Trasloco – di Nadia Peruzzi
Le ultime cose gettate alla rinfusa sul divano e sul tavolo insieme alla spesa fatta solo mezz’ora prima in tutta fretta.
Era arrivato finalmente il giorno del trasloco, dopo il lockdown, dopo le notizie altalenanti e le incertezze che avevano costellato anche gli ultimissimi giorni.
Tutto fatto. La casa vecchia vuota, tutto nella nuova. Da stasera si dorme lì.
Quelli del trasloco avevano consegnato tutto. C’era solo da far ordine nel caos che gioco forza si era accumulato in questa stanza diventata ricettacolo di tutto.
I bambini dovevano finire di sistemare il pallone che ogni tanto rotolava in mezzo ai piedi di tutti e ora campeggiava sul tavolo del soggiorno.
Era ora di cominciare a far spazio sul tavolo.
La mamma stava mettendo insieme velocemente la cena e urlava a più non posso, dai fornelli, di portar via rapidamente tutto quanto non servisse.
“ Caproni, ma chi ha messo i piatti e le posate pulite in mezzo a tutto quel bailamme? Devo pensare a tutto io? E se mi distraggo voi state a messaggiare sul telefonino, stravaccati sul letto, mentre qui attorno è ancora un vero porcile? Qualcuno mi passa la padella nuova? Mi serve ora e ho le mani impiastricciate di pastella e farei danni a prenderla da sola. Su, via, veloci!”
Dalla camera emerse il figlio più grande .
“Mamma, via, non urlare. Ce la facciamo, piano piano. Non agitarti. Io porto via il pallone e le cose da mettere in camerina. Dico al babbo di venire per il resto. Ora sta parlando con la zia .Ecco la padella che ti serve”.
“Grazie. Quello sfaticato d’uomo proprio ora si doveva mettere a parlare con la zia Tina? Non la poteva rimandare a più tardi? Sempre nei momenti meno opportuni, quelli! Piccolo, e te? Sempre fra i piedi, eh? Via vai a giocare che a forza di starmi appiccicato mi fai pure cadere. Possibile tu sia diventato ancora più mammone di prima? Su vai dal babbo, così si scrolla da quel telefono. Anzi, lo chiamo io. Giorgio o che la smetti di stare al telefono con quell’uggiosa della tu’ sorella? Vieni c’è un casino ancora e si deve pure apparecchiare la tavola, forza, pena poco. Eccoti finalmente. O che voleva la tu’ sorella? Non ce la facevi a sganciarti? Siete stati un’ora attaccati a quel telefono. Che c’era bisogno proprio in questo caos di tirarla per le lunghe?”
“ Eh si”, rispose Giorgio. ”O Proprio oggi non ha avuto il benservito anche dal fidanzato che s’è incaponito per la collega squinzia ,di 25 anni più giovane!Una bambina, quasi! E pensa te, come non bastasse, pure licenziata al lavoro per il covid. Una vera tragedia. Come potevo lasciarla a mezzo della telefonata? Piangeva come una fontana. Anzi appena abbiamo finito, guarda se le dai anche tu un colpo di telefono. Essendo donna sei in grado di darle consigli meglio dei miei.”
“Ti pareva che la tu sorella la un rompesse le scatole anche in una giornata di foco come questa! Che consigli posso dare a una che passa di tragedia in tragedia? Glielo avevo detto che quello prima o poi l’avrebbe fatta ingrullire. Troppo frillino! Le guardava tutte, quando s’andava fuori tutti e quattro, non te lo ricordi? Faceva il simpatico, lui! Un vero galletto, ma lei nulla. Innamorata persa e di segnali non ne vedeva nemmeno mezzo. Se ce la faccio la chiamo, se no si va a domani. Non avrei voglia di tanti piagnistei a quest’ora e dopo questa giornata d’inferno. Via, qui ho quasi finito. Apparecchiate appoggiando il di più sul divano, togliamo via tutto dopo cena.”
Eccoli a tavola.
Finalmente placati e ad assaporare la prima cena a casa nuova.
Come in tutti i traslochi precedenti un po’ in confusione ma dall’indomani le cose si sarebbero sistemate.
Alla prima forchettata, un boato forte li terrorizzò.
Si guardarono a occhi spalancati non capendo cosa stesse succedendo. Lo capirono appena cominciarono a veder dondolare il lampadario sulle loro teste alla seconda scossa, quella ondulatoria.
Si alzarono di scatto, presero dal divano lo zaino, le magliette e le felpe, e via di corsa giù per le scale, mentre gli altri inquilini si affacciavano alle porte di casa pronti a precipitarsi anche loro all’aperto.
Si ritrovarono nella piazza davanti casa. Smarriti e preoccupati, e con la forte consapevolezza che la prima notte agognata nel loro letto nella nuova casa l’avrebbero invece passata sugli scomodi seggiolini di una macchina e all’addiaccio