La stanza sospesa – Stefania

La stanza sospesa – di Stefania Bonanni

C’è una stanza segreta che mi parla da tempo, in silenzio. Una stanza piena di assenza, di trapezisti in bilico, di cose sospese, di se, forse, non so. Vedremo, faremo, apriremo le imposte, accenderemo la luce. “No, non ancora. Lasciami a galla, immobile, ancora un po’. “Forse oggi ce la faro’, forse riusciro’ a riacchiappare il sogno bello che stanotte mi ha fatto ridere. Forse, se chiudo di nuovo gli occhi e stringo forte le palpebre, lo ritrovo li’, dietro l’angolo. Dietro quell’angolo ancora buio ma non piu’ nero di notte, colpito di sbieco da un raggio di luce fioca che filtra da destra, dal fondo della serranda ancora chiusa. La stanza è piena di un chiarore lattiginoso che sembra solido, una via di mezzo tra la notte che non si decide a sparire, ed un giorno che non ha promesse da mettere sul piatto. Una meraviglia di momento senza nome. Non notte, non Alba, non mattino, né giorno, né realta, né sogno. Come una ragnatela che si allarga e si romperà, e costringerà  a muoversi, ad atterrare, ma per ora regge sospesi, fa dondolare. Come l’acqua che culla, come cantilene antiche, e sapere con certezza, e mai certezza fu più certa, che la mia, quella che mi somiglia, è la stanza sospesa. Un momento magico, con il chiarore che si allarga e proietta sui muri ombre bianche, mentre gioca tra le pieghe delle tende chiare e le fa sembrare gonfie, come a nascondere il mondo, come a dire che c’è  un mondo fuori, ed un mondo “dentro”. Ed è un ballo che si può ballare: un passo fuori, un passo dentro. Senza sbagliare. Un passo fuori, un passo dentro.

La stanza salotto – Mimma

SONO IN SALOTTO – di Mimma Caravaggi



Mi trovo in salotto dove passo gran parte della mia giornata. E’ la  stanza che prediligo e dove c’è la mia poltrona preferita ma non riesco a godere appieno sia della stanza che della poltrona poiché l’atmosfera attuale non è delle migliori. Il periodo che sto attraversando è molto complicato e nonostante la  positività del mio carattere non riesco a raggiungere l’umore allegro a cui sono abituata e pur stando nel mio angolo preferito, nella mia stanza preferita, ho un groppo alla gola per tutti i pensieri che si accavallano ma di cui uno in particolare mi rende triste. Dopo oltre trent’anni ho dovuto mettere in vendita la mia casa. Il solo pensare di dovermene andare è così doloroso che a volte mi dico : “non è possibile, la mia casa la mia stanza a breve non le avrò più” Non ci credo e l’idea di ritrovarmi in un condominio mi angoscia. Non sono mai stata in un condominio ed ora mi vedo catapultata non solo fuori di casa senza più la mia stanza dove ricomporre i pensieri e i ricordi, ma in un posto che non mi piace e che non lo vedo adatto a me, al mio carattere. Oltretutto la casa attuale è costata tanti sacrifici e fatica prima di tutti alla mia mamma che mi ha permesso di acquistarla e poi 15 anni per restaurarla e farla mia con le comodità e le mie idee. E’ dura a questa età pensare di doversene andare, sobbarcarsi un grosso ed impegnativo trasloco cercando di ridurre mobili e suppellettili al minimo indispensabile. Attualmente è piena,  anzi strapiena di ninnoli ognuno legato ad un ricordo, ad un viaggio, ad un affetto e se penso che dovrò lasciare anche tutto questo beh allora arrivano le lacrime. Questi pensieri si sovrappongono ad altri mentre sono sulla mia poltrona nella mia stanza , nel mio angolo preferito  e  penso che non ne avrò altri uguali.