Se ne andò quasi prosciugata di respiro, col petto che le faceva male dal peso che lo attanagliava.
Gli occhi tristi e vitrei come non mai. Raccolse in fretta le poche cose che aveva portato con sé e uscì prima che lui rientrasse.
Si erano conosciuti in un pomeriggio di sole.
Lei entrava in un negozio del centro a comprare delle cose, lui stava uscendo di corsa dal bar vicino con una bibita in mano che nello scontro si sparse ovunque e macchiò gli abiti di entrambi.
Occhi infuriati si scontrarono con occhi sbalorditi e incuriositi e vinsero i secondi. Erano così chiari e luminosi e venati di allegria che lei non fu in grado di reggere oltre con la sua arrabbiatura per la camicetta perduta dentro sgorbi di giallo paglierino.
Lui fu gentile. Si scusò più volte e si offrì di ricomprargliela.
Tutto ebbe inizio fra loro con questo incidente di percorso e a causa di un incontro di occhi e di sguardi che dicevano e promettevano molto.
Fu passione vera. Di quelle che non lasciano il tempo di respirare, né di farsi domande.
Laura si sentiva risucchiata dentro un vortice che girava ad una velocità esagerata.
Luigi in breve tempo era diventato il centro assoluto dei suoi interessi. Il resto, la sua vita precedente, sfumata e consegnata ad un passato che sbiadiva ogni giorno di più.
Le conoscenze e gli amici di prima abbandonati uno ad uno. La sua vita aveva un senso solo e se ruotava attorno alle cose che lui decideva dovessero fare insieme.
La colmava di attenzioni e questo la riempiva di gioia.
La inondava di messaggi e di chiamate e lei pensava solo a quanto questo fosse segno dell’amore incondizionato che lui provava per lei.
Per questo quando le propose di trasferirsi da lui, rispose con un sì colmo di attese positive.
Due giorni dopo, mise piede per la prima volta a casa di Luigi.
In tutto quel periodo non era mai successo che lui la invitasse. Si erano incontrati sempre fuori o a casa di lei. La stranezza della cosa la sfiorò solo un istante mentre varcava la soglia.
Si ritrovò in una casa senza cuore e spoglia di vita. Stampe e poster anonimi alle pareti, arredamento tutto sommato dozzinale. Sembrava un motel di terza categoria più che una casa accogliente per un amore nuovo e un progetto di vita.
Aveva poco o nulla a vedere tutto questo con Luigi. Almeno con l’idea che si era fatta di lui frequentandolo in quel periodo. Della sua esuberanza, la sua simpatia, la sua spigliatezza, la sua vivacità lì dentro non c’era assolutamente nulla.
L’unico tocco di vita, e le costò ammetterlo, se lo trovò di fronte quando entrò in camera .
Due occhi femminili la scrutavano come se volessero entrarle dentro. La foto che li conteneva era così grande da occupare tutto lo spazio sopra la testata del letto. Il verde smeraldo con pagliuzze viola risaltava anche nella penombra. Dalle piccole rughe attorno agli occhi si capiva che si trattava di una giovane donna, che stava ridendo e che in tutta evidenza non era lei.
Si aggirò a disagio in quella stanza.
Si sentiva seguita da quello sguardo. Era così vero, così vivo da renderla insicura.
Cominciò a chiedersi se fosse per evitare domande che Luigi non l’aveva mai portata a casa sua e quel giorno non era lì a fare gli onori di casa.
“Perché ora? Perché così?”. Una stilla di dubbio si insinuò nel quadro tutto rosa, tutto positivo che si era fatta fino al momento in cui la chiave si era messa a girare nella serratura.
Luigi voleva prendere tempo? Voleva aspettare che si fosse sistemata?
Ma sistemata come se i cassetti erano tutti pieni e così maniacalmente ordinati da rendere impossibile anche pensare di poter spostare qualcosa anche solo di un millimetro?
Quello di fondo, una volta aperto, la fece arretrare di un passo. Indumenti femminili vi erano gettati alla rinfusa, senza un criterio, senza attenzione. In alcuni casi appallottolati stretti come se fossero stati pressati in una morsa e poi scagliati con forza rabbiosa e irragionevole dentro il cassetto.
L’armadio non era da meno. Le cose di lui ordinate in modo puntiglioso e persino fastidioso a vederle. Quelli di lei affastellati senza cura, uno sull’altro, spiegazzati e informi .
Perché continuava a tenere quelle cose nell’armadio?
Perché un doppio spazzolino nel bagno ? E l’accappatoio rosa appeso accanto a quello di Luigi, che senso aveva?
Perché costringerla a fare i conti con una presenza femminile a cui Luigi non aveva mai accennato? Veniva dal passato? Quanto remoto poteva essere se ancora la casa era piena di lei?
Laura si sedette sgomenta sul letto.
Si prese la testa fra le mani, la fronte le scottava come se avesse la febbre.
Sentiva quegli occhi immensi pesarle dietro alla schiena per prendersi gioco di lei.
Una sorella? Una fidanzata? Un’amante?
Quanto aveva contato e contava ancora per Luigi?
Stille di malessere la coglievano ad ondate, ad ogni domanda che la sua mente riusciva a formulare.
Quei suoi occhi magnetici e pieni di vitalità l’avevano stregata e le erano sembrati un pozzo di trasparenza e sincerità.
Invece la sincerità era stata pari a zero e la trasparenza era annegata nella melma opaca dei tanti non detto.
Che scherzo cinico le stava giocando?
Si rimise in piedi a fatica. Ebbe quasi un capogiro e sbandò andando a colpire la libreria.
Fece cadere alcuni libri e delle foto si sparpagliarono a terra insieme a dei ritagli di giornale.
Foto recenti e articoli di due anni prima. Luigi in compagnia di una bella ragazza, mani intrecciate, abbracci e baci appassionati, sguardi lucidi di felicità.
La cronaca contenuta in quei ritagli raccontava di un delitto. Una giovane donna rinvenuta morta in quella stessa camera, su quello stesso letto, sotto lo sguardo di quegli occhi ridenti.
Che poi erano i suoi stessi occhi. Avevano visto tutto ,ma non potevano raccontare più nulla.
Tutto era rimasto sospeso. Nessun dubbio fugato del tutto.
Il fidanzato era stato indagato e poi prosciolto. La morte ricondotta a cause naturali. Analisi su analisi non avevano evidenziato nulla di innaturale malgrado fosse stato difficile stabilire come una ragazza sana e forte fosse potuta morire all’improvviso.
Il patologo in una intervista si era detto demoralizzato per non essere arrivato a stabilire nulla che avesse un senso. Quella morte non lo convinceva per nulla ma non aveva trovato nessun appiglio per dichiararla qualcosa di diverso da morte naturale.
Nell’ultimo ritaglio la foto di un uomo che scendeva le scale della procura dopo che le indagini erano state definitivamente chiuse.
Era Luigi. Rilassato, composto, tranquillo. La tragedia sembrava non averlo nemmeno sfiorato. Negli occhi l’espressione di chi si fosse liberato di un peso. A ben guardare le sembrò di scorgerci anche un che di trionfo e di scherno che mai aveva visto comparire prima.
Quegli occhi così amati in quella foto le misero apprensione. Laura ci vide lo sguardo di chi sa di averla scampata bella.
La valigia mezza sfatta ai suoi piedi aspettava solo di esser chiusa.
Lo fece con rabbia.
Uscì rapidamente dopo aver guardato per l’ultima volta quei due occhi lampeggianti di smeraldi.
Non si girò indietro nemmeno una volta mentre andava di corsa verso la macchina che l’attendeva poco lontano.