Nero

Buio assoluto – di M.Laura Tripodi

La villa del ‘400 era immersa nell’oscurità e nella nebbia.

La strada principale, lontana, rimandava echi confusi di auto frettolose.

Sullo sterrato  riecheggiavano passi,  come se milioni di sassolini avessero cadenzato il ritmo di una clessidra.

La luce fioca di lampioni sudici accompagnava sul viottolo un’ombra ingigantita.

Forse una civetta si stava lamentando, chissà dove.

La costruzione apparve all’improvviso, massiccia e poderosa. Tutto intorno era tenebra, ma i cipressi svettavano verso il cielo con le loro sagome scure, ancora più buie del buio.

Solo una luce in quell’immensa facciata.

Sembrava tremolare sollecitata dal calore di un camino acceso.

Quasi  fugace una sagoma si aggirava nella stanza , dolce e inquietante, come una solitudine insufficiente.

Azzurro

Silenzio – di Carla Faggi

C’è un silenzio incredibile. I pensieri sono lenti, molto lenti, non fanno rumore, solo a tratti quando diventano determinati e brevi sembra che sfondino le orecchie. Ma è solo un attimo, poi di nuovo il silenzio, lento.

Attorno alla casa tutto è ovattato, i passi sono come i suoi pensieri, lenti e silenziosi.

I due grandi faggi sembrano sentinelle. Non si muove una foglia, i rami quasi non respirano, ma sono là, tenebrosi e guardinghi.

La casa è grande, negli innumerevoli spazi i suoi passi sembrano sprofondare morbidi. Si muovono incerti, oscillano. I pensieri li guidano, cercano un abbraccio, un silenzioso abbraccio.

Infatti qua solo la gestualità può rompere la quiete, e allora gli si va incontro, attratti, aspirati.

Poi l’abbraccio arriva e con l’abbraccio anche la luce, il respiro, il suono.

È il pianto di un bambino che nasce!

Trasparente

Trasparente – di Simone Bellini

Sbirciò attraverso le finestre in tutto il perimetro della casa, toccando quelle mura gelide e umide della notte.

Niente ! Non la vedeva ! Di lei non v’era traccia, ma era sicuro fosse lì, non sapeva come , ma percepiva la sua presenza.

Le sue mani affondarono nel muro, lo attraversò con tutto il corpo e stanza per stanza la cercò. Seguendo la sua percezione arrivò nella unica illuminata presentandosi difronte a ser Clifford che, frenetico, rovistava nelle cassette della scrivania cercando di cancellare le tracce di sangue in ogni dove.

Oltre la scrivania il corpo di lei !

La sua anima lo chiamava, era lei che lo cercava per colmare la sua solitudine insufficiente.

Bianco

CONTROPELO – di Anna Meli

            Ero molto piccola. Ricordo con piacere l’unico nonno che conosciuto, persona dall’aspetto severo ma con un carattere dolcissimo.

            A quel tempo, faceva venire una volta alla settimana il barbiere a casa perché gli curasse barba e baffi.             Era un’usanza che si ripeteva ogni volta come un rito. Seduto, fermo come una statua di cera, si faceva mettere intorno al collo un grande asciugamano bianco che lo ricopriva quasi totalmente lasciandogli fuori solo la testa rotonda e piccola. Aspettava senza batter ciglio.

            Il barbiere, tale Giulio, gli insaponava ben bene la faccia, affilava il rasoio e, da consumato artista, iniziava il lavoro con cento mosse studiate e veloci. Io piccola e timorosa avevo il terrore di veder apparire alla superficie della schiuma qualche macchia rossa di sangue. Difficilmente accadeva. Per questa remota possibilità il barbiere aveva a sua disposizione una specie di stick che strofinava in quel punto fino al cessare del sangue. Così poteva riprendere il suo lavoro agitando il rasoio….pelo e contropelo, pelo e contropelo, quasi seguendo il tempo di una musica solo a lui conosciuta.