Il pesce nel pozzo

YNÈS – di Rossella Gallori

Dopo mesi da “ gatta di piombo” aveva deciso di fare qualche metro in campagna, allontanandosi da casa, gli unici esseri semiviventi che aveva visto ultimamente erano nell’ ordine: il frigo aperto ed ammiccante, il divano comodo e sprofondante…e la televisione, amica e nemica da sempre…

Indossò scarpe comode, non quelle da ginnastica  detestate fin da i primi anni di vita, ma le sue Clark color miele, poco adatte all’andar per campi, ma Ynès non sapeva, forse, manco più camminar bene, appesantita ed un po’ imbambolata, era arrivata alla soglia dei 70, senza manco saper come.

Il vecchio giubbotto, i jeans  strappucchiati ed amati………fiori sconosciuti, le indicavano la strada.

Dove e perché avesse perso l’ equilibrio, se lo domandava mentre precipitava nel buio cunicolo, forse i lacci delle scarpe, forse… il suo sguardo astigmatico ed un po’ vagante, forse… pensava ancora a lui…tre sassi stronzi  ed era volata nel nulla…

Fu così, che incastrata nella roccia, ringraziò di esser grassa…quel suo essere “ tanta” le aveva impedito di raggiungere il fondo…le mani sicuramente sbucciate, facevano un po’ male, sentiva l’ odore del sangue, lo avvertiva scivolare anche dalla tempia, un rivolo cAldo, che le scendeva sulla guancia, facendola sentire comunque viva …

Nel cadere aveva perso le scarpe, i piedi nudi sfioravano l’acqua, stranamente tiepida, voleva gridare, ma la gola era quasi chiusa, l’ odore forte di un qualcosa di sconosciuto, la paralizzava.

Decise di far funzionare quei pochi neuroni, che il catastrofico volo avevano ridotto a chicchi di caffe mal tostato.

Cercò di allungare le gambe, qualcosa le aveva sfiorato l’alluce, un piccolo morso la scosse, ma non la spaventò, anzi immaginò la famigliola di pescetti ciechi, danzare nell’acqua…

Doveva attingere ai ricordi, pescare nella sua memoria per sopportare il silenzio ed il buio, preludio, forse di una fine lenta ed anche un po’ stupida…

Fu da quel preciso momento che ritrovò un respiro regolare, ed una vista più nitida, nonostante gli occhiali fossero volati chissà dove.

Solo Ynès poteva star bene o quasi, incastrata in un pozzo, lontana da tutto e da tutti…alzò gli occhi al cielo e quel fazzoletto azzurro le dette speranza…ma tornò a guardare in basso, le sembrava di vedere meglio, i suoi occhi si erano abituati al buio, notò anche un foro nella roccia, vi si affacciò, rischiando di cadere ancor più giù, 15 cm di finestra nel nulla, un nulla pieno di ricordi, che la fece allontanare dalla paura…come una sfilata apparvero, nel magico imbuto i suoi ricordi belli: Sorrento con il babbo, i baci furtivi dei suoi fratelli, l’ approvazione della mamma, la fioraia bionda come il grano nonna,tata ed  amica, Lucca ed il buccellato, la schiacciata alla fiorentina, la prima minigonna, i tacchi a spillo, i primi si al buio, gli ultimi alla luce, i capelli color rame, le poesie di  Prevert lette in francese amate in italiano, le sue poesie scritte di notte, l’uovo di cioccolata vinto, quelle 36 rose rosse, il suo Paris compagno intimo e sfacciato, in quel buco le passavano i ricordi più belli, più caldi non sentiva più freddo…anzi…la sfilata continuava, senza un ordine cronologico, senza un filo logico…una pesca miracolosa : la casetta sua, l’ anello di suo padre, le foto di sua madre così bella e femminile, non provava più rancori, nel pozzo miracoloso…il viaggio  a Londra per lavoro, ma non troppo, Lampedusa, Pantelleria, più nuda che vestita…

Stava quasi per addormentarsi…quando il solito pesce le rimorse il piede…risvegliandola, udì per magia la voce di suo padre e quella canzone….bambina innamorata stanotte ti ho sognata…

Una voce parallela le strappò anche un sorriso e  sentì forte la voce argentina della mamma….e quella filastrocca che aveva sempre creduto una invenzione: il general Cadorna ha scritto alla regina….

Quella rovinosa caduta  aveva reso giustizia ai suoi ricordi buoni, nascosti in un buco muschioso a forse 10 metri sotto terra….

Ynès , Ynès Ynessss, strano la stavano cercando, qualcuno si era accorto della sua assenza…..arrivò dall’alto una grossa corda….era incerta se abboccare o restar pesce per sempre….

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

7 pensieri riguardo “Il pesce nel pozzo”

  1. Forse i ricordi più belli si fanno strada proprio durante le cadute più rovinose. Al buio ci sono contorni diversi che nella luce. Tenera ed affascinante ironia. Brava

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