Occhi nel parco

Piccolo sole – di Laura Galgani

Finalmente è stato riaperto Hyde Park. Mi è sempre piaciuto venirci la domenica mattina. La fontana dedicata a Lady D. mi accoglie appena varcato l’ingresso. Mi fermo e mi chino a far scorrere l’acqua fresca fra le mani. E’ una fontana scavata nel prato, che ricorda le piste per le palline sulla sabbia. Mi pace immaginare i bambini che d’estate torneranno a giocarci dentro.

A sinistra il Serpentine River è più tranquillo del solito. Niente barchette che vanno su e giù, ancora non si può.

Accelero il passo, ho bisogno di sentire il mio corpo che scatta, il cuore che batte forte e il respiro farsi più frequente, ma dopo pochi passi devo rallentare. Non sono libera di respirare. La mascherina che indosso me lo impedisce. Ho la tentazione di tirarla giù, ma ci sono altre persone non molto distanti da me, non posso. Cerco di fare un respiro profondo, mi calmo e mi guardo intorno. In lontananza, i grattacieli e la sagoma di Saint Paul mi ricordano dove mi trovo.

Guardo di nuovo dritto davanti a me. Una sagoma scura si avvicina. E’ una donna musulmana che indossa il niqab. E’ tutta coperta; i capelli nascosti, il viso reso invisibile dal velo, il corpo appena intuibile sotto la lunga tunica, le mani coperte dai guanti.

Stiamo andando l’una incontro all’altra. Io sbuffando impacciata sotto la mia mascherina, lei determinata e dal passo elegante come una regina. Mi guarda, dall’unico spazio scoperto mi aggancia già da lontano. Nel mio procedere incerto mi lascio afferrare dalla forza che promana dai suoi occhi, anche se ancora non li vedo. Fisso il mio sguardo sull’unica apertura intuibile di quella creatura, mentre continuiamo ad avvicinarci.

Fino a poco tempo fa non avrei avuto il coraggio di guardare una donna col niqab. L’imbarazzo sarebbe stato troppo forte, così come l’impulso di giudicare. Ora però è cambiato qualcosa, mi rendo conto che non siamo più così diverse. Lei col niqab, io con la mascherina. Vedo i suoi occhi. Sono truccati con eleganza. I miei no. Occhi grandi, verdi, ciglia lunghe, curvate sapientemente all’insù. Mi osserva intensamente, mi sorride. Lo capisco dai suoi occhi. Sono perplessa, non so cosa fare. Lei domina la situazione, io non possiedo i codici comportamentali minimi per districarmi in questa situazione inedita.

Devo decidermi in fretta, stiamo per incrociarci. Il suo sguardo è ancora più esigente, richiede una risposta.

E allora sì, mi lascio andare, faccio prevalere ciò che ci accomuna. Rispondo con un sorriso pieno che mi illumina gli occhi. Le nostre scintille si incontrano e insieme formano un piccolo sole che per un istante brilla fra noi due. Ci incrociamo e ci salutiamo con un lieve ceno del capo.

Due sorelle si sono riconosciute grazie a quella barriera che le ha rese simili.

Continuo a camminare contenta di non aver perduto l’occasione di vincere un mio pregiudizio.  

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Autore: lamatitaperscrivereilcielo

Lamatitaperscrivereilcielo è un progetto di scrittura, legata all'anima delle persone che condividono un percorso di scoperta, di osservazione e di ricordo. Questo blog intende raccontare quanto non è facilmente visibile che abbia una relazione con l'Umanità nelle sue varie espressioni

2 pensieri riguardo “Occhi nel parco”

  1. Tutto il mondo è paese: due volti bendati, occhi che si sorridono e si capiscono, cos’altro occorre per un incontro? Piacevole lettura

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  2. Hai tradotto in bello scrivere pensieri che mi hanno attraversato in questo periodo.Per vivere meglio tutti insieme ci vorrebbe anche la capacità di immedesimarsi in altri o altre diverse da noi.
    È bastato un Covid qualsiasi per costringere anche noi a coprirci e a soffrire col caldo sotto la mascherina…quel che conta son gli occhi che truccati o meno si incrociano e si incontrano.

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