Anni: 2016 e 1979 – Stefania

Anni 2016 e 1979 – di Stefania Bonanni

Nel 2016 ho compiuto 60 anni, ed ho proibito qualunque festeggiamento, per civetteria. In realtà ero contenta. Di me, perché mi piacevo, nonostante gli acciacchi, del mio bellissimo nipotino Leo che cominciava ad esprimere affetto ed allegria (essendo nato nel 2015), ero contenta della vita che stava per cambiare perché smettevo di lavorare, essendomi chiarissimo che volevo passare il mio tempo da nonna. Mi ricordo contenta, nel 2016. Come a tagliare un traguardo. Come uno che ce l’ha fatta, nonostante il fiatone.

1979.

In quel periodo sono stata pazzamente felice, non contenta, proprio pazza e felice: con le farfalle dappertutto,  le risate sempre sull’orlo delle labbra e gli occhi scintillanti. Il 1979 è  stato l’anno nel quale ci siamo decisi a saltare nel precipizio, io e Paolino, senza paracadute, ma tenendosi per mano. Era rischioso, ma non  servirono parole. Per noi parlarono mani, cuori, braccia,  occhi. E si sono intesi in una lingua che non conosce interpreti, né intermediari, nella quale vicino non è abbastanza, conta solo stringersi. “L’amore che strappa i capelli, ha detto un poeta”, e averlo riconosciuto, quell’amore, è  stara una grande fortuna, un ricordo bellissimo, un arcobaleno.

Un pensiero: Vanna

Commento in differita all’incontro di ieri, 1 dicembre

VOCI – di Vanna Bigazzi

Sono voci quelle che ho sentito, come dice Cecilia, voci di persone, non rumori, frammenti essenziali dai quali emerge l’anima, tanto soffocata in questi tempi. Non parlo dei disagi portati dal Covid, parlo della realta` che viviamo dove ogni valore ha un costo, ha un peso. Non c`e` spazio per cio` che non incide materialmente, un contesto dove lo slancio viene tradito e punito e si ottiene solo cio` che si chiede con indifferenza. Oggi non ci si puo` piu` abbandonare se non nel caso in cui ci si veda un tornaconto e il passato viene dimenticato quando si ritiene che non serva piu`. Voci di vita vera sono invece queste, le vostre, non solo suoni come suggestioni magiche di parole ma testimonianze di esistenza. 

Dicembre 2021

Echi di dicembre – di Cecilia Trinci

Non è un mese come gli altri, non c’è nulla da fare!

L’aria si fa fredda, oltre che buia. Candele e luci di Natale si accendono più per farsi compagnia che per la tradizione.

Aghi di pino, cannella, marmellate, cotogne e miele. Sento il profumo dei vostri dolci, spruzzati di bianco. Era farina? o zucchero a velo?

Mi mancano i vostri passi sulle scale.

Arrivavo prima per apparecchiare, per mettere cioccolatini sulla tovaglia rossa, le sedie, i bicchieri per le tisane e il the. Arrivavo prima per ascoltare il silenzio della stanza vuota .

Per raccogliere le idee, per concentrarmi.

Arrivavano i vostri passi con i tacchi da ragazza, e le risate e, in ultimo, a volte, a essere fortunati, la fretta di Simone-in-ritardo.

Arrivavano i vassoi coperti di tovagline a fiori, la sorpresa di ricette antiche, la cotognata, i biscottini, gli omini di neve a decorare, e le frasche di Tina, i fiori tardivi di Mimma, gli esperimenti ebraici di Rossella. A volte una rosa, “è l’ultima del giardino”.

A dicembre i dolci si infittivano, facevano a gara a uscire dalle vostre borse, dai cestini di Tina, dai sacchetti amorosi.

Mani di donne che mai dimenticano di essere madri, vere o potenziali è lo stesso, mani che cucinavano, confezionavano, raccontavano e alla fine scrivevano, con penne personali, su quaderni a colori, con la ricchezza di donne vive.

Mi mancano le vostre mani, Matite. Le vostre mani di dicembre, uscite dai guanti e ricche di tenerezza.

Incontro 1 dicembre 2021

con Cecilia Trinci

I ricordi in un tempo preciso: il 2016

Difficile identificare ricordi precisi relativi ad un anno in particolare.

Nel 2016 c’è stata la Brexit, l’elezione di Donald Trump, la morte di Dario Fo e Classius Clay, è stato assegnato il Nobel a Bob Dylan, ci sono state le Olimpiadi a Rio De Janeiro, il referendum di Matteo Renzi. In agosto il terremoto in Italia Centrale e a gennaio era stato ritrovato il corpo di Giulio Regeni.

Nel nostro mondo di Matite il tempo scorreva in due gruppi molto separati, c’erano persone che oggi non vediamo più, altre sono rimaste, come meravigliose colonne e testimoniano in presenza ricordi e racconti.

Leggiamo la “schiacciata con l’uva” di Mimma, il Buio di Stefania e la Mancanza di Rossella, scritti nel 2016.

Raccontiamo poi come ognuno di noi vede, in forma grafica la struttura dell’anno solare.

Scopriamo che l’anno si vede come succedersi di stagioni e di colori, qualcuno lo scandisce con i compleanni o le feste tradizionali, o il ritorno di chi conta davvero. Qualcuno conta l’anno a partire da dopo l’estate, o da Natale, o dal proprio compleanno.

Stefania lo ipotizza come un lungo scontrino: le spese fatte testimoniano “che si è fatto fronte a quello che ci è capitato”.

Laura come un treno con vagoni di scatole da riempire di cose.

Mimma come una grande foglia di vite, bella, generosa, che nel tempo cambia colore e poi cade a terra

MariaLaura lo vede come uno gnomo che avanza con un sacco sulle spalle, ogni 24 ore, allo scoccare della mezzanotte, prende qualcosa dal sacco e lo lancia dietro le spalle.

Altre immagini sono circolari e puntano sulla ciclicità degli eventi.

Per Rossella è una scala senza ringhiera a forma elicoidale.

Per Carla l’anno è un orologio che procede in senso antiorario e inizia il viaggio alle 16,30, cioè a settembre, dopo la “seconda vita parallela” di lei, al mare.

Si riflette poi sulla scelta di un anno speciale. Ognuno il proprio.