foto di Lucia Bettoni e Cecilia Trinci





Ognuno riceve un pezzo di stagnola da accartocciare sui bordi in modo da formare un tondo per specchiarsi dentro.
Volutamente uno specchio “infedele” per osservare da vicino, in profonda concentrazione, qualcosa che appare dentro e che ci chiama o ci attrae.
Lo stesso specchio velato va poi spostato di lato, per guardare alle spalle, dietro di noi, quello che ci accompagna: oggetti, persone o sensazioni……

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Riflettiamo su: “Si ha per lo più la convinzione di raccontare cose che ci sono accadute, e di farlo in base a come siamo fatti Ma la moltitudine di scelte istintive che facciamo per narrare viene più probabilmente da quel che non siamo ancora e da cose che ancora non sono successe. (….) Chi racconta, diventa. Non si limita a organizzare il passato, ma suscita il futuro.
Mentre apparentemente rilegge pagine già scritte tempo prima, con la parte più animale e istintiva del suo narrare sta scrivendo le pagine bianche che si era lasciato indietro. In questo modo, narrando, completa un lungo andare, e giunge a compimento.” (A. Baricco)