Pesciolini

PESCIOLINI FRITTI – di Elisabetta Brunelleschi

Nerina e Turi trascorrevano le vacanze in un ridente paese disteso sulle pendici di quei monti siciliani affacciati sul mar Jonio.

Ogni estate Don Paolo e Donna Elvira, i genitori di Turi, li accoglievano con gioia e per loro preparavano tutte le possibili specialità locali: pasta con le melanzane, ricotta fresca, formaggio fritto, pane appena sfornato, pesce alla griglia, stoccafisso alla messinese, agnello al forno, …

Turi e Nerina scendevano al mattino verso il mare. Distendevano gli asciugamani sulla spiaggia ciottolosa e dopo essersi inebriati di sole, si tuffavano tra le onde appena increspate.

Talvolta Nerina rinunciava al bagno e se ne restava ferma, coi piedi a mollo vicino alla riva a guardare i numerosi pesciolini che quasi le sfioravano le gambe. Guizzi luminosi che si divertiva a immaginare negli abissi più profondi, sfuggiti alle reti dei pescatori!

Nei dopocena salivano in piazza con Don Paolo, lì c’era l’unico modesto bar del paese e intorno ai pochi tavolini s’intrattenevano con i compaesani.

Nelle loro conversazioni Turi riviveva l’infanzia e la giovinezza trascorse su quei monti. Nerina porgeva l’orecchio curiosa di tutto, ma rimaneva in silenzio. Parlavano in dialetto e anche se anno dopo anno quella lingua sconosciuta le era a poco a poco divenuta familiare, non riusciva a proferire verbo, capiva, ma non parlava.

Una sera Jachino, detto “il professore”, era il maestro del paese e lo si onorava con quel titolo, si rivolse a Don Paolo chiedendo:

-Ma una frittura di pesce fresco, da quanto non ve la mangiate?-

-Eh, magari! Quello sale una volta la settimana e chissà da quanto li tiene nella cesta!-

Il quello evocato da Don Paolo altri non era che Tano, il pesciaiolo che il giovedì mattina parcheggiava in piazza la ‘Lambretta’ e richiamava le donne al grido di “pesce dello Stretto, stamani costardelle fresche“.

Molti dubitavano della freschezza, ma il pesce veniva ugualmente acquistato, non c’era altro e alla fine era commestibile!

– Ce ne andiamo giù a Lumera – continuò Jachino – faremo assaggiare a vostra nuora del vero pesce. Lassù al Nord , che ne trovano!-

– Pescati freschi e buttati in padella-

Poi si rivolse a Nerina:

– Il vero pesce fresco, lo riconoscete mentre frigge!-

Continuarono a parlottare sino a notte fonda, pensando alla frittura e alla notte giusta per andare a pescare, perché era col buio che si potevano catturare i pesciolini migliori!

Un sabato pomeriggio della settimana seguente, scesero tutti a Lumera: Turi e Nerina, Don Paolo e Donna Elvira, Jachino con la moglie Donna Carmelina e i quattro figli: Mimmo, Santino, Sara e Francesca.

A Lumera Jachino aveva una casetta a due piani. Sul retro c’era un giardino recintato da un alto muro con sul fondo una porticina che si apriva direttamente sulla spiaggia 

Dopo il tramonto l’intera comitiva varcò la porticina e si portò sulla riva del mare, qui li attendeva Nino, il pescatore amico di famiglia, che aveva già gettato la rete.

I sassi della spiaggia bruciavano ancora del sole del giorno. Un raggio di luna luccicante si allungava sull’acqua.

Santino mostrò la rete. Poi a un cenno di Nino tutti, anche Nerina, iniziarono a tirare e a tirare, finché la fitta maglia emerse gonfia del guizzare di pesci mescolati a lunghe strisce di alghe nerastre.

Pian piano distesero la rete e Nino da esperto pescatore, scelse a uno a uno i pesci e nominandoli con incomprensibili termini dialettali, alcuni li buttava in un secchio e altri li rilanciava nel mare.

Don Paolo si complimentava. Nerina e Turi seduti sulla chiglia di una barca osservavano la scena. E lei intanto pensava: ‘Ecco qua i pesciolini guizzanti al mattino che finiscono in padella la sera’

Alla fine della cernita il secchio si riempì di argentee creature. Gli uomini ripulirono bene le reti  che riavvolte con cura, furono sistemate in un angolo del giardino.

Dopo poco la compagnia era seduta attorno al tavolo di cucina apparecchiato con melanzane e peperoni arrosti e poi abbondanza di pomidori, cipolla, olive e pane di semola.

Le donne avevano messo sul fornello un’enorme padella di ferro. E i pesci, lavati e asciugati furono delicatamente adagiati nell’olio che già sfrigolava.

– Ecco vedete- declamava Jachino – questi non se stanno immobili come bastoncini. Guardate come fanno!-

-Sono freschi, solo i pesci appena pescati si avvitano così mentre friggono- Gli fece eco Nino.

Era vero i pesci si torcevano come serpentelli striscianti nell’erba.

Con un largo mestolo donna Carmelina li tirava su e li deponeva nei vassoi dove era stato steso un foglio di carta gialla.

La frittura fu servita bella calda e in silenzio ognuno si servì.

Nerina mangiava lentamente, stando attenta a togliere e scartare lische, code, teste, …

Turi invece li acchiappava con due dita per la coda e se li infilava in bocca tutt’interi. Nerina lo osservava quasi spaventata, temeva gli restasse in gola qualche spina!

Mimmo, accorgendosi dei suoi scrupoli, ridendo le disse:

-Questi sono buoni così!-

E guardandola si ficcò in bocca due pesci interi dei più grossi. 

-Lassù al Nord non ne trovate!- Esclamò Jachino gustando gli ultimi rimasti nei vassoi.

Dopo cena si spostarono nel giardino. Donna Carmelina, la moglie di Jachino, aveva preparato una meravigliosa granita al caffè. Se la gustarono, intervallando le cucchiaiate con i complimenti alla cuoca perché una granita come quella pochi la sapevano fare!

Si arrivò così al termine della cena. Si salutarono con calore, ripetendo reciproci ringraziamenti e augurandosi all’infinito la buonanotte.

Jachino e famiglia rimasero a Lumera; Nerina, Turi, Don Paolo e Donna Elvira ripresero la via del paese.

Giunsero lassù a mezzanotte passata, l’aria era tiepida e il cielo brillava di stelle.

Camminarono dal parcheggio alla casa, ascoltando, nel silenzio della notte,  il risuonare dei passi sul selciato.

Qualche finestra era ancora illuminata, una sagoma scura si affacciò cauta da un balcone.

– Buonasera Angiolina!- salutò Don Paolo

– Ah! compare, siete voi!-

– E chi volevi che fosse! Andatevene a letto.-

– Buonanotte Angiola!- dissero poi tutti in coro.

-Siamo controllati- continuò a bassa voce Turi e ridendo varcarono la porta di casa.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

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