Il gioco delle immagini – quindici

Scherzi di maggio – di Cecilia Trinci

Ormai era entrata.

Non aveva chiesto neppure il permesso e non si rendeva conto come fosse accaduto.

Era stato un attimo di distrazione, aveva solo chiuso gli occhi, sotto quel sole di maggio, sulla terrazza, tra la menta e il basilico, con il profumo del gelsomino che saliva  da quella spalliera dei vicini che traboccava di piccoli fiori trionfanti.

Un attimo a occhi chiusi e  si era ritrovata in quella stanza.

 Credeva di aver messo cura nel riporre nello zaino gli asciugamani  e i costumi, il pareo,  l’abbronzante nella taschina esterna, il repellente per le zanzare, il treeoil per le punture di meduse, gli occhiali e il libro da leggere. L’essenziale. La teglia l’aveva comprata per i piccoli che stavano arrivando. Frittata di patate che piaceva a tutti. L’avrebbero portata sulla spiaggia e mangiata nei piattini biodegradabili. La “pampa” verde era quella dell’anno scorso, portata in spiaggia e poi non usata perché poi sarebbero stati tutti insieme in acqua a sguazzare e a ridere e a dirsi “guarda guarda….guarda cosa so fare!?”  La sera,  ai primi brividi sulla finestra aperta sul tramonto, avrebbe messo la camicia a quadri e si sarebbe ricordata che era ancora primavera.  C’era tempo, tanto ancora da vivere e la luce avrebbe portato via le malinconie dell’inverno. C’era il libro che da anni scriveva e che ogni anno ricominciava da capo. Perché i ricordi si allungavano e i dolori si stendevano sul divano scricchiolando, cantando ogni giorno una nuova canzone  che da capo andava riscritta. C’erano i fiori. E i profumi. C’erano le foto.

C’era un computer che la teneva sveglia  e mangiava parole, masticandole in silenzio….

Allungò la mano, sul terrazzo, al sole, mentre i merli cantavano pensando solo al proprio nido lassù, tra le frasche del giardino.

Forse fu solo allora che si accorse di essere entrata nella sua  testa, quella cosa che a volte pareva vivere per conto proprio e che spesso si scollegava dal collo e partiva per angoli personali…Fu solo allora che si accorse di non volerne uscire e rimase così con gli occhi chiusi immersa nella sua vita di prima, trattenendola, per paura che svanisse, che non fosse davvero mai esistita.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

8 pensieri riguardo “Il gioco delle immagini – quindici”

  1. Mi piace perché sei brava a intuire il sentire più profondo
    Un po’ miritrovo in questo personaggio e nella mia vita di poco tempo fa.Grazie Cecilia.

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  2. hai dimostrato con le emozioni che un ricordo e una speranza non hanno tempo e non hanno spazi, Einstein docet.

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  3. Si, il tempo non esiste, se i pensieri e ke parole sanno essere profumati. Unico appunto: siamo sicuri che i merli pensano solo al loro nido? A me sembra che a volte ilterpretino gli sguardi sul tramonto, quando si allontanano ad ali aperte, neri come ombre. Hai vestito un’emozione.

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