La città di Stefania in un vagone

Dieci donne in un vagone – di Stefania Bonanni

Antella, giovedì pomeriggio, interno vagone, dieci donne.

Siamo noi, oggi, la mia città. I nostri occhi sotto le lenti son finestre coperte da vetri smerigliati, e sono rotonde, ovali, cerchiate di colore. I nostri capelli sono tetti di tegole rosse, o coperti di marmo, venati e chiari. Non ci sono strade, ci congiungono piccoli ponti, che si percorrono con facilità fino a metà, poi costringono a reggersi, per non scivolare.

I nostri pensieri sono i campanili, a punta come dita accusatrici, o quadrati, con i merli, agghindati, quasi ricamati. Le nostre voci sono le campane, che a volte suonano prevedibilmente per rintoccare le ore, a volte per motivi sconosciuti: che ognuno viva le emozioni che immagina.

Le cattedrali non esistono, si santificano momenti di serenità e belle parole. I cimiteri non esistono, perché se questo è già il nostro inferno, parimenti è già anche il nostro paradiso.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

6 pensieri riguardo “La città di Stefania in un vagone”

  1. Stupendo quadro in un interno di vagone, che qui diventa l’interno di una bolla fuori dal tempo e dallo spazio dove dieci donne si sono scambiate vita, si sono svelate e consolate, vicine, complici, come a volte, solo le donne sanno fare. “I nostri capelli sono tetti di tegole rosse” immagine che lascia senza fiato.

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  2. Non so commentare, voglio commentare… non c’ ero, volevo esserci…ci ho quasi provato! Stefania che vede…che guarda…che sa, un gioiello prezioso il tuo scrittovissutoamato, si come sempre tutto attaccato, per abbracciarti di più e dire Zgrazie

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