Il gioco delle immagini – cinque

Senza invito – di Anna Meli

            Entrai in quella stanza senza essere invitata o meglio mi trovai lì per caso. Non so se sognavo o se era realtà quell’insieme di cose, le più disparate, messe là senza un ordine né un preciso progetto. Per un attimo mi sembrò di vivere sospesa tra il soffitto e il pavimento, estranea a tutto ciò e nello stesso tempo ben presente. Ma c’era il pavimento? A sì, un pezzettino usciva allo scoperto da tutto quel fantasioso caos.

            Rimanevo là cercando un posticino dove stare per capire meglio. Il mio sguardo cadde casualmente su uno zaino appoggiato là a ridosso del divano. Poco distante una camicia a quadretti bianchi e blu; girando gli occhi osservai anche una felpa color carta-zucchero. Mancavano scarpe e pantaloni per completare il tutto; chissà dove potevano essere nascosti!

            I tre oggetti, comunque riuniti insieme, mi suggerivano che  qualcuno  poteva aver fatto una passeggiata in campagna o forse in montagna in cerca di funghi. Rimasi per un attimo a fissarli, finché come per incanto presero vita indossati da un gran bel giovane alto e robusto che si arrampicava per un sentiero facendosi largo fra la folta vegetazione.

            Mi accorsi che stavo letteralmente sognando e che in quel sogno ci stavo proprio bene, non avevo nessuna intenzione di svegliarmi!

            Il giovane procedeva speditamente. Ogni tanto si fermava per osservare qualcosa in basso vicino ai suoi piedi poi, tolto lo zaino dalle spalle, lo apriva depositando all’interno un fiore o un’erba particolare.

            Camminando sotto il sole di mezza estate il caldo si era fatto sentire, la felpa era finita legata intorno ai fianchi e dalle maniche arricciate della camicia a quadretti, emergevano le braccia abbronzate e muscolose segno di una abituale attività fisica all’aperto.

            Ora, arrivato in cima al crinale si asciugava il sudore dalla fronte, riparando gli occhi dai raggi del sole col palmo della mano. Si guardava intorno soddisfatto da tanta bellezza: un panorama da fiaba con casette bianche in lontananza, oliveti, vigneti e il nastro argenteo di un fiume che scorreva; nel cielo una formazione di anatre in volo. Riprese infine il cammino per una ripida discesa scivolando paurosamente.

            Non è facile nemmeno per me che presa da un’improvvisa paura mi sveglio. Ma io dov’ero? Lui era solo! Ma io ho provato le sue stesse sensazioni! Mistero dei sogni. Spalanco bene gli occhi liberando tutto ciò che la mia mente ha vissuto per far ritorno nella vita reale.                                                                                    

Il gioco delle immagini – quattro

Il ripostiglio – di Stefania Bonanni

Driinn driinn toc..,toc “Nessuno, non c’è nessuno. Meglio, così posso lavorare senza ci sia nessuno tra i piedi. ” “Buongiorno, sto entrando. Sono qui per fare le pulizie.” “Nulla, non c’è nessuno. Madonna, che manicomio! ” “Pronto, Agenzia? Sono entrata nell’appartamento nr. 8 del residence, per le pulizie, ma non c’è nessuno. Comunque, le due ore che mi pagate non bastano per mettere tutto a posto. C’è sporco, vestiti, zaini, libri, tutto in terra. Ho bisogno di quattro ore, minimo. Massimo tre, dite? Ok, farò quello che posso. Cominciò ora.”
Ma guarda te che branco di porci! Camicie, felpe,quaderni, libri, tutto sudicio, sarebbe meglio buttare un fiammifero e bruciare ogni cosa, perlomeno si disinfetterebbe..Che schifo! Saranno di certo studenti, mangiapane a ufo..Gente sempre in ferie, tutta la vita a giro. Sudici, disordinati. In una caverna, starebbero bene. Incivili, sono rimasti all’età della pietra, questi. Incivili, maleducati. Eppure lo sapranno che qualcuno viene a pulire! Anche per rispetto, potevano raccattare la roba di terra. È facile che a casa abbiano la donna di servizio. Sfaticati giramondo!! Ai miei tempi, a vent’anni si metteva su famiglia. un uomo trovava una donnina seria, brava a fare i lavori di casa, si cercavano un buchino dignitoso, e si cominciava a sfornare figlioli. Che però si sono abituati bene: i maschi a fare i maschi, le donne a casa a pulire e cucinare. Poche confidenze e pochi discorsi a vanvera…Questi invece chissà di dove vengono…ci sono cose in tedesco…maledetti anche loro e chi ce li porta…tanto fecero buone cose quando vennero nel 42!! Ora si incontrano ragazzi che vengono da paesi lontani, di sicuro non si capiscono, chissà cosa mangiano…poco, qui ci sono piatti e posate, ma a parte la polvere, non ci sono resti di cibo. Mangiano pizze nel cartone, panini gommoni con salsicce plastificate , insalata dalla busta. Che schifo..cucinare non cucinano, infatti la padella comprata dall’Agenzia, è sempre da rinnovare. Bevono, mi sa che bevono..Avranno portato via i vuoti..e poi penso si droghino! Io, se trovo siringhe o resti strani, chiudo tutto è vo via, e voglio proprio vedere chi mi può dire qualcosa..Ma poi, quelli che erano qua,saranno stati uomini, o donne? mah! Dai vestiti non si capisce..ma tanto oggi gli omini sembran donne, certe donne sembrani maschi, certi non si sa proprio, sono una specie a sé. Dice che ci sono per davvero quelli che non sanno neanche loro icche’ sono. Roba da pazzi! La me lo diceva la mi poera mamma, che questi senza Dio rovinavano il mondo..
Comunque via, ho quasi fatto. E ci ho messo meno di due ore…il mondo non è per i bischeri!
In quest’ora pagata, vo a fare la spesa. Ops, ho dimenticato di guardare nel ripostiglio. Ora non mi metto a pulire, chiudo la porta, e via. Tanto non ci va nessuno, a guardare nel ripostiglio..
“Fermati i rapitori del figlio dell’industriale. Svelano il luogo della detenzione del piccolo. Sono pentiti, l’hanno abbandonato nel ripostiglio di un’abitazione lasciandone la porta aperta, sicuri che la donna delle pulizie l’avrebbe trovato.”

Il gioco con le immagini – tre

Ritorno – di Luca Di Volo

Io in quella stanza non c’ero proprio..o meglio, c’ero rimasto per quei tre microsecondi necessari per posare lo zaino e levarmi un po’ di vestiti prima di fiondarmi sulle scale per il piano di sopra e farmi una doccia. Non badavo ad altro..e infatti non avevo neanche percepito l’immenso disordine che regnava in quell’ambiente.

Tutta colpa della mia partenza precipitosa.

Mi avevano concesso pochi minuti, c’era di mezzo una vita e sembrava che l’essere umano più vicino che poteva salvarla fossi io.

Non immaginavo di essere tanto famoso, ma…insomma..mi aveva anche fatto un po’ piacere..

Perciò ero corso via in un lampo..e Giovanna con me.

S’era lasciato tutto per l’aria…tanto c’era tempo.

Il viaggio però era stato massacrante. Per le restrizioni da covid..per il caldo, per l’impegno, per la fatica. Mi era andata bene..oddio, più al paziente che a me..però…insomma, sotto la doccia tornai a vivere.

E mi giunsero anche i borbottii della stanza di sotto. Loro pensavano che non li sentissi, invece io li capivo benissimo..e, come sempre, mi divertivano un mondo.

Il primo a parlare fu il reggiseno di Giovanna: ”O ragazzi..ma l’avete visto come m’ha lasciato la mì padrona?! M’ha abbandonato qui sul divano..come uno straccio qualsiasi…Ho capito, c’aveva furia.., ma , via, non s’è nemmeno finita di vestire..vuol dire che andare a giro mezza ignuda, per lei l’è naturale..Eh, le donne d’oggi….”

Per prima rispose la palla: ”O non l’avrei a sapere…il nostro dottorino mi massacra col pilates ..per tenersi in forma, se no come farebbe a essere così tartarugato e fare tante conquiste?!”

“Eh eh,”- ridacchiò la seggiola, pettegola come sempre ”e se ne son viste , vai, di storie in questa stanza…eh, diglielo te, divano…o divano..”

Ma il divano, come al solito, dormiva.

“O dico a te poggiaculi che non sei altro..”

Il divano, sbadigliando: ”Io?!..io dormivo..”

“Ah,tu dormivi, eh? Furfante…io dico che tu eri dimolto ma dimolto sveglio..”

Intervenne il PC  “Eh , lo so io che tu eri sveglio, vai..”

“Tu faresti meglio a stare zitto, sai?” rispose, piccato, il divano ”o credi non sappia come ti piaceva vedere tutte le sconcezze che si scambiavano il nostro dottorino e le sue ganze?!”

PC : ”Io?!..e che c’entro io?! Io sono solo un misero esecutore..”

E il giornale, che non poteva stare zitto, come tutti i giornali: ”Alle due di notte, eh?! Lo so sai..se volevi ti potevi mettere in stand-by, invece nulla…ti garbava, vai..”

Ma prepotente si fece sentire lo zaino: ”Oh,ma che discorsi son questi..ma ci volete stare un po’ zitti! Io ho viaggiato per tre giorni, vorrei riposarmi un po’..e voi con le vostre bischerate non mi fate dormire…E non mi avete nemmeno detto chi è quella tegliona culona che si è spaparanzata sul giornale..”

Ma la tegliona si riscosse dal suo aristocratico silenzio: ”Ohè..badate a quel che dite..io qui sono un esemplare unico..sono l’unica ancora lucida e intonsa…e sono un regalo che il dottorino ha voluto fare a Giovanna per preparare le castagne che le piacciono tanto..””

“Se è per quello c’hai ancora la fascia di garanzia..”

Il piatto e la scodella, anche sporchi com’erano, si misero a ridere..si unì poi la tavola e tutto il resto..

Il fracasso era tremendo..finchè lo zaino s’impose: ”Zitti..Dio bono! Ora torna e mette tutto a posto lui, come gli pare, e te, caro giornale, vedrai se non finisci con la tegliona..”

Si fece subito silenzio.

Scendendo le scale, rinfrancato dalla doccia, mi sdraiai sul divano. Che disordine..!

Ma, per la prima volta, non mi disturbava…Anzi mi faceva quasi piacere..un simbolo del mio ritorno a casa..

Però a Giovanna non sarebbe piaciuto..forse..o forse sì..?!

Non c’era che un mezzo per togliersi il dubbio.

In un impeto d’amore afferrai il cellulare…

Intermezzo

Risposta affettuosa a Carla Faggi – di Cecilia Trinci

Erano quasi sempre artigianali,  in copia unica, originali e grandi, a volte eccessive e strane.

Non erano collane fatte per essere ammirate, ma per raccontare la mia gioia di essere con gli altri.

Pensandoci, dopo le parole di Carla, ho capito che le mettevo per me, secondo l’umore, lo stile delle mie parole o il luogo dove ero diretta. Come fossero il titolo di un libro da leggere.

Oppure, come è stato per il grande cuore dorato che ho portato per molti giorni di seguito, erano il ricordo di un bel pomeriggio, di un festoso compleanno, di  certe parole gioiose rimaste dentro incastonate.

O di una stagione, come la stella di mare in alluminio martellato appesa ad un girocollo di caucciù.

Oppure erano regali di persone troppo amate che, conoscendomi, sapevano intercettare i riferimenti preferiti: ametiste viola, malachite a strisce verdi cangianti, turchesi che cambiano colore. Oppure innocui vetri pieni di riflessi intrecciati in modi inaspettati, o palle trasparenti  come bolle di sapone di bambini….

Non uscivo mai senza collana.

Negli ultimi due mesi  non si sono mosse dai loro sostegni sopra il cassettone. Immobili e ignorate come oggetti invisibili. Ho pensato spesso che non le avrei più messe. Che il filtro dell’essenzialità avesse colpito anche loro, relegandole in un angolo tra le scope del pensiero.

Ma oggi una di loro mi ha chiamato, facendomi un occhiolino d’intesa.  E’ solo un  giro multiplo di nodi di seta, viola, che ho portato spesso con le mie Matite…..

Ancora non l’ho messa di nuovo……ma l’ho guardata a lungo e accarezzata e forse…… è un segno viola di un probabile ritorno…..

Il gioco con le immagini – due

Il primo appuntamento – di Vanna Bigazzi

L’intenzione era quella di correre a casa con la padella nuova, acquistata in fretta e furia dai casalinghi, sotto casa, prima di andare a scuola e farsi, al ritorno, delle belle crepes con la nutella per pranzo. Jimmy si sentiva libero, finalmente: genitori fuori città, cane dai nonni perché i suoi non si fidavano a lasciarlo con lui. Mentre rientrava a casa dalla scuola, proprio quando stava varcando la soglia- ecco, il cellulare, cavolo, proprio ora…- Un invito di Matelda, la sua passione e poi- così in fretta, chissà, forse per la gita sul lago, quella del battello delle due…- Jimmy non poteva perdere l’occasione. Veloce cambiò il suo programma, salì in camera sua, dove già regnava un disordine sovrumano – tanto chi se ne frega, loro non ci sono… – Appoggiò sul tavolo la padella nuova, depositò lo zaino a terra, rapidissimamente prese due wurstel, dal frigo, con patatine e tornò di corsa in camera portandosi due piatti. Consumò il tutto velocemente riuscendo anche a vedere in tv quel programmino breve che davano proprio a quell’ora. Non poteva fare attendere Matelda; dopo tanti mesi passati a guardarsi sui banchi di scuola, finalmente si era decisa a chiamarlo e così di furia! Ingurgitate due boccate d’acqua minerale, si cambiò gli abiti sudaticci del mattino abbandonandoli sul divanetto, così come capitava e cercando, in quella confusione, l’orologio che si era scordato di mettere prima di andare a scuola. Fuggì via verso l’amore. Uscito dalla stanza, la palla ingombrante, al lato del divano, esordì: “Chissà dove è andato così di fretta…” Una vocina rispose: “Eh forse, dico forse, io lo posso immaginare…” Dove, dove…” sibilò il giornale soffocato da quell’intrusa della padella, mai vista né conosciuta che si permetteva di stare col suo “fondo” si fa così per dire, per non essere volgari, proprio sopra di lui. La vocina riprese a parlare,   era quella del diario, quel bel diario azzurro dove Jimmy scriveva frasi d’amore. La colla era proprio incollata vicino a lui perché serviva ad appiccicare le pagine venute male. Da uno dei sacchetti sparsi a terra, si sentì ancora: “E’ innamorato…”. “Macchè innamorato!” brontolò la palla: “ha tredici anni, sono infatuazioni…” Eppure era proprio vero, Jimmy aveva perduto la testa per Matelda! Avrebbe rinunciato a tutto pur di stare con lei, anche a leggere il suo giornaletto preferito o ad ascoltare “Das Beste” della sua Rock band preferita. Quando giunse, trafelato, all’abitazione di Matelda, non troppo lontana dalla sua, la trovò in piedi, davanti alla porta che lo aspettava: “Accidenti a te, te lo avevo detto di far presto, i miei non ci sono e io ho trovato il bagno allagato, non sapevo chi chiamare…

Il gioco con le immagini – uno

Un disordine incredibile – di Carla Faggi

Un disordine incredibile, c’è tutto dappertutto! No, no, oggi in casa non ci sto.

-Ciao maison, ti lascio così nel caos, rimetto a posto dopo.

Prepara la mascherina: oggi rossa!

Si veste con l’abitino giallo, i sandali e la borsetta rossi come la mascherina.

-Un tempo ci abbinavo il rossetto e gli orecchini. Ma chi se ne frega, la classe non è acqua e l’abbinamento c’è!

Nella borsetta i guanti, il gel per le mani, tutto riconvertito da un famoso brand della zona.

Decide di andare a fare acquisti.

Nel negozio vicino alla piazza le hanno detto che c’è un nuovo cappellino con visiera in plexiglass che fa tendenza.

Dopo aver fatto la fila a più di due metri di distanza, ha un nuovo orologio che suona se ti avvicini a qualcuno più del dovuto, comodo ma anche molto trend, entra nel negozio.

Sceglie un cappellino arancione con la visiera con disegnato nella parte alta occhiali da sole, molto, molto glamour.

Uscendo si è rispecchiata nella vetrina del negozio e si è sentita molto à la page.

Il dialogo di tre oggetti dell’immagine secondo Carla Faggi

-Credo di non aver lavorato mai così tanto come ora, pilates tre, quattro volte a settimana, mi sembra di essere a cottimo. In questa stanza penso di essere quella che ha lavorato di più, dopo il computer naturalmente.

-Sempre a lamentarti, eh Pallona! allora io che dovrei dire, zoom, skype, wa, mail, sms, messenger!

-Dall’espressione che hai ne sembri orgoglioso!

-Certamente, senza di me tutto sarebbe più drammatico!

-Esagerato, misogino e omofobico!

-Che centra omofobico?

-Così, ci stava bene!

Nmh, pensa la Teglia Nuova, come mi stanno sul manico questi due, credono di essere la soluzione di tutti i mali, invece non sanno che vengono solo usati, io invece sono sognata, immaginata, voluta, comprata. Non usata, perchè io sono l’essenza del benessere, potrei creare cose grandiose, cibi libidinosi, generare orgasmi di piacere. Ma non lo faccio, perchè solo io sono la Teglia Nuova!