Mazzo di rose – di Stefania Bonanni
Per Laura era un periodo faticoso.
Le capitava di ripensare alle cose che le accadevano, anche a quelle più usuali, cercando di capire che effetto aveva avuto lei su quei fatti. Se succedevano perché li aveva prodotti, o in qualche modo causati, o se doveva subirne gli effetti e basta.
Anche quel mazzo di rose rosse, con quello strano biglietto…Era stata lei, facendo quella telefonata, a mettere in moto tutto, o era già nella mente di lui il pensiero di lei, che non vedeva né sentiva da tanto tempo ? Aveva fantasticato su questo: possibile fosse stato un pensiero simultaneo? Che ancora si pensassero nello stesso pensiero? Che, come nuvole, i pensieri si incontrassero e producessero cambi di tempo, di umore, di luce?
Il biglietto poi era stato un po’ strano. Anche lei ricordava quell’ amore romantico, ma mai e poi mai avevano parlato di dormire insieme, tantomeno abbracciati. Si, perché a letto insieme c’ erano stati, ma non avevano certo dormito. Ne’, del resto, quell’ intimità era cosa indimenticabile.
Era stato amore, quello si, un amoretto romantico, e quindi il mazzo di rose ci stava.
Si erano poi rivisti dopo tanto tempo ed era stato emozionante.Ma né il luogo, né gli argomenti di conversazione furono da ricordare.
Si ritrovarono in uno studio medico, e fu bello si riconoscessero anche prima che fossero chiamati dalla segretaria del dottore. Lei entro’ per seconda, lui l’aspetto’ e la invito’ al bar per un caffe’. Dopo la cistifellea di lui, l’ appendicite di lei, la dermatite, il parassita intestinale tenacissimo….lei vide avvicinarsi un autobus, si alzo’ in fretta, chiese scusa, e corse alla fermata. Aveva avuto paura di arrivare ad emorroidi, o ad altri disturbi ancora più intimi.
Poi, di nuovo silenzio. Finché lei non trovo’ quel numero su quella vecchia agenda e lo chiamo’, senza poi parlare. La voce di lui le sembrò cosi’ poco interessante, che lasciò perdere.
Però magari lui riconobbe il numero, questo lei penso’ quando arrivarono le rose con il biglietto.
E ripenso’ al tempo passato. E di nuovo penso’ che forse era stata lei l’artefice della sua solitudine. Se bastava una telefonata muta per riallacciare un rapporto, allora erano le cose che non aveva osato, ad essere state determinanti. Era colpa sua. Ma guarda un po’! L’ avessi fatta anni fa, quella telefonata muta!
Avrei avuto amore, compagnia, una vita bella ed affettuosa.
Poi….., un colpo di vento gira il biglietto pendente dalle rose:
Per Daniela.