Cappelli – di Nadia Peruzzi


Era soffocata dal grigio che aveva attorno in quel gennaio piovoso.
L’anima piegata dall’inerzia e dalla ristrettezza di orizzonti che la schiacciava dentro le mura domestiche, togliendole anche la voglia di sognare.
Attorno a sé vedeva confini, labirinti di bossi alti e spessi che non lasciavano trasparire nemmeno l’aria per respirare.
Stava rimettendo a posto alcune cose nell’armadio e vide i cappelli.
Li aveva acquistati in anni recenti, di varie fogge e colori.
Non tutti le stavano bene, non con tutti si sentiva a suo agio. Il freddo delle giornate invernali, il vento gelido che sferza la faccia e che avevano bisogno di esser mitigati, l’avevano indotta al gran passo.
Così aveva deciso che non poteva più farne a meno. Con alcuni, d’altra parte, riusciva a sentirsi un tipo. Le davano un tocco civettuolo. Non le dispiaceva affatto assumere talvolta un’aria da civetta, lei sempre compassata e sulle sue, tendente a sparire nella folla più che a mettersi in mostra.
Le venne di getto l’idea di provarseli uno dopo l’altro accompagnando ogni prova con smorfie più o meno soddisfatte.
Da sotto la pila dei cappelli sbucò il primo che aveva comprato. Un cappello alla Mary Poppins di calda stoffa di lana a più colori che le restituiva attraverso lo specchio una immagine buffa di sé.
Malgrado l’età era sbarazzina. Si sentì bene sotto quel cappello.
Le arrivò una carica positiva che la costrinse a pensare ad altri mesi di gennaio nei quali il sogno era già in movimento e la fantasia la portava a sbarcare ora qui, ora là mentre si divertiva a buttar giù itinerari di viaggio per i mesi successivi.
Fossero mete vicine o lontane non importava, l’importante era superare un confine anche mentale per dar corpo in qualche modo ad un oltre.
Sapeva bene che spesso la ricerca che aveva fatto e pure l’itinerario finivano nel cassetto dei sogni non realizzabili, ma il solo fatto di averci dedicato tempo aveva il sapore frizzante dell’avventura.
Non c’era nulla di meglio per attraversare un mese inutile e pure un po’ perfido come gennaio che chiude tutte le feste, spegne le luci dell’albero di natale e ci ripiomba nel tran tran senza prospettive e in più condito di grigiume, pioggia e nebbie.
Potere di un cappello e dell’immaginazione che fa chiudere gli occhi per iniziare a fantasticare.
Un soffio di vento la sollevò in alto ,la finestra si aprì per lasciarla passare. Lei, novella Mary Poppins decise di stare al gioco. Era tutto molto fiabesco e ancor più spericolato ma decise che valeva la pena abbandonarsi a quella strana partita.
Strizzò gli occhi due volte senza avere la minima idea, una volta riaperti dove si sarebbe ritrovata.
Non fu difficile capire.
Era una costellazione di minareti a punteggiare lo spazio sottostante. Istanbul, la città più magica e affascinante fra quelle che aveva visitato sembrava volerla abbracciare.
Un tramonto così rosso non lo aveva visto mai.
Le voci dei bambini nei quartieri, si univano a quelle dei pescatori sul ponte di Galata alla conquista della dose quotidiana di pesci da portare a casa. Lo stridio dei gabbiani si sovrapponeva all’invadente ronzio dei motori delle navi in transito sul Bosforo. Poi il mare che la circondava tutta e la carezzava con lo sciacquio delle onde salmastre. Il profumo dei fiori e gli aromi delle spezie accendevano i sensi. Qualcosa di unico questo immenso ponte a cavallo fra Europa e Asia in cui da millenni si sono incrociati storie, destini, sogni e progetti.
Le voci dei muezzin sparate dagli altoparlanti piazzati sui minareti avevano la meglio su tutto il resto una volta che chiamavano alla preghiera. Alla prima, si univa la seconda e via via le altre in un crescendo che allargava il suo raggio di azione come succede ai cerchi nell’acqua una volta che ci venga lanciato dentro un sasso.
Affascinante e perturbante allo stesso tempo.
Non erano le uniche musiche tuttavia.
Altre si prendevano il loro spazio. Armonie da Mille e una notte declinate in chiave moderna, miscugli di accordi e di scale di note risultato fecondo dell’intreccio di culture e di genti che hanno trovato nel Mediterraneo e nelle sue propaggini verso est il luogo nel quale potersi determinare. Ci sentiva un po’ Pino Daniele, qualche accenno di Fado portoghese nelle note più tristi, e più di un pizzico di accordi magrebini.
Già le musiche che la portavano lontano. Ecco cos’era. Non aveva spento la tv. Era la fiction turca che stavano trasmettendo. Arrivava tutto da lì. Tolse il cappello. Era calata in terra all’improvviso, mentre la tv in salotto stava raccontando storie al divano vuoto.
Era durato un attimo quel suo volo radente, ma che attimo e che emozioni.
L’infido e inutile gennaio era stato sconfitto mentre sentiva che la voglia di rimettersi in moto ricominciava a bussare prepotentemente alla porta di tutto il suo essere.
Sapeva che avrebbe dovuto tenerla a bada chissà ancora per quanto.
Il suo tempo si sfarinava ogni giorno di più, ma nonostante questo cercava di non cedere a quel pensiero terribile.
Troppe ancora le cose da fare, troppi i sogni da realizzare.
Di arrendersi alla dittatura del tempo incombente lei non aveva nessuna voglia.
Ripose il cappello alla Mary Poppins, ma questa volta lo pose in cima alla pila dei cappelli. Aprendo l’armadio lo avrebbe avuto subito davanti agli occhi. Un non si sa mai che accendeva scintille nella vita piatta e senza orizzonti che era la sua realtà quotidiana in quel periodo che stava mettendocela tutta a spegnere anche la speranza.
“la tv in salotto stava raccontando storie al divano vuoto…….” un’immagine di libertà mentre la fantasia vola…..ma del resto anche la tv racconta storie che restano sospese, in attesa dei ritorni
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Istanbul…ti voleva abbracciare… chissà forse non solo Istanbul…vedo, vedo occhi di fuoco, cappelli che volano…e sogni, sogni… allora spiegami bene come si fa …si apre l’ armadio e…….
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Te lo spiego io come si fa: si smette di pensare a ciò che non c’è…….si fanno pensieri leggeri…..leggeri….e si vola convinti di saperlo fare….
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….troppe cose ancora da fare,troppi i sogni d realizzare!….una pila di cappelli da indossare….. giorni di sole per giocare….. dalla nave sul Bosforo i profumi di Istambul ancora da annusare…..
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