La Matita per scrivere il cielo comincia a salutare

I saluti di Gabriella Crisafulli con le parole di Primo Levi:

Agli amici

Cari amici, qui dico amici

Nel senso vasto della parola:

Moglie, sorella, sodali, parenti,

Compagne e compagni di scuola,

Persone viste una volta sola

O praticate per tutta la vita:

Purché fra noi, per almeno un momento,

Sia stato teso un segmento,

Una corda ben definita.

Dico per voi, compagni d’un cammino

Folto, non privo di fatica,

E per voi pure, che avete perduto

L’anima, l’animo, la voglia di vita.

O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu

Che mi leggi: ricorda il tempo,

Prima che s’indurisse la cera,

Quando ognuno era come un sigillo.

Di noi ciascuno reca l’impronta

Dell’amico incontrato per via

In ognuno la traccia di ognuno.

Per il bene od il male

In saggezza o in follia

Ognuno stampato da ognuno.

Ora che il tempo urge da presso,

Che le imprese sono finite,

A voi tutti l’augurio sommesso

Che l’autunno sia lungo e mite.

(Primo Levi,  6 dicembre 1985)

Parole d’amore per il fico patriarca

Il fico – di Tina Conti

Noi siamo discendenti del patriarca, lui ha avuto una vita piena di gratitudine.

 Nato Fico dottato di qualità suprema, apprezzato  e stimato  per le sue doti

A fine maggio regalava i fico-fiori più belli che si potesse immaginare.

In quantità  esuberante, si potevano consumare con abbinate le perine o il salame, fare  le prime marmellate di stagione, visto che la scorta nella dispensa stava esaurendosi.

Quando le foglie  si spandevano sui rami sotto  la sua  ombra si aveva una sensazione  di benessere e pace, il venticello  si intrufolava fra i rami   provocando un dondolio frusciante.

La produzione vera iniziava a fine luglio, gli amici si informavano e aspettavano i cesti  ricolmi in  regalo, graditi anche per le feste di matrimonio e compleanni.

Quando la produzione era sovrabbondante, ci si sentiva stufi, poi con le prime piogge, moscerini a non finire, frutti a terra,  vicino alle sedute del forno..con l’autunno,si cercavano gli ultimi frutti, piu piccoli e rinsecchiti. Come si gustavano in bocca, assaporando quel piacere che avrebbe dovuto  aspettare un anno per farsi  risentire!

Un temporale estivo aveva abbattuto un grosso ramo, ma poi era rinvigorito in uno strepitoso risveglio.

Per il solleone con i frutti più belli si preparavano  graticci  di picce da seccare al sole.

Impacchettati con alloro e finocchio, aspettavano le feste di Natale per primeggiare con quel profumo unico delle cose desiderate e aspettate. Poi,  gli ultimi anni, qualche frutto bacato, marciume e alla fine tante infestazioni di cocciniglia.

Si è deciso per una potatura drastica, aspettando che con la primavera ci fosse una rinascita. Invano. Adesso te ne stai scheletrito con rami  tristi, neppure un ributto, solo al pedano un piccolo ciuffetto.

E’ vero che ti avevano piantato per l’ombra non pensando che i tuoi frutti avrebbero impiastrato le sedute in pietra, ma  ti abbiamo amato nonostante questo.

Oggi che, forse  impiegherai anni per rinascere  da quel tenue rametto ricordiamo tutte le tue doti.

Che previdenza, aver trovato una buona collocazione a quelle creature che con i tuoi semi, erano nate nei posti più strani: dentro la griglia di scolo del viale, nei vasi dei gerani, fra le pietre delle scale.

I tuoi discendenti  si sono  riprodotti con esuberanza e oggi vengono bene nella scarpata  dove hanno trovato  una buona terra.

Sandro, il mio agronomo di fiducia, ultimamente mi ha scioccato con una notizia a cui non voglio credere e con la quale mi confronterò: non ci saranno più  piante  di fico sul nostro territorio per una infestazione  tenace che colpisce le piante al pedano, provocandone la morte.

Racconti di conoscenti  mi avevano insospettito, narrando la scomparsa delle loro amate piante, poi, qualche giorno fa, ho saputo di una strategia per evitare questi attacchi: panni di lana  avvolti alla base delle piante impregnati in una sostanza  arginano la catastrofe.

Ecco, mi sono rasserenata, anche io non potevo accettare che questa pianta così importante, che ha sfamato generazioni  di popoli, scomparisse.

Devo sapere ora con esattezza come procedere  per  il patriarca e i discendenti.

A proposito di parole d’amore

Alla notte – di Luca Di Volo

Notte, tenera amica,

in abito di stelle rilucente,

ti aspetto ansioso

allor che i dardi oltraggiosi

del giorno mi feriscono.

Vieni dunque e liberaci

L’anima dalle ferree leggi

Che tristi governano la veglia.

Ma appena il tuo manto ricopre

L’universo arido e pietroso,

col piede leggero

si librano liberi gli spiriti degli uomini.

Ed è allora che sciolto

Da spazio e tempo

In forma di tiepida nuvola

Da te io volo, e tu da me.

E finalmente uniti

Due vortici d’amore solo avvinti

Si mescolan segreti e turbamenti.

E sorvolano insieme

Dove tu dolce riposi

Luna su Luna

Luce su luce

E così ci colga il giorno

E così il tempo ora si fermi.