La tenda sull’indaco – di Cecilia Trinci

Dal giardino non guardava quasi mai in su, verso la finestra. Sentiva vibrare atomi trasparenti che muovevano la tenda anche senza vento. Soprattutto senza vento. Era il fremito di chi tornava senza esser chiamato e si faceva, a volte, concreto, in un velo inconsistente, percepibile se nessuno guardava. Un sospiro appeso nel telaio della finestra.
Non era una sola persona, piuttosto un’essenza essiccata, un abbraccio collettivo di assenze. E non necessariamente defunte, ma anche solo passate di lì, in epoche diverse.
La tenda si gonfiava di respiri fragili, nel tramonto indaco e lei volutamente non la guardava. La sentiva ondeggiare, col suo carico di trina.
Guardava piuttosto davanti a sé, fissando il cespuglio di lavanda azzurra e, al di là della siepe, appena più su, il tetto della chiesina sbarrata, col campanile secco e le tegole smosse, dove un Gesù triste lacrimava da solo le proprie ferite di legno.
Era a quel punto che arrivavano le voci. Piccoli scoppi di risate indistinte, sussurri di parole spezzate. E cercava di afferrarne il senso, fissando lo sguardo sul cielo accaldato. Ma non riusciva a capire, né a distinguere visi conosciuti e neppure fermare quel frusciare di essenze che respirava lì e contemporaneamente altrove.
Chiudeva gli occhi mentre la finestra si animava e il “giardino delle assenze” si accendeva di indaco, illuminandosi.
…tende testimoni di vita, cerchiamo di improgionarle con preziosi ambrasse ma loro volano, si increspano, schermano osservano il dentro ed il fuori…
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Il giardino delle assenze da oggi cambia nome: diventa il giardino pieno della presenza dei pensieri di chi da oggi aspettera’ con fiducia si muovano ke tende, senza vento. Grazie per aggiungere sensibilità ad un mondo dove non ce n’è abbastanza.
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Vero:le tende si muovono anche senza vento,al ritmo delle assenze.Un’angolazione affascinante.Bello!!👀😍
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Intenso Cecilia, intenso e fremente.
Ti invidio un po’ la capacità che hai di “sentire”. Io ho perduto questo sesto senso.
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Bellissimo questo modo di immaginare assenze che dicono tante cose.
A volte mi è capitato di rimanere come ipnotizzata di fronte al movimento impercettibile di una tendina mossa dal vento. Mi hai riportata lì.
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Quando le parole raccontano grandi emozioni bisogna ascoltarle in silenzio e gioire…bellissimo ….grazie Cecilia
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Un ascolto con tutto il tuo essere : presenze e assenze percepite non con i sensi ma con l’intuizione. E la ricerca della magia in tutte le cose! Senza farti sfiorare dalla paura…
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è vero Cecilia, i luoghi e le cose raccolgono le emozioni di chi c’è passato, come se ognuno ci avesse lasciato un pezzettino della propria aurea. Dobbiamo solo imparare ad ascoltarli. Grazie
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Una tenda che freme e con le sue trine trasporta presenze e assenze,voci . Immagini molto belle Cecilia.
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