
Atterrare sul tappeto – di Rossella Gallori
Ci sono giorni in cui dai la colpa a tua madre, di quasi tutto. Ci sono giorni che per fortuna…passano.
Gocce, sempre solo gocce, quelle della placenta di sua madre, erano fiele, ma non l’ avevano avvelenata… nata ugualmente, così, di notte, un po’ di corsa e per poco non era atterrata su quel tappeto dalla frangia sfilacciata, grasso e morbido, privo di una rete antiscivolo…e pensare che negli anni sarebbe servita, non poco.
Ci sono giorni, in cui credi di ricordare il momento in cui sei nata, avverti anche il profumo delle peonie che entrava dalla finestra, l’odore del pane tostato lasciato sul tavolo e le voci si le voci vecchie ed arrugginite: proprio ora?
….Uno sparo, uno scatto e “ploc” atterri in un mondo, in una casa che sta in piedi solo perché lo vuole, anche se ha le ossa rotte e scricchiolanti e le pillole occupano tutti i comodini delle camere come centrini di macramè; una casa vecchia ed un po’ puttana aperta a tutti…e la sera si cantava e si contava, perché la strada era quella, ed una volta percorsa, si va avanti anche con il semaforo rosso.
Si ricordava, che era nata, il giorno in cui nessuno si era fermato, nemmeno allo stop…nessuno sapeva, lei, lei si…
Caspita, suscita sensazioni provate. Mi ci ritrovo
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Mi piace: sincopato.
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