La battaglia di Guerrino – di Gigliola Franceschini

Da generazioni la famiglia Guerrini coltivava quel podere di ottima terra, in una posizione favorevole e Guerrino aveva avuto l’idea di provare in uno dei migliori campi un prodotto nuovo che avrebbe portato altri guadagni. Aveva seminato e ben presto erano affiorati i primi germogli, tanti, un prato verde. Ma una grande quantita’ di passeri ed altri uccelli di piccola taglia avevano fatto mambassa delle tenere piantine. Doveva fare qualcosa per proteggere quella produzione e penso’ ad uno Spaventapasseri, ma non il solito fantoccio, una cosa grande e fantasiosa capace di mettere in fuga quegli uccellini che lui definiva bestiacce. Con l’arguzia tipica dei contadini, scarpe grosse e cervelli fini, penso’ ad un grande fantoccio che portasse da un braccio all’altro una specie di mantella che alle folate del maestrale e del vento di terra, avrebbe messo in fuga gli sgraditi ospiti. Una tela cerata fu utile al suo progetto, riempi’ di paglia e fieno lo Spaventapasseri e completo’ l’opera col suo cappellaccio marrone come a dimostrare che lui era il padrone e l’ideatore. Lo carico’ sul carretto e lo porto’ nel campo che voleva difendere, poi lo pianto’ saldamente in terra. Era soddisfatto e fiducioso fino quasi alla certezza. Questo spaventerebbe anche un’aquila , aveva detto alla Nina. La mattina seguente, dopo aver accudito gli animali, prese gli arnesi da lavoro e si avvio’. Passando vicino al campo dello Spaventapasseri, vide sventolare la cerata come ali, penso’ di aver raggiunto il suo scopo. Ma piu’ da vicino, si accorse che gli uccelli avevano fatto una strage dei teneri germogli appena spuntati dalle zolle e invece di aver paura, si erano appollaiati a decine sullo Spaventapasseri per fare in tranquillita’ una serena digestione della pappata mattutina. Guerrino ando’ su tutte le furie, comincio’ a prendere a calci il palo che sorreggeva il fantoccio e lo butto’ a terra. Poi lo calpesto’ fino a distruggerlo completamente , con la zappa lo spezzo’ , cappello compreso. Tirava certi sagrati peggio di quando si scatenava la grandine. Rientro’ a casa per il desinare, la Nina lo vide nero e si guardo’ bene dal fare domande, gli mise davanti il fiasco del vino e lui, prima che lei portasse un bicchiere, si attacco’ al fiasco e dette due o tre sorsate poi disse, tutto inutile e chiuse l’argomento. Non ne volle parlare piu’, quando qualcuno accennava a quell’episodio, si rabbuiava e cambiava discorso. Non coltivo’ niente in quel campo, solo erba medica per il foraggio degli animali. Continuo’ a lavorare la terra alla sua maniera. Non volle ascoltare i consigli degli amici che lo esortavano a riprovare. Mai, diceva. Guerrino era fatto cosi’ chiuso nel suo mondo quadrato e un po’ ottuso, non digeri’ nel tempo quella che per lui era stata una battaglia persa. Niente nuove colture, niente Spaventapasseri, tutto come prima. La sua creativita’ era stata da un sonoro insuccesso e questo era troppo per una testa dura come la sua e poi ci aveva rimesso anche il cappello!
Divertente il tuo Guerrino, testa dura di mare….sotto le bufere del maestrale, immagini salate e vive, Gigliola, ……come sempre
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Guerrini, non vince, partecipa a suo modo, senza successo… ma lo spaventapasseri non ha sofferto, ne sono certa, voglio crederlo
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