Anni: 2016 e 2017 – Sandra

Anni difficili – di Sandra Conticini

Faceva ancora parte di quegli anni molto impegnativi che ho trascorso. Divisa tra lavoro, casa, figlia, badanti, spesa. Ero sempre con le lacrime a fior di pelle, agitata, l’ansia da telefono…quando suonava avevo paura a rispondere.

Raramente prendevo  qualche spazio per me, ma il senso di colpa mi divorava.

Quell’estate non finii neppure i miei pochi giorni di ferie che negli ultimi anni facevo e  tornai in fretta e furia dal mare perchè la mamma da giorni non mangiava e non parlava. Ricordo che avevo fretta di tornare, ma quel viaggio diventò un’apocalisse, perchè trovai un incidente ed arrivai da lei alle due di notte, ma naturalmente dormiva. La mattina quando ritornai a casa sua aprì gli occhi e iniziò a parlare solo con me, ed allora capii che lei si era accorta della mia assenza anche se telefonavo tre o quattro volte al giorno.

Verso fine anno arrivò la notizia che dovevo scegliere, si fa per dire, se andare o meno in pensione. Comunque la scadenza era a fine gennaio, quindi l’anno nuovo mi avrebbe portato consiglio.

2017

Il 2017 iniziò il mese di gennaio con questa decisione che mi torturava, qualunque cosa avessi deciso, non ero contenta. Il 31 gennaio, giorno di scadenza per la domanda, decisi per la pensione, perchè rimanere non mi avrebbe fatto sentire a mio agio.

Poi arrivò febbraio e la mia mamma mi lasciò e, mentre all’inizio mi sembrò una liberazione, ancora mi manca.

A marzo si laureò mia figlia, e lì cominciò un po’ di discesa.

Anni: 1977 – Laura

1977 – Un viaggio “mitico” – di Laura Galgani

Un vero anno di passaggio, dopo il quale niente sarebbe stato più “da piccoli”.

Le medie appena finite, l’estate a far da ponte verso il futuro.

Le superiori sarebbero iniziate a breve ed io scalpitavo. Ma, nel frattempo, un viaggio in Grecia mi avrebbe trasportata in un mondo di sogni, miti, tramonti infuocati e notti stellate.

Il babbo a giugno mi aveva fatto trovare guida del TCI e cartina e mi aveva detto: “Sei tu il copilota. Fai l’itinerario del viaggio e impara a leggere il greco, ne avrò bisogno per i cartelli stradali!” Detto fatto, in pochi giorni sapevo leggere il greco e avevo imparato un bel po’ di parole utili alla vita quotidiana. 

Avevo scelto le tappe più importanti della Grecia classica, partendo però dalle “Meteore”, altissime rocce isolate con in cima i monasteri bizantini, che dalle foto sembravano davvero essere atterrati lì da un altro pianeta. 

Una sera il babbo annunciò – pensando di farmi gradita sorpresa – che con noi avrebbe viaggiato la famiglia fiorentina che avevamo conosciuto tre anni prima, durante la traversata per la Sardegna, e con la quale avevamo condiviso parte di quella vacanza. La notizia mi turbò non poco. Il più grande dei figli di quella coppia aveva due anni più di me, e già dopo la vacanza in Sardegna mi aveva scritto dicendosi profondamente innamorato di me. 

Allora ero troppo piccola anche solo per capire. Tre anni dopo la prospettiva di incontrarlo di nuovo, lui 16 anni e io 14, faceva nascere dentro di me un misto di curiosità, angoscia, desiderio, ma comunque mi lasciava molto, molto turbata.

Ci incontrammo sul molo del porto di Bari, pronti all’imbarco. Io ero tesa, ma anche tanto curiosa di capire che cosa significasse provare dei sentimenti per un ragazzo, essere corteggiata, insomma, scoprire l’amore.

Lui era decisamente bello: già abbronzato, si stava facendo uomo. Capelli mossi, castani, lunghi, con bei riflessi dorati. Occhi verdi … un vero dio greco. Il mio turbamento cresceva ad ogni miglio percorso dal traghetto. 

Sbarcammo ad Igoumenitsa e ci accampammo in una baia silenziosa, fra dei pini, vicino al mare. Poco più in là si stendeva placida una bianca spiaggetta ciottolosa. Quella sera, dopo cena, Andrea – così si chiamava il bel dio greco – mi prese per mano e con tanto di walkman e asciugamani mi invitò ad un bagno notturno. Benché molto titubante mi lasciai convincere – del resto non si addice ad una fanciulla resistere agli dei – e in quella notte intrisa di poesia, di luna, di musica, divenni anche io parte del mito che da sempre sconvolge la vita degli esseri umani.

Il mare nero e cupo non era freddo, il sapore del sale rimaneva sulle nostre labbra tiepide e le gocce d’acqua sulla pelle umida rilucevano alla luna grande e smisurata che dominava quella caletta silenziosa, mentre carezze ora incerte ora sapienti andavano in cerca dei nostri corpi. Solo la musica dei Pink Floyd “The Dark Side of the Moon” arrivava dalla riva ciottolosa, come a voler presagire il futuro.

C’è sempre una faccia oscura della luna. C’è sempre un possibile agguato della vita. 

Per te è stata l’eroina, che ti ha adescato, catturato, poi fatto a brandelli.

Non ho mai saputo com’è andata a finire. Non so nemmeno se ancora vivi. Non ho mai preso commiato da te.

Ciao, eroe greco del 1977, dagli occhi verdi e dalla pelle ambrata.

Perdonami, non potevo essere io a salvarti.