e dolce si spenge su di me: invasore tenace.

Ho capito chi sei, forse.

Puntuale ti ripresenti 48 ore dopo, stessa sensazione, non so se è oppressione o passione:

Sei ricordo?

Sei passato?

Sei futuro?

Sei oggi?

Domani?

Sei manogrande

so che mi vuoi fermare, cerchi di fermarmi, conosci la mia strada: stretta, polverosa, scivolosa a tratti…ed io non so più camminare.

Hai un nome, fingo di ignorarlo, sei Mano e basta…

…ti ho visto, sai, te ne sei andata portandoti via tutto, avevi una grande valigia di cuoio, una larga cinghia rossa e verde l’ attraversava.

Pezzo per pezzo, quasi tutto:

Il sole

La luna

La casa

Le cose

Gli amici scritti  quelli parlati

I libri alti, quelli schiacciati

Gli amanti, sempre uguali: uscivano per le sigarette e non tornavano, poi qualcuno che non  fumava, restava…

Ed io che li cambiano come abiti,  a volte stringevano, si scucivano, si strappavano, toppe,quante toppe.

Erano amati, non amanti, per poco o per tanto.

Ti ho vista sai “ manogrande” metter dentro anche mia figlia nella grande tasca di cuoio firmato, c’era anche il cipresso dello Stibbert che sbucava dalla chiusura dorata, quelle chiusure che non si ossidano nemmeno con il piscio di un cane…hai portato via anche il cane, che non abbaiava più, per pigrizia, non per morte, povera Flay.

Ora, ora sei tornata uomo Manogrande, nocche ossute…uomo o donna?

Non mi spaventi, conosco il tuo bagaglio, so cosa hai preso, cosa ti ho permesso di prendere, quel tutto che forse non mi serviva più. Ho troppo e non lo so?

Mi tieni ferma?

Resto ferma!

Se non so più andare, mi lascio andare, nella mia borsuccia di cencio buono ho quasi tutto:

Una gatta molto vecchia

Un plaid con sotto un marito

Gli amici,i pòchi, che so dove stanno

Quella figlia che c’ è e non c’è

Una campana che suona ore sbagliate

Una pentola sul fuoco

La valigia pesante è tutta tua, anche il nastro tipo Gucci  si sta sfilacciando!

MANO la tua

SPALLA la mia

Torni stasera?

Se sparisci ti perdono…io, io non mi perdo…..

Solo ciò che torna ti appartiene per Stefania

Solo ciò che torna ti appartiene – di Stefania Bonanni

Solo cio che torna ti appartiene. Cio che se ne va se ne doveva andare.

Nulla succede per caso, e sempre molto ho dovuto lasciar andare. Mi sento allenata e soggetta a dover lasciare andar, ed il mio impegno e’ farlo con leggerezza. Cercare ogni volta una leggerezza più chiara e più leggera, che sia nitida, che non nasconda, ma che non pesi sui pensieri di domani. Siccome nulla succede per caso, ultimamente ho lasciato andare:

– la casa dove ho vissuto, credo, gli anni più belli, quelli dei figli piccoli che crescono belli e buoni. La casa dove tutto era opera mia. Ogni chiodo, ogni disegno, ogni frego, ogni ninnolo, ogni libro, ogni giornale. Sembrava ad un certo punto ci avessi vissuto solo io. Ogni fiore, ogni pianta, era frutto delle mie ore, spese così, in serenità . Preparando le scatole per il trasloco, ho dovuto imballare così tanti libri, che ho capito subito che avrei dovuto rinunciare ad una parte. Ad un certo punto, sembrava non avessero fine, sembravano vivi, uscivano da sotto i letti, da dentro gli armadi, dai mobili. Erano i miei pensieri, le fantasie, la curiosità, le risposte cercate ed a volte trovate. Mai avrei creduto fosse così difficile, lasciarne andare una parte. Come decidere di abbandonare chi comunque mi aveva accompagnata, magari in un momento difficile. Magari in uno di quei momenti in cui altri si erano alleggeriti di me, ed io avevo trovato riparo in parole e pensieri più profondi dei miei. Spero di riuscire a fare a meno di quello che non troverò più, se lo cercassi.

– gli abiti. Ho scoperto, e non ne ero proprio consapevole, di avere molti abiti. Testimoni di una vita che non è più quella. Quando la vanità era prepotente ed assecondarla la via più facile. Armadi pieni di vestiti belli e firmati, che mi sono piaciuti tanto e che mi hanno fatto sentire a posto, vestita bene, nel tentativo di fermare quell’ insicurezza che ti fa sentire sempre sbagliata e fuori luogo. Una vita fa, quando camminavo dritta ed a passi veloci. Una vita da lasciare andare, insieme ai vestiti belli ed alle scarpe col tacco. Questo è un altro momento. E’ tempo di cose essenziali. Di quelle che facilitano, non di quelle che fanno sembrare. Voglio essere più minima, mi riprometto di diminuire le cose.

– invece non lascerò andare gli amici, quelli a cui voglio bene e che non mi sono parenti, per caso. Non lascerò andare chi mi ha strizzato l’ occhio mentre raccontavo di andare in ospedale, come dire : lascia stare, passerà e ci saremo.

– Non lascerò andare il sentimento, che si e’ moltiplicato, non dimezzato, ogni volta che mi ha lasciato per sempre chi mi ha reso sola, Non credo mi appartenga cio che torna indietro. O forse si. Ho sentito mani sulle spalle, quando ho alleggerito il dolore, l’ ho chiamato vita. Ho scavato dentro, e con quello che ho trovato ho riempito il fuori.

Ma non me interessa che il sentimento ritorni, mi basta averlo vissuto.