La vitalità del fico

Il fico perduto – di Vanna Bigazzi

“Rinasce sempre dalle radici anche quando credi di averlo ucciso”. Questa meravigliosa scintilla di Cecilia è quella che più di tutte le altre è penetrata dentro di me. Sento che mi appartiene. Più volte nella vita mi sono trovata nella situazione di vedermi, anche se molto lentamente, rinascere,  dopo essermi sentita “rasa al suolo”. “Vedermi rinascere” con mio stesso stupore…”Come può avvenire questo”? Mi chiedevo, era come se, a mia insaputa, ardesse dentro di me una fiamma inestinguibile. “Istinto di vita” direbbero gli psicologi. “L’aiuto divino per i martiri”spiegherebbero i Cattolici. “Il tempo passa e necessariamente si dimentica”aggiungerebbero i razionalisti. Non lo so, forse sono tutte vere queste interpretazioni. Per quanto mi riguarda posso esprimere soltanto quello che sento. Esiste in me una forza che si rigenera fatalmente in proporzione alla frustrazione ricevuta in egual misura; poi addirittura si accresce, per cui il sacrificio mi restituisce sempre qualcosa in più. Questa percezione mi spaventa un po’ e mi chiedo quando arriverà il momento in cui questo fuoco si esaurirà, perché dovrà arrivare…Mi fermo alla descrizione di ciò che provo, senza addentrarmi in spiegazioni filosofiche che lascerebbero il tempo che trovano. Tanti anni fa, nel giardino in campagna, una persona a me vicina, senza avvisarmi, rase al suolo un delizioso fico al quale io tenevo in modo particolare perché mi ricordava la mia infanzia nel Mugello, quando con delle amichette, mi recavo a bere acqua di sorgente freschissima, ad una antica, rudimentale fonte in pietra che si trovava “in vetta alla salitella”così dicevano. Eravamo stanche e sudate quando si arrivava e ci inebriavamo di quella freschezza, racchiudendo l’acqua nelle foglie di un fico a ridosso della sorgente, creando con queste, coni a mo’di calici. Ricordo perfettamente le sensazioni che provavo nel dissetarmi: sapori selvatici, puri, effervescenti, in quel luogo ombreggiato dalla pianta perenne; odorosi come frutta raccolta da poco, o come fiorellini appena recisi. Pareva di deglutire una brezza profumata che mi rianimava ad ogni sorso. Era proprio una interiorizzazione non solo dell’acqua ma del fico medesimo. Tornando alla spiacevole sorpresa che provai quando mi accorsi che il fico nel mio giardino non esisteva più, ricordo di essermene molto lamentata con il responsabile di simile scempio e pensai che non avrei mai più goduto di quel fico, per me carico di significati e reminescenze. Invece non è stato così, oggi quella pianta è di nuovo grande e bella e, quando non me li rubano, posso godere ancora di quei dolcissimi frutti. La pianta è sopravvissuta anche alla persona che l’aveva divelta, come spinta da una forza nascosta e potente che la natura le ha donato. In ognuno di noi la natura opera miracoli diversi, a me ha donato questa potenzialità di rigenerare me stessa, per cui quando osservo questa pianta posso parlarle in tutta sincerità:” Cara amica mia, ti amo perché mi somigli; non sei una pianta di qualità o di rilievo scientifico ma di forza e tenacia, riesci a ricrearti costantemente ed essere sempre produttiva, proprio come è “toccato” a me.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

3 pensieri riguardo “La vitalità del fico”

  1. Percussus viresco.È la definizione del fico secondo Marco Aurelio.,anche lui uno stoico,come Epittèto(alla Latina ) o Epìtteto (alla greca).Spero che tu mi passi queste citazioni che però non fanno che riaffermare l’idea che hai così brillantemente esposta .Sì..qualcuno è “fico”,come si dice anche oggi,qualcuno invece no…A ciascuno il suo…😀😀😀😀😍

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  2. A proposito di” A ciascuno il suo” l’ho letto e ho visto anche il film. Le citazioni non mi spaventano, grazie per il bel commento.

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  3. Si recide alla base, ma sotto, dove non si vede, al buio, c’è una parte vitale che fa di tutto per riabbracciare la luce. Come noi che superiamo ostacoli invalicabili per poterci dissetare, magari bevendo da una foglia di fico.

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