Una storia per tre autori dalle suggestioni di sei carte fantastiche: Carmela, Rossellina, Luca

La città di sotto – di Luca Miraglia, Rossella Bonechi e Carmela De Pilla

Ninì, occhi azzurri e capelli ricci e biondi, stamattina si gode un giorno di libertà dalla scuola.

Babbo e mamma usciti per i loro impegni (non senza mille raccomandazioni su cosa non fare, dove non mettere le mani, le solite storie insomma…), ora il grande giardino di casa è il suo parco giochi.

Un bel sole e tutti i colori di primavera lo abbracciano appena si affaccia, anzi, si tuffa tra erba fresca, margheritine, violette e quei strani fiori che non ha la più pallida idea di cosa siano: rossi rossi, a macchie irregolari proprio lì accanto al muretto di recinzione del giardino.

Ninì vi si sdraia accanto e li rimira curioso da ogni punto di vista.

  • Sono papaveri! – una voce gentile dichiara decisa da sopra la sua testa, da oltre il muretto.

Ninì alza lo sguardo e un ragazzo riccio come lui ma dagli occhi scuri e un gran sorriso lo sta osservando alle prese con la sua indagine botanica.

  • Ah – risponde Ninì – e tu che ne sai? –
  • So molte cose di questo mondo che tu non hai mai visto… –
  • Siii, figurati… – ribatte Ninì
  • Guarda qui! – e con un gesto rapido da prestigiatore il ragazzo fa apparire un papavero dalle sue mani vuote.
  • Accidenti!! Ne sai fare altri di giochi così?
  • Certamente! Se vuoi puoi venire con me e te ne mostro un mondo di questi giochi…-

Mmmhhh – mugolò tra se se Ninì… mamma e babbo non vorrebbero certo, ma con tutti questi giochi che cosa rischio in fondo?… appena mi stufo torno a casa e nessuno se ne accorgerà….

  • ok…andiamo!

…..ma Niní cominciava a non divertirsi più tanto, lo stupore diminuiva via via che i giochi e le trovate della sua strana guida si ripetevano e si dilatavano nel tempo.

Anche i colori si spengevano piano piano, Niní si accorgeva ora di angoli bui e corridoi di cui non vedeva la fine, e la luce, dove era finita?

L’ombra sembrava aver preso il sopravvento.

Basta, questo mondo nuovo e che sembrava così avventuroso non gli piaceva proprio più e come fanno tutti i bambini quando cominciano ad annoiarsi o ad aver paura, sbottò con voce stridula e tono perentorio:

  • Ora io voglio tornare a casa mia, nel mio giardino e ai miei giochi, non ci voglio più stare qui con te!

In risposta udì solo una voce venire da chissà dove che in tono calmo spiegò:

  • No caro Niní, nella Città di Sopra non puoi più tornare; mi hai seguito e ora sei un abitante della Città di Sotto, per sempre. Questo è definitivo!

Lo spavento fu tanto, povero Niní, che non trovò neanche la forza di piangere. Rimase lì, al semi buio, sentendosi abbandonato come quando al parco perse di vista la mamma per diverse ore. Si sedette a terra e cominciò a piagnucolare piano, quasi un lamento, poi aumentò il tono nella speranza che qualcuno di sopra lo sentisse. Ma lo Stregone, così ormai lo chiamava, aveva parlato chiaro: “per sempre”.

Fu allora che gli passarono per la testa tutte le storie di Capitani Coraggiosi e Cavalieri Temerari che aveva letto, tutti che trovavano nelle loro forze la capacità di farcela.

Ninì aveva ancora davanti agli occhi il volto di quella specie di stregone che lo teneva prigioniero nella città senza colore.

-Eppure- si diceva -Mi sembrava così buono, mi sono divertito con lui, mi ha insegnato tante cose, mai sono stato così bene…poi in un batter d’occhi è entrato nella bolla gigantesca ed è sparito nel nulla! E ora come farò a ritornare a casa? Mi manca la mamma,  papà e anche quella streghetta di mia sorella e qui è tutto buio! Ho paura, tanta paura! Gli alberi qui sono neri, nero è il prato, nere le case e non c’è anima viva, nessuno che mi possa aiutare!

È una città nera, nera proprio come la mia anima! –

Il terrore s’impadronì di tutto il suo corpo e come un fiore appassito, privo di vita si accasciò per terra, sentiva un gran vuoto e un freddo gelido imprigionò le gambe, aveva perso la percezione del tempo, i pensieri erano confusi e chiuse gli occhi.

Quando si svegliò gli apparve il bel volto di Nico, il suo migliore amico, cieco fin dalla nascita, mentre lo guardava con il suo sorriso rassicurante gli disse – Cerca dentro di te –

Aveva ragione Nico, doveva trovare la forza e il coraggio di uscire da quella prigione e incominciò a scavare dentro, se voleva salvarsi doveva cercare dentro di sé il mago che l’avrebbe aiutato a ritrovare la strada.

Proprio come il suo amico chiuse gli occhi e si avviò nell’oscurità della città senza colore, c’era tanto buio e la paura non diminuiva poi aguzzò il fiuto e proprio come fanno i cani si lasciò guidare dal profumo che sentiva in lontananza – Ma è il pane di Beppe! – esclamò saltellando dalla gioia.

La fragranza del pane appena sfornato penetrava nei vicoli della città nera e via via la pena che lo aveva accompagnato fino a poco prima sfumava per dare posto alla speranza, gli occhi non ce la facevano più a stare serrati e quando li aprì una luce fioca si fece spazio tra tanto buio e illuminò il suo cuore.

Ora sapeva, era sicuro di riabbracciare la mamma, il papà e quella dispettosa di sua sorella.

Le lacrime bagnarono anche il  cuore e si sentì leggero come l’aria fresca che penetrava nella città di sotto.

Grazie Nico.