Quasi giapponese: il color fantapasticcio di Anna

IL COLORE DEI SOGNI – di Anna Meli

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            Dicono che durante il sonno sogniamo molto e solo alcuna volte ricordiamo storie e immagini che ci sembrano reali. Nel ricordare rivediamo scene, cose e personaggi con i quali abbiamo interagito, riviviamo sensazioni che ci fanno soffrire o gioire.        

            Mi capita che svegliandomi prima della fine di un sogno di volere che esso continui perché mi piace e mi sforzo di riprendere sonno per arrivare alla conclusione. E’ una cosa impossibile perché al sogno subentra la mia fantasia che viaggia su una linea parallela e falsa cancellando quello che sarebbe stato il vero finale.

            I sogni sono incomprensibili nei loro intrecci, i nostri pensieri possono fornire loro una indicazione o un desiderio nascosto ma poi tutto si risolve senza una logica.

            Spesso mi capita di svegliarmi col desiderio di crogiolarmi in essi e strizzo gli occhi per non farli andar via. Vedo allora i colori che mi ricordano gli acquerelli con i quali pasticciavo da bambina: giallo, rosa, azzurro, verde intenso, qualche pennellata di grigio, poi una pennellata andante di bianco ed ecco formarsi un unico colore con mille differenti sfumature. E’ il colore dei miei sogni: color fantapasticcio.

Il gusto cromatico orientale è con noi: color oro del Giappone di Luca

Color oro del Giappone – di Luca Miraglia

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E’ pesante, traforato, con tanti buchi e tanti tappi.

Assomiglia ad una campana magra magra, lunga lunga e ricurva a mo’ di busto umano.

Non si sa bene da che parte incontrarlo…. lo chiamano ottone ma solo a guardarlo si capisce che è molto altro, forse proprio qualcos’altro.

Non lo percuoti, non lo pizzichi, non servono altri marchingegni per dargli un senso.

Basta un soffio, quasi un soffio di biblica memoria, e la vita gli scorre dentro, esitando in un canto fatto non di parole ma di suoni dai toni umani… e il senso lo ritrovi nel ritmo del respiro che si fa voce dell’anima attraverso la sua anima d’ottone… oro del giappone

Quasi Giappone a colori: il color sabbia arroventata di Carla

Color sabbia arroventata – di Carla Faggi

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Amo il mare,il caldo, l’estate e i suoi colori.

L’estate per me è come una bella signora vestita di “celeste mare calmo” che è un azzurro-verde chiaro, con accessori in grigio-verde sbiadito cosiddetto color “mare agitato”. Porta dei capelli lunghissimi color “sabbia arroventata”.

È una donna matura, innamorata; infatti ci si innamora sempre in estate!

E di chi ci si innamora in estate?

Ma di lui! il Vento forte in pieno acquazzone!

È un bell’uomo, giovincello ma di carattere, veste con un lungo abito color “bisogno di dominare”, marrone bruciato sfumato di ocra.

Lo cambia spesso con un altro color “fidati che ti porto via con me”, un blu petrolio sbiadito.

Ma lei, l’Estate, lo ama un po’, ma poi si stanca e decide di cambiare.

Con chi? Ma con lui,il bel damerino soprannominato Sudore, che non la molla per tutto il periodo necessario, lei sa che su di lui si può sempre contare, con quel bel colore rosa polveroso con striature indaco.

Eh già! Son tutti belli i colori dell’estate!

Quasi un colore giapponese: il color karkadè di Nadia

Color karkadè – di Nadia Peruzzi

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Mi ha sempre colpito perché é un colore intenso, di un rosso profondo, che sa di vicino oriente e di Mediterraneo. Piacevole e rilassante questo “profondo rosso” ,non certo come il film di Dario Argento che mi fece così paura da costringere gli amici con cui lo avevo visto ad accompagnarmi fin dentro casa.
Il fiore da cui deriva questo nettare ,l’ibisco è da climi caldi . A Rodi ricordo siepi altissime e con fiori che erano il doppio di quelli che vediamo nei vasi da noi. Con quelle temperature, una bevanda fresca ad accompagnare la siesta e il torpore che prende nel mezzodì è indispensabile. 
Quel colore ,più che il sapore un po’ asprigno, è quello di un sogno ad occhi aperti. Che mi riporta a qualche anno fa.
Una notte placida ,con una nave che senza fretta risaliva il corso del Nilo fra Assuan e Luxor, in un caldo infernale, malgrado fossimo ad ottobre. Nessun rumore se non quello delle onde che ogni tanto schiaffeggiavano con delicatezza la chiglia.
Rivedo il tavolo attorno a cui son seduta con i miei compagni di viaggio, i bicchieri grandi in cui si rifletteva la luce e Il liquido rosso che si rompeva in una miriade di rubini giocando in mezzo ai cubetti di ghiaccio.
Appannati e ghiacciati, quasi era difficile tenerli in mano. Durò poco, la notte più calda che avessi mai sperimentato, li intiepidì rapidamente. 
Anche il colore cambió volgendo al granata.
Il Nilo ai lati della nave era buio, una lunga striscia di cui non si vedeva fine né inizio .Il cielo sopra di noi una coperta di stelle. Bastava alzare un dito per poterle toccare da tanto che sembravano vicine.
Si parlava a bassa voce ,bevendo, per non rompere quell’incantesimo di sapori, profumi, di appagamento dei sensi!

Quasi Giappone: color impasto di Patrizia

Colore impasto – di Patrizia Fusi

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Impasto, colore che riempio dei miei ricordi, in questo periodo sento la fatica del mondo che cambia in maniera negativa per me, questo mi fa  ricordare un quarto di secolo vissuto, con timore, incertezza, con gioia leggerezza della gioventù, dolori che la vita ci infligge e la fatica alcune volte del vivere.

Ricordo il modo di vivere in paese, mi sembra così strano che sia cambiato cosi tanto, di come erano le abitudini, il lavoro, la radio in quasi tutte le case, le prime televisioni che andavamo a vedere nei circoli o nei bar, di come cambiarono i consumi alimentari, tutto fu inscatolato impacchettato e imbottigliato, non si vendevano più i prodotti sfusi, ricordo quando vidi i ravioli al pomodoro in scatola e golosa come sono li comprai (una delusione )

Il muoversi, a piedi, in bici, in moto, in tutto il paese solo due macchine e noi bambini quando sentivamo il rumore della moto correvamo a vederla passare.

Ricordo la felicità delle donne del paese quando il comune mise il fontanello dell’acqua potabile in ogni rione, a quel tempo le abitazioni nel mio paese non avevano l’acqua in casa. In questo periodo quando vedo i bambini e i giovani mi viene di pensare come sarà cambiato il loro modo di vivere la società quando avranno la mia età di oggi, come sarà cambiato il paese, come saranno i rapporti umani, come l’intelligenza artificiale condizionerà le loro vite

Quasi giapponese: il color orabasta di Rossella

Color: ORA BASTA…tra lacrime, rabbia, silenzio e follia…VIOLA  ( semplicemente violetto di Parma) – di Rossella Gallori

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…la piccola sedia di paglia a stento conteneva me, gambette, cosciotte … bucava la stroppia un sederotto già largo e piatto prima di diventar grande, subiva “ il pungere” in silenzio.

Il fuoco disegnava  strane figure negli occhi di una bimba disattenta al tanto ed attenta al poco, le fiamme costruivano storie.

La stanza era troppo grande, veramente troppo…

Ciondolava dal soffitto un ombrello a mò di cappello, un lampadario molto assemblato, pieno di lampadine al minimo di tutto.

Odore di cibo nell’ aria, vero o finto che fosse, c’era, un po’ di castagnaccio, un po’ di sugo vero, odore di impaccio….

Pensavo con le mani affondate nelle guance e gli occhi semichiusi, il cuore batteva, batteva dipingendo un colore, ripetendolo  instancabile: viola toc…viola toc….viola toc… Cosa aspettavo? Cosa volevo, cercavo, chi mi aveva schiacciata li???

Le lacrime scendevano, un po’ blu, un po’ prugna, unendosi in un unico ruscello color fango.  Le parole mi restavano nell’ ombelico, cercando di uscire: spam, spam, spam.

Il silenzio era nel cervello, affollato d’oro glassato, un miscuglio di metalli preziosi.

La sirena dei pompieri svegliò di soprassalto i miei colori, i sogni non raggiunti, i silenzi maledetti, gli abbandoni…bruciava tutto: la sedia piccola, il lampadario grande, il castagnaccio, il sugo buono…ed io!

La porta si spalancó alla prima pompa messa in funzione…all’acqua color menta  ciucciata.

Il primo “ dirigente capo della sezione sud” scrisse brevemente al suo superiore: nessun morto, nessun ferito, stanza deserta, solo un’immensa macchia violaceo, tendente al violetto di Parma, difronte al camino, spento…….

Un colore quasi giapponese: il rosa pelle in mutazione di Stefania

Color pelle usata, in mutazione – di Stefania Bonanni

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Palmo della mano un tempo rosa, poi sempre più tendente al giallino, con tratti scuri dove la pelle penetra in linee sempre più profonde, quelle dove si leggevano la durata della vita, gli amori, le malattie, e che ora si sta attenti ad ignorare (non si sa mai)…

Palmo dove cominciano ad affiorare macchiette, ed è certo sia l’età,  che cambiano il rosa tendente al giallino in rosino sul marroncino  e poi chissà…cominceranno a somigliare all’interno di quelle zampe gialle gialle dei polli, e poi anche un po’ grigie, color abbruciacchiaticcio anche prima di essere davvero passate sul fuoco

Palmo della mano: nasce rosa e morbido, gonfio come un puntaspilli, profumatissimo, diventa rosa tendente al giallino, poi zampetta color abbruciacchiaticcio, sempre più contorta e risucchiata.