Puzzle in bianco – di Rossella Gallori

Ero andata a letto da poco, con la solita ansia e la solita preghiera in gola: fammi dormire, ti prego fammi dormire, poche ore, ma serene, senza fantasmi, senza rumori, al caldo, senza urla dentro il materasso, coperta di sogni…..ti prego…
Il rumore, quindi, non mi svegliò, mi distolse solo dell’ennesima notte bianca…mi alzai lentamente aggiustando il vecchio maglione, compagno dei miei inverni…è così da anni t.schirt in estate, golfoni da novembre a marzo..
Scansai la thonet, accanto al letto, che non sapevo di avere, percorsi il lungo corridoio illuminato da un fragile raggio di luna bianco antico….
Lo trovai per terra, caduto da chissà dove, minuzzoli di cartone spiaggiati sul finto kilim color crema….migliaia di pezzi erano piovuti dal cielo, interrompendo il mio finto riposo, erano lì come una bianca lapide di marmo distrutta dal tempo…
Il puzzle della mia vita, distrutto in una notte qualsiasi di un anno uguale ad un altro…Non accesi la luce, qualcuno aveva lasciato la bugia sul tavolo, il mozzicone di candela sarebbe stato sufficiente, non avevo bisogno di molta illuminazione per vegliare i miei ricordi color ghiaccio, che di freddo non avevano che il colore….aprii le persiane sul cielo stellato, un brivido color zinco, percorse la mia schiena….confermandomi che sarebbe stata notte per poco ancora.
Riconobbi il pezzo con la bianca colomba, quello più grande con l’ orso polare, i dieci pezzi con i fuochi d’artificio color platino, il morso di cartone con la copertina verde acqua, che una luce bugiarda faceva sembrare bianca, quanta lana, quante lune…. E quel manicotto di ermellino color burro, sfumature di vita?
Trovai la tazza di latte bollente sul tavolinetto da fumo decapè, frutto di una tinta sbagliata, la presi tra le mani e mi sedetti per terra, senza pensare a come rialzarmi….chi aveva scaldato il latte per me è chi aveva fatto cadere un puzzle che non esisteva più da anni?
Il tappeto mi accolse caldo e polveroso, accarezzai con amore i pezzi con il tuo viso magro ed i capelli argento, quelli con il cappottino di pelliccetta del mio amore traballante sugli stivalini di vernice… trovai quelli con un indecente vestito di frange, sorrisi ad un mazzo di nuvole, bouquet sbagliato di un vestito da sposa che non era bianco….quanti pezzi ancora da rimettere insieme, quanti….
Fioca la candela, lesinava la sua luce, un attimo e RIMASI al buio, mi sfiorò il braccio una minuscola mano di porcellana trasparente e morbida, un gracile corpicino mi aiutò ad alzarmi, riconducendomi a letto, dormiva anche la luna. Nei primi rumori del giorno mi addormentai, seduto sulla thonet che non c’era il piccolo fantasma dagli occhi color fumo, vegliava su di me, un insolito soffio di vento agitava il suo bianco vestito di seta…….
Fascino di un incontro con fantasma, di quelli che proteggono davvero. Un angelo custode vestito di bianco?
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Una notte affollata che trova quiete in una tazza di latte caldo.
P.S. Grazie per la parola “thonet” che non conoscevo.
E per “stifelius” che hai usato qualche racconto fa che mi ha riportato ad un piccolo mondo antico di Bari.
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Un brivido color zingo il tuo racconto …non ho capito niente ma ho capito tutto
Meraviglioso modo di scrivere e descrivere mai banale e sempre vero
Grazie
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Minuzzoli di cartone spiaggiati su un tappeto, ricordi color ghiaccio, brivido color zinco e altre piccole frasi di per se caotiche ma in un racconto fantasioso vero ineguagliabile che solo tu riesci a scrivere con l’assoluta maniera che ti è familiare, più unica che rara.
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Quanta poesia! Ogni frase è un’immagine pittorica…bello!!
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Ross si resta incantati da come le parole si intrecciano con armonie che ogni volta stupiscono.Bravaaa.
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