Città a colori di Carla

La città – di Carla Faggi

dipinto di Luca Alinari

La città dove vivo si chiama Aurora, ci abitano tutte le persone che conosco e che mi piacciono. È tutta a piano quindi posso passeggiare ed incontrare le persone che la abitano.
È una città che cambia colore a seconda di come mi sento, ieri per esempio tutto era fiorito in arancione, la chiesetta era colorata di giallo canarino, la piazza rosa acceso e le case vicine rosso semaforo. Anche il cielo era arancio e tante erano le stelle che si vedevano anche di giorno.
Stavo bene ed ho incontrato tanti amici di un tempo, quelli dell’Istituto d’Arte, quelli della discoteca, le mie amiche del cuore, i miei ex fidanzati. Tutti belli e giovani, proprio come me.
Oggi invece Aurora, la mia città è fiorita di azzurro, la Chiesetta è verde tenue, la piazza di un lilla tendente al celeste. Le case attornodi un blu intenso, il cielo era verde salvia con tante stelle come smeraldo.
Ho passeggiato anche oggi, ero con Marco ed ho incontrato tutta la mia famiglia, sono stata molto felice. Ho trovato gli amici di ora, c’erano anche le matite,ho accarezzato Cecilia, ho chiacchierato tanto.
Aspetto di vedere domani di che colore sarà la mia città.

Incontro del 20 ottobre in compagnia di Calvino e Le città invisibili a bordo di un’intima Carrozza 10 al Teatro Comunale di Antella

Ispirati da Italo Calvino

Cartelle da riempire con appunti o scritti vari: la cartella degli oggetti, degli animali, delle persone, dei personaggi storici, le quattro stagioni, i cinque sensi, le città e i panorami della vita e le città immaginarie fuori dal tempo e dallo spazio….così nascono i libri di Calvino…..

Lo “zig-zag” delle nostre città viste con l’eco di ricordi, emozioni, persone……Perché decidiamo di vivere in città? Perché a volte preferiamo fuggire in campagna, per poi, magari, ritornare?

I ponti, le finestre, i pavimenti, i ciuffi di capperi sui muri della città immaginaria di Fillide, che ci incanta quando arriviamo lì e che poi smettiamo di osservare dopo che ci siamo abituati a viverci.

E:…. “l’Inferno dei viventi non è quello che sarà: se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio.”