La quasi-nonna Fioraia di Via Guasti – di Rossella Gallori
Ora che sognava solo rose nere…..
Quando si è troppo piccoli per scappare e troppo grandi per essere ignorati…si fugge vicino, ci si nasconde dietro un vetro grande, pulito di braccia, si cerca un posto tra i fiori, si ruba il loro profumo, sicuri che sia medicina” buona” per cancellare la solitudine.
...ora che sognava solo rose nere….
Era cresciuta li, senza quaderni per la scuola, senza trecce fatte bene, con i yeans dei fratelli e le magliette carine , regalate, a suo dire, senza amore, con le poesie nella testa e le ginocchia sbucciate. Bastava chiudere la porta per entrare nel sogno, un piccolo negozio di fiori, in una strada trafficata nel rumore, dai silenziosi marciapiedi larghi che univano 2 piazze: una senza panchine, l’altra con troppe.
Era bello o quasi vivere lì con il fischio del treno, ed il suono delle sirene, che sempre più spesso si fermavano sulla sua porta, con quella palla blu che faceva magia, nascondendo la tragedia.
…Ora che “sogno” solo rose nere…
Ti voglio portare un mazzo di rose color pelle d’ angelo, con quella nebbiolina bianca che tanto ci piaceva, con il cellophane, che non usa quasi più ed un nastro di raso vero di un rosa elegante e poco sfacciato. Aggiungerò un biglietto che sa di paglia nel colore e nell’ odore, ci scriverò un GRAZIE gigante, firmerò: la bambina. Perchè io per te ero bimba e cocca….solo quello!
Grazie: per i gelatini da trenta.
Grazie: per la farina di castagne cotta nel “ veggio”
Grazie: per non avermi insegnato il nome dei fiori, sapendo che non avrei mai imparato.
Grazie: per aver profumato una infanzia, piena di odori confusi.
Grazie: per avermi insegnato a vivere, spiegandomi tutto con le rose, come evitarne le spine….e se la vita punge, si succhia il male e si sputa più lontano…..senza farsi vedere, senza piangere.
Grazie: per……e per……e per…..
Ora che, ricordandoti, sogno rose screziate di un rosa più scuro, che ha il colore del nostro ridere di allora, di quella panchina di pietra, gelata d’inverno, bollente d’ estate, con le mie gambe che dondolavano senza toccare terra…
Busserò alla porta del paradiso, piano con le nocche arrossate, ora, come allora, lo facevo alla tua vetrina, domanderò di te all’ angelo che aprirà la porta…e tanto somiglia al venditore di duri di menta dello Stibbert, forse è lui, ma non mi riconosce.
La signora EVA?
È in giardino!
Può darle questo da parte mia?
…..e porgo un mazzo un po’ stropicciato, il viaggio è stato lungo….. con il biglietto fermato da un piccolo spillo dalla capocchia di perla….
Certo!
Annuisce l’ angelo allampanato, che forse è il gelataio di piazza Viesseux , tanto simile al “ duraio”
Non mi chiede se voglio entrare, sa già che direi di no….che scapperei inciampando nei ricordi brutti…poi io in paradiso che ci faccio? Piangerei tutto il giorno, spandendo “moccio” sui cuscini di seta di Dio…pretenziosi ed immensi.
Ti ho intravista, mentre abbandonavo angelo e bouquet, avevi la stessa vestaglia immacolata, i riccioli biondi…gli stessi occhi color cielo pieni di bontà, non ti ho chiamata, volevo lasciare intatto il ricordo…
ORA CHE SOGNO “ROSE ACQUERELLO “ RICORDANDOTI…..