LO SPAVENTATASTI – di Simone Bellini
Un Bar. Un bar di periferia. Un bar come tanti, un po’ trasandato, in una stradina anonima, quattro tavoli per accogliere i soliti quattro amici o poco più, un mazzo di carte, i soliti argomenti, le solite ordinazioni, nuvolette di fumo degli accaniti giocatori (in barba alle disposizioni ), un arredamento minimo, senza mai un cambiamento. Da quando Armando aveva comprato il locale, tutto era rimasto come lo aveva lasciato il vecchio proprietario, compreso quel pianoforte verticale che nessuno aveva mai sentito suonare.
Le giornate passavano tutte uguali, fra le solite battute sarcastiche degli amici, che comunque gli garantivano un incasso minimo per portare avanti la sua attività.
– Ehi Armando, da quando hai assunto uno spaventapasseri per il bar ! –
Davanti al grande vetro si era fermato un tizio secco allampanato, alto almeno un metro e novanta, con un volto scavato dalla fame ( si direbbe). Un cappellaccio di paglia dal quale spuntavano ciuffi di capelli di un biondo ormai antico. Indossava un trench avana che aveva conosciuto tempi migliori, sopra dei pantaloni di tela marrone che largheggiavano su quelle gambe ossute ed una camicia a quadri. Uno spaventapasseri in carne e ossa ! Era lì fermo da quasi dieci minuti con lo sguardo fisso all’interno del Bar.
– Senti amico – disse Armando uscendo – o entri o te ne vai, mi stai allontanando la clientela con il tuo aspetto trasandato. –
Traballò un po’ , poi entrò puntando deciso verso il pianoforte. Si soffermò sfiorando la polvere che vi si era depositata con un gesto di rispetto, quasi mistico, poi alzò il coperchio della tastiera lentamente con un’emozione che gli riempiva gli occhi.
– Ehi sai suonare ?-
Non rispose, preso com’era ad osservare quel reperto musicale, mentre le sue dita simulavano una melodia sfiorando i tasti. Ne toccò qualcuno, forse per capire se l’ accordatura aveva retto al tempo, ne uscirono delle note scollegate e stonate.
Armando e i suoi amici si scambiarono sguardi di scherno.
– Ora il nostro amico Spaventatasti ci delizierà con Mozart, Beethoven e quant’altro di meglio ! – disse facendo scoppiare una risata generale.
Non riuscì a finire la frase che, dopo averle scrocchiate, le sue mani si avventarono sulla tastiera dando vita ad un turbinio di note, di emozioni, alimentate da un virtuosismo magico. Tutti restarono a bocca aperta e occhi spalancati, increduli di ciò che stavano ascoltando.
Era un fiume di note in piena che inondava tutti gli avventori che, attratti da quelle melodie, stavano man mano riempiendo l’ angusto locale.
Armando, euforico, stava impazzendo nella foga di prendere nuove ordinazioni dei clienti, sistemati con dei tavolini improvvisati, mentre scroscianti applausi salutavano la fine di ogni esibizione.
– Ehi Spaventatasti, puoi tornare qui anche tutte le sere se vuoi suonare. Per te ci sarà sempre un posto per bere e mangiare!

Bello Simone, davvero bello: denso, allegro, dolce. Grazie!
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Lo sguardo di Simone sull’Umanità!
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Guardare oltre….le apparenze ingannano….la vita a volte regala belle sorprese!
Grazie Simone
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Quando l’immaginazione s’ incontra con la realtà nascono storie profonde e originali…bravo
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Dove è quel bar, vorrei che esistesse, in angolo con il mio caffè, ad ascoltare musica, non importa avere gente bella basta avere cuori…si apre la porta e : ciaoSimoooo
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Il tuo cuore è proprio puro e desidera essere amico di tutti… Abbracciaci!!!
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Delle volte c’è del talento dove meno si crede, bello Simone
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