Il gioco delle immagini – tredici

Stanza amorosa – di Luca Di Volo

“Amore, che scioglie le membra, di nuovo mi sconvolge

Dolce amaro serpente, per cui non c’è difesa”

Questi versi, sublimi, per la verità, il mio amico aveva cominciato a pronunciarli..e poi a ripeterli, come un mantra, come se gli fossero necessari, indispensabili per poter continuare a vivere, a respirare..

Ma andiamo con ordine.

Siamo (o eravamo?) due (quasi) impenitenti scapoli, ancora abbastanza giovani, discreta cultura, buon lavoro, e, per completare supremamente amanti del buon cibo, dei viaggi e..dulcis in fundo, delle leggiadre fanciulle che profumavano la nostra vita.

Un panorama che qualcuno giudicherebbe squallido e oltremodo borghese, ma a noi andava bene così.

Fu una sera d’Estate, mentre sul terrazzo finivamo la serata con l’ultimo bicchierino e l’ultima tirata di un profumato Toscano,  che il mio amico, con lo sguardo rivolto al cielo che  pareva ardere cadendoci addosso..fu quella sera, dicevo,  che cominciò a declamare quei versi.

Anch’io li conoscevo, come si fa a dimenticare l’immortale Saffo..la divina….

Ma non furono i versi in quanto tali che mi fecero impressione..fu l’espressione del mio amico nel citarli.

Rivedo ancora il suo bel profilo stagliato contro il luccichio ardente delle stelle..e il suo sguardo..rapito..mi ricordava il santo rappresentato su una tela in attesa della palma del martirio..

E fu allora che cominciai a preoccuparmi.

Durante il giorno-lavoravamo nello stesso ospedale, ma in reparti differenti-appariva quasi normale, salvo quel salmodiare di quel mantra…che sembrava un’ossessione. E sempre con quell’espressione rapita…

Interpellai anche un nostro collega psichiatra …lo aveva sentito anche lui. Ma si mise a ridere… ”O ha una crisi mistica..o è innamorato…” Questa la diagnosi.

Innamorato?!Come mai non ci avevo pensato prima?!

Quella sera presi di petto la questione. E fui anche quasi brutale.

“Stai a sentire…non ti sarai mica innamorato, per caso?! Sei talmente strano in questo periodo..”

Non cercò di negare, anzi, lo ammise subito.

“Sì..l’hai appena detto..”

“E me lo dici così…potevi farlo prima..o non ti sono più amico?”

Sorrise..”Non volevo dirtelo..sarebbe ….anzi, è perfettamente inutile”.

Ricominciai a preoccuparmi..Che voleva dire?

“Niente, niente..solo che una conclusione normale ..come sarebbe giusto..è al di fuori di ogni possibilità umana..”

Oddio..era davvero matto.., ma lo feci parlare.

“Ah sì?!E chi sarà mai costei…E’ sposata?”

“Questo non vorrebbe dir nulla ….”

Oddio..si sarà mica innamorato di una suora?! Glielo dissi…

“No, no..macchè suora..”

Non ci fu verso di sapere altro, per quella sera.

Nelle serate successive, però, si concesse un po’ di più.

“Mi è bastato vederla..e..e. mi è entrata dentro…”

Madonna, gli innamorati..dicono cose insulse e neanche se ne accorgono..Proprio vero: l’amore è una sospensione della ragione..beh, ma a qualcuno piace….

“E le hai parlato?!”

“Eccome, tutti i giorni..ma del più e del meno..abbiamo dei parenti in comune..”

Era completamente andato.

Decisi di rinunciare..sarebbe passata da s . Ma mi sbagliavo.

Già…una mattina, non lo avevo visto al solito caffè, pensai che magari fosse malato…Andai a casa sua. Avevo le chiavi, naturalmente.

Aprii. Corsi ad aprire la finestra e con la luce del giorno mi colpì l’incredibile disordine di quella stanza..

La sua camicia da casa, il pallone per il suo pilates, il PC, la sedia di traverso..i piatti sporchi, perfino una teglia nuova di zecca..Tutto alla rinfusa…E per lasciare tutto così ci doveva essere una ragione grave, lui era l’ordine personificato..

Quegli oggetti parlavano…se avessi potuto udirli mi avrebbero detto:

La palla verde: ”Mi ha lasciata sola, sono triste, ma felice per lui..”

Il PC: ”Io lo sapevo ..ma mi aveva messo una password e non potevo dir nulla”

Il giornale: ”Anch’io lo sapevo..la stampa sa sempre tutto..”

Il divano: ”Non gli dar retta..il solito giornale sbruffone”

Lo zaino: ”Credevo che mi portasse con sé..invece..nulla”

La teglia nuova: ”Dovevo essere un regalo..e guarda qui..chi mi vorrà ora?”

I piatti: ”E noi, allora..? Finiremo mangiati dai vermi..”

Io questi discorsi non li udii distintamente..ma qualcosa..un sussurro, un’atmosfera..qualcosa confusamente compresi.

E la mia mente andò al mio amico..e alla sua compagna..perchè era con lei..ne sono sicuro.

Voleva dire che il suo amore non era proprio irrealizzabile…ma difficile..questo sì. Doveva esserlo stato.

La fuga precipitosa era testimoniata dal disordine della stanza. Il mio amico non l’avrebbe mai lasciata così, se solo avesse avuto un attimo di tempo..

Richiusi in silenzio la porta..

E mi allontanai col dolce pensiero di Enrico e della sua compagna, liberi di una libertà forse conquistata a caro prezzo.

Non lo seppi mai..come non seppi mai il nome di questa donna tanto amata.

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

5 pensieri riguardo “Il gioco delle immagini – tredici”

  1. Il filo conduttore è l’amore, fra l’altro l’incipit cattura molto, poi si sviluppa la parte ludica, simpatica, complimenti per la perseveranza!

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