Stagnola – di Stefania Bonanni

In uno specchio che non riflette, provo a pensarmi intensamente. Uno schermo pieno di rughe mi fa ntravedere di me uno spicchio rosa, nell’argento, una piccola luna che si apre come un fiore su denti bianchi. Mai mi guardo la bocca nello specchio, e che ora sia l”unica cosa che vedo di me, mi fa pensare a quanto non mi conosca. Anche la bocca, non la guardo perché non la penso granché importante, come il naso, le orecchie, e anche altro, magari. Con la bocca mangio, ma non mi sembra interessante. Parlo, ma sono consapevole di dire sciocchezze, del resto tempo fa avevo deciso di smettere di parlare, ma questa è un’altra storia. La bocca mi serve per baciare Paolino ed i miei bambini, e me li mangerei. E mi serve per ridere, perché ho voglia di essere stupida e ridere di nulla.
Quando ho spostato lo specchio per guardare dietro ho visto che pezzi rosa di me, frantumati, resistono all’argento dei sassi che sembrano diventati uniformi, liquidi, acqua.
Lo specchio mi continua a parlare. lo specchio di stagnola con le rughe. Penso ad uno specchio d’acqua calma, mossa in superficie da un vento gentile che la accarezza e la fa ridere, e vorrei vedermi riflessa li’ dentro. Perché gli specchi sono un’ipocrisia, inquadrano solo il pezzetto che vogliamo vedere. Lo specchio che uso per truccarmi gli occhi, e da sempre mi inquadra solo gli occhi, mi rimanda una versione di loro più brillante e profonda, o perlomeno questo dovrebbe essere lo scopo del trucco. Tutto il resto, di me, non lo guardo. Non lo guardo oggi per non vedermi storta, zoppa, disarmonica, sbilenca. Non lo guardavo un tempo perché c’erano tanti occhi che non mi si spiccavano di dosso, che non c’era bisogno mi guardassi anch’io. Mi vedevo negli occhi di chi mi guardava camminare, e sapevo di essere diritta ed imbarazzata, ma anche un bel vedere. Perlopiù ero convinta fossero sguardi esagerati, un po’ maniaci.
Quando andai a lavorare in un posto dov’erano tutti uomini, ero condizionata anche nel vestire. Stavo sempre attenta a non mettere abiti stretti, o corti, o trasparenti, e questa cosa mi intristiva. Ero sempre sotto la lente, guardata, giudicata. Difficile parlassero di come ero brava con le buste paga, eppure ero brava davvero.
Poi, ad un certo punto della vita, ovviamente la situazione è cambiata, gli sguardi su di me si sono allentati, e sinceramente mi sono sentita libera. Nonostante tutto, è capitato ancora chi ha confessato d non riuscire a togliermi gli occhi di dosso. Ed io ancora ed ancora a chiedermi perché, se sono io che provoco situazioni che non mi interessano, e mi giudico e mi processo.
Un importante ruolo di specchio bugiardo ce l’ha anche Paolo. Che ovviamente mi guarda con occhi d’amore, e da tutta la vita non ha cambiato il modo in cui mi guarda. Lo specchio, come tutti gli specchi, ha però due facce: una che mi fa bene, e non mi importa se è bugiarda, ed una che mi dice che posso stare tranquilla: ancora la paralisi si vede poco . E quando si vedrà di più, e poi di più e di più ancora?
Lo specchio giudica. E non è imparziale.
Inquadra solo il pezzetto che vogliamo vedere. Io nella stagnola ho visto solo rosa ed era la mia bocca, che non guardo mai. Tutto il resto di me era a pezzetti strapazzato, sfilacciato, dalle rughe della stagnola.
Ma c’è, il resto? C’è quello che non si vede di me? C’è ancora qualcosa di quello che c’era quando non esistevano i ricordi, o quello che si vede è quello che mi è successo ricordando?
Quando non esistevano i ricordi c’era gente che mi guardava, che mi accompagnava, mi aspettava, mi veniva a prendere, che mi chiamava Ania, che mi accarezzava, che mi teneva le mani sulla fronte perché guarissi. Io allora mi sentivo libera e forte, con le mie parti multiple ben incastrate nel puzzle giusto, e le mie stravaganze, le mie contraddizioni, le mie intemperanze, le mie passioni, i miei slanci, in equilibrio.
La sofferenza è stato imparare che fosse tutto dolcissimo e brillante, anche nel tempo, ma di fragile equilibrio.
Brava!!Bello e commovente !!👏👏
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…..ho voglia di essere stupida e ridere di nulla…..
Voglio esser contagiata, usare il tuo specchio, scrivere come scrivi, vedere come “”guardi”
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Gli occhi dell’amore ti hanno guardata sempre nello stesso modo
Gli occhi dell’amore ti guarderanno sempre nello stesso modo…
Hai una bocca per baciare!
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Lo specchio negli occhi degli altri,poi uno specchio impietoso ma la sofferenza fa diventare belli dentro che spesso si riflette anche nel fuori, come nel tuo caso.
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Tanti spunti per riflettere come sai fare tu…dentro una grande sofferenza, sprazzi di luce e di speranza…bello Stefania!
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Una pagina intensa, da leggere sotto vari punti di vista, la giocosa apparizione della bocca che serve soprattutto per baciare…poi i pensieri con mille sfaccettature, passato, presente, tante Stefanie….ma una sola, la Stefania di oggi, le riassume tutte e le completa. Ed è quella che conta
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