Il gioco delle immagini – otto

                                DISORDINE – di Simone Bellini

Sveglia – colazione – lavoro – pranzo – lavoro- cena –  letto

Sveglia – colazione – lavoro – pranzo – lavoro – cena – letto

Sveglia – STOOOP !!!…quarantena………QUARANTEEENAAA ??

Come… quarantena?!? Che faccio adesso ?! No no no io non posso, io non riesco a metabolizzare questa nuova situazione !

CONFUSIONE……ho la mente più confusa di questa stanza trasandata, dove il disordine regna sovrano, trascurato a causa del tran-tran quotidiano.

Piatti lerci accumulati sulla tavola testimoni di stanche cene, tazze sporche di frugali colazioni, padelle nuovissime, mai usate vittime di pranzi veloci nei bar, camice sparse alla rinfusa, zaini, sacchetti, persino un’ingombrante palla da Pilates, mai usata, segno di una remota volontà d’impegno fisico.

-Mio Dio, come ho vissuto fino adesso !

Basta, diamoci una mossa; intanto rigovernerò questi piatti ! –

-Ohh, finalmeentee !-

– Ehh, chi ha parlato ? –

-Era l’ora che ti decidessi a lavarci ! –

– Ahrg ! I piatti parlano – grido facendoli cadere frantumandoli in mille pezzi.

-Ma braavo, guarda cosa hai combinato ! Tanto chi spazza sono io ! – ribatte stizzita la scopa.

– Ma beene, non c’era abbastanza disordine vero !!-Dicono tutti in coro; il divano la palla , la sedia , lo zaino, ecc….

Scappo sbattendo la porta ed esco urlando in strada.

– Fermo, dove va lei, senza mascherina. – mi blocca la ronda della polizia – deve restare a casa !-

– I piatti …ahhh.. ho rotto i piatti….parlano….i piatti, le camicie, il divano, lo zaino,……tutta la casa parla !!! –

– Pantera due a centrale, abbiamo testè fermato un soggetto in evidente stato di alterazione emotiva, che dobbiamo fare ? –

– Se non ha sintomi di corona-virus intimategli di chiudersi in casa. –

Mentre risalgo le scale mi convinco che è colpa dello stress, è lo stress che mi ha giocato questo brutto scherzo!

Mi calmo, tranquillo e sereno entro in casa.

– BENTORNATO !!! – ( tutti in coro )

Il gioco delle immagini – sette

EX GIOVANE – di Rossella Gallori

Il silenzio era interrotto da una finestra che sbatteva, nessuno di loro aveva voglia di parlare, dopo le risate e le pesanti allusioni, era arrivato il silenzio…

Lo zaino era offeso a morte, aveva  passato la vita dentro l’armadio color noisette, nella busta trasparente con la scritta “da usare in montagna” insieme alla palla verde acqua anche lei riposta nell’analogo contenitore, con un’ altra precisa catalogazione “da mare”.

Tutto  noiosamente in ordine, un po’ come lei: capelli né biondi né castani, gonne dritte, camicette ben agganciate, braccialettino tennis, borsa Hermes, tacco largo mai più di 4 cm, calze color miele, anellino riviera, di valore, ma non sfacciato….profumo buono e delicato…l’anticamera della vecchiaia..

Non ne poteva più la colla decise di parlare, di esplodere si era “ seccata” in silenzio, non ne poteva più di aspettare gli altri per aprire il dibattito…

Cosa credeva, la Federica, che bastasse allestire questa messa in scena, par farle capire che era giovane?

Beh il fisico regge ancora bene, senza occhiali, capello sciolto trucco a cianfo, tacco 12 e yeans, era credibile!! O nooooo?

Credibile? Lei a cinquant’anni, con uno di venti? Mi ha comprata e manco scartata, pensava che un paio di uova al bakon e due birre bastassero ad un ragazzotto   come quello per convincerlo a portarsela a letto?

A letto? Macché  lei non è quel tipo, magari avrebbero giocato con me sul prato, lui avrebbe colto una margherita, gliela avrebbe messa tra i capelli…

Margherite, palla turchese, tutte fandonie, di me ne ha fatto una palla, prima di indossarmi, per sembrare easy, balconcino e perizoma  oro, sotto,  si è grattata mezz’ora con me sulla pelle nuda…sono una camicia da montagna, mica una vestaglia di seta…

E noi? Vecchie di due anni, ci han buttate per terra, tra un po’ non serviam più nemmeno per accendere il fuoco….cantilenarono le riviste fuori corso accomodate su un impiantito, che sembrava non esserci  in un disordine, così finto da sembrar vero.

Certo è che mi poteva toglier di mezzo, sono il cardigan di suo marito, non voglio esser  né testimone, né complice, riscaldo un professore di filosofia, mica il primo cialtrone abbordato in un bar…

Non ti dare tante arie, vabbè che son finto, ma sempre fiore sono…

La tovaglia non ne poteva più, sotterrata e soffocata da troppe cose sbottò, facendo traballare il bricco di plastica e non solo: qui si parla, per parlare, come sono andate le cose io lo so, son stata la prima ad esser portata qui!!

Allora racconta! biascicarono in coro le cento cianfrusaglie, sulla  scaffalatura, che manco all’Ikea vendevano più.

Alloooooora, lei aveva litigato con suo marito, se ne era andata con il suo tailleur grigio perla, sbattendo, o quasi, la porta, lui manco l’ aveva rincorsa, tanto sarebbe tornata, prima o poi..

Furiosa era entrata nel primo posto, più perché aveva trovato posteggio che per scelta, da Ginger paninoteca….lo aveva riconosciuto subito, lo vedeva quasi tutti i giorni a scuola, lui nel primo banco, forse un po’ astigmatico, ma carino da morire, lei dietro la cattedra, sempre attenta a non accavallar le gambe.

Guido vuoi venire tu alla lavagna?   Il loro parlare era solo quello:  bravo,  attento, ripeti. Mai una insufficienza, un’assenza..

Ed ora se lo ritrovava lì appollaiato su uno sgabello, dove anche lei si arrampicò…

Un leggero imbarazzo, poi tra il bere ed i sorrisi…la decisione, fu lei a gettare l’amo…lui disse semplicemente: ok, ok…porto da bere.

Ed iniziò la corsa, Lucolena era vicina, bastava aver le chiavi, avevano fissato per le 3, lei aveva ribadito, le 15!!! Ed era corsa lì, si era fermata, solo da Monnalisa a comprar quel completo assurdo e carissimo…

Aveva costruito in fretta una vetrina quasi perfetta, gli oggetti, non si toccavano, più uno studio fotografico, che un arruffio datato e vero, una doccia, fredda come il marmo, un trucco da star, le scarpe taccose del matrimonio di sua cugina, che le facevano male, ma ne valeva la pena, la camicia di suo marito, più di una goccia di Hinterdith, profumo nuovo di pacca, capelli quasi bagnati….in fondo se lo meritava uno così, pensò guardandosi le gambe nude ed incremate…i trenta anni di differenza, non la spaventavano, sarebbe stata la sua unica ed ultima follia…ne era certa..

Il rumore della moto  lo annunciò, il cuore le batteva a mille, volle gustarsi il momento, seminascosta dalla penombra….

Professoressa…professoressaaa Tombolini, sono io Guido Ceccanti, ho portato anche mia madre così, vi fate compagnia.

Non rispose la prof, la moto con i due a bordo si allontanò, le ci volle  tutto il pomeriggio, per rimediare quel caos, ma poi perché aveva pensato, che i giovani amano il disordine, la trasgressione, le avventure facili.

Struccata… E rivestita a modo,  aveva ripreso la strada di casa, prima si era fermata alla  Rosticceria Angelo, suo marito adorava il pollo alla griglia….ed era l’ora di cena….

Nella casa a Lucolena, le cose dormivano un sonno tranquillo, ognuna al proprio posto, posate, riviste, gingilli, lo zaino…un ordine  noioso e banale che poco sapeva d’avventura, la camicia giaceva nel cassonetto,  a Montelfi,  non valeva la pena lavarla, vicino a lei la confezione quasi nuova di quel profumo…come si chiamava?…………

Il gioco delle immagini – sei

Oggetti dimenticati – di Patrizia Fusi

Dieci anni fa ero esposta in uno scaffale di un grande magazzino di articolo sportivi, ero chiusa dentro una scatola con una bella immagine di una giovane donna intenta a fare ginnastica, accanto c’era la mia amica pompa, quel giorno c’erano tante persone che giravano nel negozio si stavano preparando per le vacanze ed erano pronte per gli acquisti.

Allo scaffale dove ero esposta si avvicinano due donne una giovane una più attempata, la più grande mi prende in mano mi guarda con interesse, parla con la più giovane valuta se gli può essere utile per gli esercizi che deve fare per rinforzare la muscolatura della schiena, decide di acquistarmi insieme alla mia amica pompetta finiamo nel carrello, iniziamo il giro con loro, si fermano al reparto giochi, decidono per due set da ping pong , ognuno e composto da due racchette quattro palline e la rete per il tavolo, si dicono che servirà ai bambini per quando sono in casa, si spostano dove sono in mostra i pattini ,scelgono una confezione composta da un caschetto, da dei slava  mani, gomiti, e ginocchi, tutto rosa e per il compleanno della bambina, continuiamo a girare per il negozio comprano altre cose, le sentiamo parlare soddisfatte dei loro acquisti, pagano e usciamo, noi oggetti siamo in due grandi buste un po’ stretti fra noi ci chiediamo in quale abitazione andremo a finire, io e la mia amica pompetta con un set da ping pong andiamo con la signora attempata, appena arrivati veniamo riposti in un armadio.

Le giornate passano lentamente iniziamo ad ambientarci ai rumori agli odori della casa e ai suoi frequentatori, in alcune ore del giorno chiacchiere dei tre bambini e dei loro amici, bello ascoltare i loro giochi, dividere la stanza in piccoli appartamenti, prendere delle coperte e creare delle tende dove ripararsi, adoperare cuscini nei modi più fantasiosi, formare piccoli mercati con scambi di oggetti, sentirli litigare per gli spazi, Il set di ping pog alcune volte è stato adoperato sul tavolo di salotto ma con scarso entusiasmo, durante il giorno rumore di tivù, profumo di mangiare, chiacchierio mentre i commensali consumano il pasto, silenzio del riposo pomeridiano nei pomeriggi caldi, merende con gli amici, a scelta pane e pomodoro o pane e marmellata, sentire  scendere velocemente i ragazzi per le scale, sentirli giocare fuori, rumore di bici o rollio di pattini, o giocare a pallone,  o a nascondino, la voce della nonna che li calma e li controlla, nel tardo pomeriggi altre voci , saluti, racconti, baci, dopo torna il silenzio, io e la mia amica pompette capiamo che la signora attempata ora è sola, noi due chiuse nell’armadio cominciamo a spettegolare anche col set di ping pong, noi due siamo un po’ gelose di lui perché può uscire, ma stiamo bene in sua compagnia, e ci facciamo raccontare tutto delle sue uscite, fino a quando siamo stanchi e decidiamo di dormire.

Gli anni passano noi due siamo fisse nell’armadio, i rumori della casa piano piano sono cambiati come sono cresciuti i ragazzi, ora solo in alcuni giorni della settimana si sentono le voci di tre giovani adolescenti, rumore di giochi scaricati sul telefonino, musica ascoltata, scenette esilaranti tramesse dal cellulare, il bip dei messaggi….

Mi sento invecchiare nella scatola, quando parlo con la mia amica pompetta, viviamo di ricordi e pensiamo che noi rimarremo per sempre nel mondo degli oggetti dimenticati.

Ad un tratto percepiamo un altro strano cambiamento nella casa ancora più silenzio del solito, spariscono tutte le voci e le presenze, rimane costante e continua la presenza della signora: cosa strana, eravamo abituate a sentirla uscire spesso di casa, anche il gatto sembra spaesato da questo cambiamento, ogni tanto miagola e la signora parla con lui, si sente in sottofondo il parlare della tivù e della radio, dalla finestra ora quasi sempre spalancata, nel silenzio che circonda il tutto, entrano solo alcuni suoni, canto di uccelli, l’abbaiare di un cane, il rumore di una falciatrice, il tonfo ritmico di un pallone giocato in solitudine di un bambino, la sua voce che parla con la mamma, i rumori tradizionali sono spariti, lo strisciare del traffico sull’asfalto, il battere metallico della fabbrica vicino a casa, io e la mia amica ci chiediamo cosa sta succedendo non riusciamo a capire.

 Ecco la signora ci guarda con interesse ci scarta, inizia a gonfiarmi con la mia amica pompetta, ora noi siamo uscite dal limbo dagli oggetti dimenticati, siamo felici, entriamo anche noi nella casa.

C’è voluto un piccolo e tremendo virus per farci vivere .