Anni: 2016 e 1956 – Rossella

La bambola – di Rossella Gallori

2016

Il 2016 non c’entra, so che avevo seppellito cose, e riesumato casini, so che scrivevo di amore, di muri, di mancanze, nella speranza di colmare i silenzi con le parole, con l’ incertezza di una matita consumata e monotona che scriveva e scriverà sempre la stessa storia,  da destra, da sinistra, da dietro e davanti, da sotto e da sopra, la stessa storia  sempre, solo gli anni sono diversi, solo chi narra non è più lo stesso ….e chi ascolta, ascolta e scrive la sua storia con me.

1956

Parlavano di Anna Magnani, che io trovavo bruttabruttA, parlavano di asiatica, che io non sapevo  “chi” era. Parlavano sempre quando erano insieme, io ero gelosa di quella che mi aveva portato via l’ uomo della mia vita!! eravamo due coppie in tre.

So che la bambola era grande, come il letto, eppure il nostro lettone era grandissimo, so che aveva un vestito di tulle azzurro bordata d’argento, il corpetto plissettato fermato da piccole margheritine   una ruche  le COPRIVA il collo e le maniche a sbuffo salivano su fino  a sfiorarle le guance rosate, il viso ciccioso di bisquit aveva occhi profondi e neri che non si spalancavano del tutto, lucide e folte ciglia arricciate e sognanti, glielo impedivano.

Le mani grassocce a puntaspilli finivano con corte dita smaltate, ai pieducci a saponetta scarpette con il laccio alla caviglia di una plastica dura e fragile.

Era il mio sogno…lo avevo visto, il babbo, salire le scale con lo scatolone, avevo fatto molto finta di non vederlo…sì era il 56, ed io cresciuta, con il meccano, le galene, i sospensori  le scarpe da calcio e la sugna per pulirle, avevo finalmente: Lucia, la bambola più bella !

Ho sempre voluto credere che l’ avesse comprata il babbo, la mamma, no, forse non aveva avuto tempo, forse non fu così.

La nonna decretò  che era un regalo inutile, strano che lo dicesse la persona più inutile al mondo…

Sì era il 56, io  capelli lunghi castani ramati, occhialini neri  che non hanno  mai risolto la mia vista, l’ unica di casa   con la pelle non olivastra.

Mi addormentai sulla gonna della mia Lucia, al mattino il babbo la tolse e la mise sul cassettone, ed è rimasta lì, immobile spettatrice di tutto di più, sì era il 56.

 Poi l’ ho lasciata a far compagnia a mia madre, ma gli anni 70 incalzavano, fu cacciata in un armadio, poco dopo il mio matrimonio, io gelosa di lei, di me….

Passò ancora tempo, piangeva la mia mammaroccia, si sfaldava con lo sfratto in mano, forse una valigia, forse due, sì era il1989.

Cosa potevo fare io, per dimostrarle che ce l’ avrebbe fatta anche questa volta, sì l’ 89…

Io avevo una me piccola, tante cose non risolte, cosa potevo fare!!!!

Presi Lucia, la baciai e senza guardarla, feci affacciare mia madre alla finestra su quella piccola strada dal nome altisonante, via Zuccagni Orlandini e gridai con poca voce: guardami guardami ! Se ce la faccio io a buttar via Lucia ce la farai anche tu mammmmmma, la vita continua, aprii il cassonetto e la mia bambola sparì! Quante m in quel mio mamma, e quante lacrime nel mio piangere.., ancora adesso.

Però sono stata brava, forte, forse anche troppo, gli eroi non servivano e non servono…ecco come mi sento spesso: un piccolo eroe inutile, senza bambola….

Ciao Lucia!

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

5 pensieri riguardo “Anni: 2016 e 1956 – Rossella”

  1. Da non credere…esattamente nel 1956 una bambola identica alla tua Lucia arrivò anche a casa mia …mio zio tornando a casa da una licenza militare arrivò con una bambola grande esattamente come me…avevo due anni e lo ricordo bene!!!!…mio zio volle chiamarla Carla
    Carla non è finita in un cassonetto…è nella mia soffitta …nuda e senza capelli….. forse dovrei fare qualcosa per lei…

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  2. Molto bello cara Ross.Quelle bambole erano di casa fra le bambine di allora..ma anche io ero molto da meccano e le bambole mi facevano uggia.È bello leggere di questa piccola Lucia che ti ha accompagnato per molto molto tempo.

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  3. Erano quelle le uniche bambole eistenti in quegli anni, con quello sguardo fisso e lo smalto rosso sulle unghie da piccole donne ambiziose. Sempre sedute o in piedi, con le scarpette bianche allacciate alle cavigliette, dure, come dici tu. Bambole che regolarmente affogavo con la scusa del “bagnetto” e di cui volentieri mi liberavo senza troppe scene per tornare a giocare in cortile con i bambini del quartiere. Questa bambola si anima però di ben altro, di sentimenti, di simboli, di persone amate. Un anno, il ’56, importante per molte di noi, un secolo che pare lontano, un mondo troppo diverso. Ma forse, alla fine, non migliore e abbagliato di rimpianti che non vengono dal tempo che passa, ma da quello che è stato.

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  4. “La nonna decretò che era un regalo inutile, strano che lo dicesse la persona più inutile al mondo…” Questa frase mi colpisce particolarmente cara Ros. Dice tanto ma veramente tanto di un clima familiare difficile e di quanto fosse complicato per te essere te stessa. Tutto il racconto ne parla. E’ quasi un Thriller psicologico! Bravissima tu a scriverlo!!!

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