Occhi e nuvole

Tornare – di Carla Faggi

1988 a Marsiglia ad operarmi.

Rimasi in convalescenza per la fisioterapia quasi due mesi.

All’inizio pensavo molto a quello che avevo lasciato a casa, in Italia, la famiglia, gli amici, il lavoro. Per cercare di sopravvivere provai a vivere quei due mesi nel miglior modo possibile.

Eravamo diversi italiani, anche della mia età.

Trovai degli amici, ed anche un fidanzato, un francese.

Andavamo ambedue con le proprie stampelle ad un ristorantino poco fuori il centro di riabilitazione a mangiare le ostriche. Mai più mangiate buone come allora.

Ricordi belli, conditi di riflessioni sul mio mondo italiano che avevo lasciato, di comunanza, la sopravvivenza che sapeva di vita, di emozioni, di bello. Ma soprattutto c’era il socios habere malorum ed il sentirmi fortunata di essere la meno messa male.

Poi fu il momento di rientrare, senza stampelle e pronta alla vecchia ma nuova vita.

Ricordo fortemente la mia paura del rientro, quasi volevo rimanere ancora un po’ lì, dove ero protetta, curata, coccolata. Dove mi relazionavo ad un mondo ristretto.

Dovetti però tornare, ma non fu facile.

Oltre il piacere di rivedere la famiglia e gli amici c’era il dover ricominciare ed io ero diversa.

Significava fare delle scelte, assumersi delle responsabilità, programmare il futuro, lontano dal seguire per forza inerme quei binari fissi del prima.

Uscii con gli amici, ma mi dicevano che ero un po’ assente, strana. Poi tutto passò come per incanto, perchè si sopravvive anche ai cambiamenti.

Nel frattempo qualcuno mi regalò “La cura” di Herman Hesse. Per aiutarmi a capire.

L’ho riletto ieri. Volevo capire l’oggi.

Ho ritrovato tanti spunti, tante correlazioni, però è vero che ogni libro è per quel momento, e per me Hesse era per allora, forse meno per ora.

Comunque ho riascoltato le sue riflessioni ed in alcune mi ci sono ritrovata oggi.

Come il meticoloso interesse per le piccole quotidiane cose…si, proprio quelle a cui si guardava con superiorità morale, troppo presi dal più nobile, dal più evoluto.

Tipo pulire la casa…vedete, per una donna impegnata, presa da mille interessi, che voleva e ancora un po’ vuole fare la rivoluzione, pulire la casa non era da me. Noblesse Oblige.

Eppure io, illuminata ed evoluta donna progressista, ora ho una casa perfetta, una singola briciola di polvere è una rivoluzione da fare.

E trovo la stessa gioia, la stessa meravigliosa felicità, l’appagamento del portare a termine qualcosa di programmato, sia esso nobile o quotidiano, perchè come dice Hesse, nulla è piccolo o sciocco ma tutto è santo e venerabile.

Allora, seguendo il suo consiglio, mi sono guardata attorno e ho sentito la risibilità di tutta questa situazione, ho guardato il cielo e ho visto le nuvole, ho cominciato a ridere, ridere e ancora ridere.

Basta ridere dice Hesse e l’incantesimo si rompe.

Fiduciosa sono andata ad accendere la televisione…chissà se sarà finito tutto…

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

5 pensieri riguardo “Occhi e nuvole”

  1. Belle e luminose riflessioni.In certi punti mi ci sono veramente ritrovato completamente.Ridere guardando le nuvole quando tutto sarà finito,ce ne dovremo ricordare.👏👏😀😀

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  2. Vedo…luce, una bella luminosità, un bel modo di essere, ostriche e riflessioni…cosa c’è di meglio…

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  3. Una riflessione che, se non è all’Otto è alle nove, abbiamo fatto tutti, se siamo stati fortunati. Molto bello, guardare le nuvole, e ridere…altrimenti, cosa ci stanno a fare?

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  4. Sì Carla, proprio così: tornare alla vecchia nuova vita e ricominciare con le piccole cose …

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