….per concludere …Ti racconto una storia – Tiziano

Gli occhi di Tiziano – di Tina Conti

Era saltato giù dal rimorchio in corsa, andando a sbattere contro qualcosa di molto duro, forse il marciapiede di quella strada buia.
Non ne poteva più di quel l’odore di nafta  mista a guano di pollo.
Dopo tanto sbatacchiare, aveva trovato un varco fra quelle gabbie puzzolenti e sacchi di concime.
Erano giorni che non mangiava, si sentiva debole , non capiva il perché di quel gesto.
Era sempre stato trattato bene, anni di attenzione e affetto, poi, ora buttato fuori come un oggetto; non sapeva dove si trovava, in quei luoghi che non gli dicevano niente.
Sentiva un dolore al collo, sul corpo pesavano come una corazza strati di sporco che non poteva togliere.
Doveva conservare tutte le sue energie per trovare un posto sicuro in cui sistemarsi.
Guardando intorno scorse un isolato di case basse e di aspetto gradevole.
Si avvicinò alla prima, fece un giro intorno, passò vicino alla cuccia del cane che era vuota, al casotto degli arnesi tutto malandato e che faceva pensare non utilizzato da anni , non sentiva nessun rumore e neppure odori familiari.
Rimase sospettoso anche guardando una luce che proveniva da una stanza dove il telefono stava squillando. Vide sotto un ponte in lontananza  qualcuno che se la passava peggio di lui.
Il vecchio gobbo e rinsecchito che veniva strattonato e deriso dai pochi passanti  che come ombre  si affrettavano veloci e lo costringevano a farsi ancora più piccolo ogni volta .
Non doveva darsi per vinto, raccolse tutto il coraggio e le poche energie che aveva, si avvicinò alla finestrella dello scantinato da cui  proveniva un odore invitante.
Avrebbe fatto di tutto  per  mettere qualcosa sotto i denti.
Sembrava odore di cipolla rosolata , forse anche bruciacchiata.
Dall’angolo della casa, scorse seduta mollemente una donna, truccata e ben pettinata, avvolta in una coperta rosa e ocra, appariva distante e imbambolata, stranita.
Lo guardo’ con curiosità, lo salutò con la mano, per fortuna non lo accarezzò, avrebbe subito allontanato la mano.
Dietro una porta si sentiva  una voce dura e incarognita, lei rimase immobile, si guardava i sandali luccicanti a quei suoi piedi piccoli e graziosi, qualcuno diverso dal marito glieli aveva regalati.
Si alzò mollemente e andò a friggere in una cucina buia e affumicata quelle
polpette congelate che aveva comprato di ritorno dal circolo delle carte.
Qualcosa toccherà anche a me disse il gatto, cominciando a miagolare in modo suadente; se mi rimetto in forma, tornerò il bel Tiziano che sono stato una volta.