Solitudine da soli

Solitudinedi Patrizia Fusi

La vita nel suo scorrere ti mette davanti diverse solitudini.

Non mi piace la solitudine, alcune volte cerco di adattarla alla mio vivere.

Ricordo la solitudine che provavo da bambina, nel tardo pomeriggio quando il sole era per tramontare e gli alberi disegnavano la propria immagine in maniera allungata, nel mio cuoricino era il momento in cui mi mancavano i miei cari, la mia casa, gli odori aspri di cucina semplici ma a me tanto cari.

Questa solitudine che io chiamavo “delle ombre lunghe” l’ho provata per tonto tempo anche quando ero già mamma ma poi piano piano è sparita e rimasto solo il timbro.

Ricordo la solitudine emozionante che per diversi anni provai davanti all’immensità di quel solito tratto di mare. Ricordo la prima volta che passai la duna: era abbastanza in alto in paragone alla spiaggia, davanti a me la lunga conca di spiaggia con questa distesa d’acqua che in lontananza si congiungeva al cielo formando un unico. Il sole era già tramontato il colore prevalente nel mare e su tutto quello che mi circondava era un nocciola chiaro, piccole onde si alternavano dolcemente, un leggero rumore di risacca,  richiami striduli di gabbiani, l’odore della salsedine mi pungeva gradevolmente le narici, non c’era nessuno.

Tutto questo mi procurò una forte emozione che mi invase tutta, facendomi stringere lo stomaco che mi pervase tutto il corpo dandomi un senso solitudine e di pace.

 Credevo che fosse un’emozione costante che avrei continuato a provare per sempre, ma non fu cosi: dopo diversi anni non provai più quel turbamento nel vedere e assaporare il paesaggio marino.

Solitudine di una Pasqua e Pasquetta da sola, sensazione di vuoto, vecchie paure provate da bambina si riaffacciano alla mente irrazionalmente, un senso di abbandono, di non essere amata. In questo giorno sto male da sola, una telefonata rompe questo stato di malessere: l’invito di mio genero ad andare da loro, accetto per il caffè, passo il pomeriggio piacevolmente.

Il giorno dopo nel primo pomeriggio riprovo un forte disagio, neppure le video chiamate del mio compagno né dei miei nipoti mi bastano a farmi passare il dolore. Indosso un vecchio toni e scappo di casa. Attraverso la strada e vado dietro alle fabbriche, non c’è nessuno, inizio a camminare avanti e indietro in questo piccolo tratto di strada, come un topo in gabbia, le ossa delle ginocchia si fanno sentire, inizio a guardare con attenzione , mi abbandono a quello che mi circonda, un leggero vento fa muovere gli alberi che sono sul balzo , producono un fruscio costante e formano una sinfonia musicale, gli uccelli cantano tranquilli nel silenzio che circonda il tutto, i primi papaveri rossi e i fiori di tarassaco giallo rendono più allegro quel bel balzo ricoperto da una lunga sterpaglia incolta,  il vento mi arruffa i capelli incolti anche loro per mancanza delle mani esperte del parrucchiere. Mi fermo, mi sento meglio.

Io posso stare sola, questo non mi fa paura, ma non mi devo sentire sola.

Mi piace la solitudine e il buio della notte nella campagna, mi sembra che il buio mi abbracci e mi nasconda e mi protegga. Mi piace stare da sola nelle mie passeggiate, farmi rapire dai suoni, odori, colori che mi circondano che cambiano a seconda delle stagioni.   

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

3 pensieri riguardo “Solitudine da soli”

  1. La differenza fra stare da soli e sentirsi soli è abissale.
    Le tue descrizioni sono state un tuffo di nostalgia nel passato e nello stesso tempo un ripiombare nel presente in alcuni suoi aspetti a volte inquietanti. Brava

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