Una storia con tre cappelli: Il basco, il berretto di lana e il cappellino bordato per Lucia

La veste a fiori – di Lucia Bertoni

Grassoccia e impacciata
Tina desiderava il passo lungo
e la veste a fiori

Cesare snello ed elegante
desiderava una donna morbida
da accarezzare

Pino il ragazzino
pensava solo a come
andare lontano

In cammino tutti e tre
Si incontrarono in cima ad una salita
così all’improvviso!

Gli occhi di Cesare
si trovarono difronte a quelli
di Tina grassottina

Fu amore
Amore subito

Tina era morbida e quel giorno
Indossava una veste a fiori
e che passi lunghi!!!

Le sue gambe sembravano
non finire più
Passi lunghi lunghissimi
accanto a Cesare!

E Pino il ragazzino?
Pino aveva capito
che per andare lontano
bisogna avere semplicemente
un desiderio

Gambe lunghe
Morbidezza
Veste a fiori
Desiderio
Amore subito

Scegli un cappello: La busta col pelo di Luca

Il cappello di Baldassarre – di Luca Miraglia

…E’ uno dei suoi giochi preferiti!

Fin da piccolo, andare a frugare fra le vecchie cose del nonno è sempre stato il suo passatempo preferito nei lunghi pomeriggi in casa, senza altro da fare che ispezionare gli angolini più reconditi della vecchia magione di famiglia.

Ora, da più grandicello, è ancora così, solo che ora riesce a raggiungere parti della casa che all’epoca gli erano inaccessibili… ed eccola là… la soffitta stracolma di vecchie suppellettili, mobili e mobiletti dismessi, ma soprattutto cassapanche: perfettamente allineate ed ognuna con il suo cartellino che ne descrive il contenuto (un po’ ossessiva la nonna nel conservare le cose…)

Meraviglia!!

Il primo cartellino dice “Abiti di Baldassarre”… il nonno…

Ecco qua la vecchia uniforme da marescialli dei carabinieri, due paia di bretelle sfinite, ma soprattutto cappelli. Coppole scolorite, il basco della seconda guerra, il cappello d’ordinanza e lui: il berretto peloso a busta che tanto aveva invidiato al nonno.

Subito lo calza. E’ un po’ stretto e scalda tanto coi suoi paraorecchi, ma odora ancora vagamente del tipico dopobarba dei nonni.

Con quel berretto in testa, in quella soffitta, la mente torna ai racconti di vita ascoltati mille e mille volte sulle sue ginocchia: può correre per l’aia di una piccola fattoria eritrea, oppure cavalcare al piccolo trotto per le vie di Bengasi, oppure ancora trascinare i piedi per un campo di prigionia in India. Può sentire qui ed ora la voce un po’ roca ma carezzevole che lo ha accompagnato in tanti viaggi fantastici (veri o meno poco importa)… ecco il nonno è qui ancora a condurlo per mano nel meraviglioso mondo tutto da scoprire…

Una voce lo chiama: – E’ ora di andare!! Non vorrai mica fare tardi al funerale del nonno!!…..

Scegli un cappello: Copricapo da gran freddo di Nadia

Cappello da aviatore – di Nadia Peruzzi


Scese dall’aereo monoposto e affondò nella neve ai primi passi fuori dalla piccola pista.
Era alto. Un Vichingo fatto e finito! Il Grande Nord la sua dimensione e la sua casa.
Un mondo dalle ombre lunghe e dalle notti infinite, alternati a giorni in cui la luce incendiava tutto.
Era il postino del piccolo villaggio di Stokmarknes. Da quelle parti .fra un’isola e l’altra si viaggiava in nave, motoscafo o con piccoli aerei come il suo.
Aveva scelto quel mezzo perché gli piaceva guardare dall’alto quell’intrico di fiordi e isole che rendevano unica la sua Norvegia. Fare a gara con i gabbiani che sfrecciavano vicini al suo velivolo l’unico diversivo alla monotonia delle sue giornate e delle sue consegne.
Ogni inverno indossava quel cappello verde con la pelliccia dentro e il paraorecchie. Un po’ per scaramanzia, un po’ tanto perché lo riparava dal freddo come nessun altro tipo di cappello sperimentato prima di trovarlo in soffitta, sotto una pila di ferraglia e arnesi da lavoro di suo padre.
Il freddo da quelle parti si insinuava come una lama tagliente e solo con quello riusciva a evitare di beccarsi una paresi da temperature esageratamente sotto lo zero. Una volta gli era toccato farci i conti e superarla non era stato per nulla semplice.
Per portare la posta a volte doveva fare slalom fra ghiaccioli alti quasi come lui. Dove c’erano alberi spesso erano come stalattiti che creavano barriere di cristallo impenetrabili.
Era un cappello malconcio. Sua moglie glielo diceva tutte le sere di cambiarlo e di comprarsene un altro.
“ Mi ci sono affezionato! Ha una storia. Era di mio padre, ricordi? Lo portava durante la lotta partigiana contro i nazisti. Non posso disfarmene. Ha attraversato con lui un periodo terribile e gli ha portato fortuna. Spero riesca a far lo stesso con me!”
Quando bussava alle casette di legno dai mille colori che rompevano la monotonia del lucore della neve ,tutti lo riconoscevano per la stazza e per quel buffo cappello da aviere della Grande Guerra di Liberazione.
Era uno di famiglia anche per quello.I loro padri avevano fatto parte della stessa brigata del suo.Molti non erano stati altrettanto fortunati. Forse quel cappello aveva un potere particolare,pensava ogni volta. Chi lo indossava,anche vecchio,logoro e spelacchiato, diventava invincibile.

Scegli un cappello: Il “cappello perfetto” di Lucia

Il mio cappello – di Lucia Bettoni

Tra tanti LUI

Lo conosco 

So già che mi starà bene 

È il mio cappello sicurezza 

Sobrio ed elegante 

Normale ma diverso 

Unico nel suo colore azzurro strano 

Lo indosso 

È perfetto 

Ne grande ne piccolo 

Posso tenerlo in testa con 

assoluta tranquillità 

Fa quasi parte di me 

Conosciuto e indossato da sempre 

NO     NO     NO 

Una voce da dentro urla NO

Voglio essere cattiva 

Voglio essere malvagia 

Voglio essere STREGA 

Voglio lanciare questo cappello perfetto 

in un fiume in discesa 

Un fiume con ripide cascate 

SPLASH     SPLASH    SPLASH 

Scorre il cappello perfetto 

Niente lo trattiene più 

Corro e lo guardo scivolare 

Rido rido rido come non ho mai riso 

Ciao cappello perfetto azzurro strano 

Io sono libera