Pianeta arancione

Il pianeta arancione – di Luca Di Volo

Foto di WikiImages da Pixabay

E ancora una volta fu sveglio. Sveglio da un sonno agitato, infestato da incubi e da mille Erinni. Strinse gli occhi, sforzandosi di non pensare a quello che avrebbe visto, quello che da tre settimane, più o meno, gli si presentava davanti. Aprì gli occhi, ma…eccolo lì. . quel muro infinito, grigio e possente. Si stendeva a perdita d’occhio a destra e a sinistra…. . Eppure si curvava, lui lo sapeva dopo aver percorso chilometri e chilometri cercando una via di fuga. Era talmente immenso che i cambiamenti di direzione erano impercettibili e di vie di fuga non ce n’erano. Se si poteva uscire da lì avrebbe dovuto sfruttare altri sistemi…ma non gliene veniva in mente nemmeno uno. .

L’altro lato – si fa per dire – del larghissimo vialone era fatto di piante, fiori, frutti…era stata la prima via d’uscita che aveva tentato, prima di accorgersi che, se possibile, era ancora più impenetrabile dell’immane muraglia.

Che non era proprio ostile, a quanto pareva, dato che a intervalli regolari si apriva una fessura da cui su una specie di mensola compariva una scodella colma di una zuppa dal vago odore di funghi. Il sapore poi era delizioso, come aveva constatato. Insieme ad una brocca di acqua scintillante,  questa era la colazione, il pranzo e la cena, indipendentemente da dove si trovava, in quel labirinto apparentemente sempre uguale. Per lui.

Il tempo passava, se il tempo era un concetto utilizzabile in quell’universo così immutabile. I giorni si alternavano alle notti e quando il sole tramontava quel luogo veniva inondato da una dolce luminescenza aranciata, che si spengeva quando lui era stanco. Ed era allora che compariva la  visione fantastica di un cielo come pochi, ”prima”, avevano avuto la fortuna di poter vedere. E lui era uno di questi fortunati; anzi , proprio mentre stava lavorando al VLT, sul Cerro Paranal, a 5000 metri sulle Ande Peruviane gli era capitato l’”incidente”. Ormai lui lo chiamava così: ”lì “ si era addormentato e” qui” si era svegliato. Punto e basta.

Tanto per ingannare il tempo, aveva cercato di capire almeno “dove” era, se non “quando”, ma questo era molto più difficile. Perciò si era concentrato sulla prima domanda. Alzando gli occhi aveva visto, quasi allo Zenith, la costellazione della Croce del Sud, con a fianco la sua fedele ancella: la stella Alpha del Centauro…che abbagliava per il suo splendore. Quindi quel posto – se era un “posto” – si trovava nell’emisfero Sud. Per la latitudine, ricordandosi che di mestiere faceva l’astronomo, gli era bastato individuare la costellazione dell’Ottante, l’equivalente dell’Orsa Minore per il mondo australe, che conteneva la Stella Polare del Sud, e vederne a occhio l’altezza sull’orizzonte: circa 45 gradi. Quindi era in un punto qualunque a 45 gradi di latitudine Sud. Però bisognava sapere anche la longitudine. . e questo era impossibile…infatti ci rinunciò subito…

La sua attività era camminare…camminare…camminare. . nell’inconfessabile speranza che in fondo una meta, un principio, un termine, in quel labirinto temporale ci fosse.

.

Da tempo ormai i suoi abiti si erano sfarinati, viaggiava nudo…. tanto la temperatura era sempre la stessa e non pioveva mai. .

Quel Labirinto però, costringeva a pensare.

Estraneo ai tormenti del fardello quotidiano, nudo come il suo corpo, il pensiero volava libero, sorpreso e compiaciuto. Proprio come l’aquila che può cogliere visioni proibite agli umani, così anche lui poteva sentire espandersi il respiro, alitandolo come un soffio potente. E il Labirinto pareva incoraggiarlo, coi suoi silenzi e l’assoluto della sua presenza.

Perché ancora lo premeva il chiedersi con angoscia perché. . perché fosse proprio lì…Forse era impazzito. . o forse era pazzo “prima”?!

Non c’erano risposte, solo il dolce frusciare di un venticello e la tenera luce arancione.

Ma . . il Labirinto sembrò rispondergli…e “prima”…”prima”. . in quel mondo tormentato…forse avrebbe saputo rispondere?!

Assolutamente no. Da questo punto di vista i due mondi erano equivalenti. E altre domande non ce n’erano.

E poi si accorse di un fenomeno di cui non si era accorto, perso nel labirinto del suo pensiero….

Il Sole non sorgeva né tramontava…. era sparito. Quindi questo posto era, come dire. . fuori.

La seconda cosa che lo spaventò fu quello che in un primo momento prese per un suo difetto di vista. Sì perché avrebbe giurato che col trascorrere del tempo le stelle. . le stelle. . gli mancavano le parole. . insomma ,  gli pareva che le stelle stessero diradandosi. . Già la Croce del Sud non si vedeva, era a Occidente…e ad Oriente anche  la sua compagna era scomparsa.

Ma la terza cosa che lo fece quasi piangere di gioia, fu la comparsa di un’ombra…lontana lontana…si avvicinava…quando la riconobbe …cadde in ginocchio, gli occhi bagnati dalle prime lacrime versate in quel posto.

Quell’ombra era una donna…. nuda come lui…. in quel mondo assurdo.

Non ci fu bisogno di parole…anche perché scoprirono che “prima” erano di due paesi diversi e parlavano lingue differenti. Ma “lì” si comprendevano a meraviglia. . senza parole.

Anche lei cadde in ginocchio…. era nera, la sua pelle brillava nella luce dolce assumendo strane luminescenze….

Nella notte dormirono accucciati insieme…. li illuminava la loro beatitudine.

Si svegliarono insieme…qualcosa era cambiato.

Il Labirinto…maestoso ed alieno, era sparito.

E loro stavano guardando da una piccola altura un mondo nuovo di zecca.

Un caldo sole arancione benediceva quel primitivo Eden, traendo strani e dolci riflessi dal panorama ricco di piante, ma soprattutto di una miriade di laghetti che riflettevano la luce di quell’affascinante Sole.

Nuovi Adamo ed Eva…si presero per mano e si incamminarono giù per la collina…. Conoscevano la loro missione.

E per la prima e ultima volta il Labirinto parlò: ”Vi dono tutto questo…non rovinatelo come…. ” Sapevano benissimo a chi alludeva. .

Continuarono la discesa verso la tenera vallata, chiedendosi quale fra tutti quei dolci laghetti sarebbe stato il loro Lete.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

3 pensieri riguardo “Pianeta arancione”

  1. Auguro buona fortuna ai novelli Adamo ed Eva. Loro sì, consapevoli di che cosa sia l’essere umano. Notevole il passaggio dalla dimensione dell’incubo a quella dell’eterna buona novella: è graduale, temporeggia in dimensioni da sperimentare, in mondi che non si sa dove è quando collocare. Fino ad approdare là, dove tutto inizia. Da rileggere e rigustare più volte.

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